Non ha subito violenze in cella, ma solo intimidazioni da parte della polizia israeliana: “Non potendo avere coltelli per tagliare siamo stati costretti a mangiare carote, frutta e verdura con la buccia. Oltretutto le quantità di cibo erano molto esegue e ogni sera almeno 15 persone rimanevano senza cena”. Prima della cella c’é stata però la settimana trascorsa a bordo della nave 8000 “una settimana di grande armonia tra giornalisti e attivisti, poi è arrivato il blitz dell’esercito israeliano. Manuel ha visto i soldati usare fucili paintball, bombe assordanti e laser. Ma i momenti di più grande tensione ci sono stati quando loro si sono chiusi dentro la cabina di pilotaggio cercando di resistere alla sfondamento delle forze israeliane. Per fortuna diversamente da quanto accaduto sulla nave Mavi Marmara non ci sono stati morti “noi abbiamo fatto – racconta Manuel – un tipo di resistenza diverso”.
“Ora voglio solo recuperare la mia attrezzatura e farmi una doccia. L’isolamento, la mancanza di libertà, l’impossibilità di chiamare casa mi ha angosciato” racconta Manuel.