Israele, il racconto di uno degli italiani arrestati: “In cella poco cibo e tanta paura”

Pubblicato il 3 Giugno 2010 - 12:12 OLTRE 6 MESI FA

gazaAppena rientrato in Italia, Manuel Zani, uno degli italiani arrestati in Israele racconta la sua tragica avventura dopo l’assalto israeliano alla Flotilla Freedom. “Dividevo una stanza di tre metri per cinque con Manolo (Luppichini). Una cella ancora non finita visto che il carcere in cui ci hanno messo è stato costruito da poco – racconta il più giovane degli italiani arrestati dopo il blitz – una cella ancora con lo scotch lungo le pareti e l’intonaco sul gabinetto. Mi ricordo che faceva molto caldo e per rinfrescarci avevamo un ventilatore”.

Non ha subito violenze in cella, ma solo intimidazioni da parte della polizia israeliana: “Non potendo avere coltelli per tagliare siamo stati costretti a mangiare carote, frutta e verdura con la buccia. Oltretutto le quantità di cibo erano molto esegue e ogni sera almeno 15 persone rimanevano senza cena”. Prima della cella c’é stata però la settimana trascorsa a bordo della nave 8000 “una settimana di grande armonia tra giornalisti e attivisti, poi è arrivato il blitz dell’esercito israeliano. Manuel ha visto i soldati usare fucili paintball, bombe assordanti e laser. Ma i momenti di più grande tensione ci sono stati quando loro si sono chiusi dentro la cabina di pilotaggio cercando di resistere alla sfondamento delle forze israeliane. Per fortuna diversamente da quanto accaduto sulla nave Mavi Marmara non ci sono stati morti “noi abbiamo fatto – racconta Manuel – un tipo di resistenza diverso”.

“Ora voglio solo recuperare la mia attrezzatura e farmi una doccia. L’isolamento, la mancanza di libertà, l’impossibilità di chiamare casa mi ha angosciato” racconta Manuel.