
IL CAIRO – Ancora scontri in piazza Tahrir, al Cairo, in Egitto. La televisione statale parla di cinque morti e decine di feriti. Due persone sarebbero rimaste uccise vicino all’ambasciata americana, altre tre a nord della capitale. Si tratta del bilancio peggiore dalle rivolte dello scorso 6 luglio, all’indomani della destituzione del presidente eletto Mohammed Morsi.
A scontrarsi sono stati i sostenitori di Morsi e quelli del nuovo governo guidato dal premier Hazem el-Beblawi. I pro-Morsi, vicini alla Fratellanza Musulmana, avrebbero tentato l’assalto a piazza Tahrir, dove era in corso un sit-in degli anti Morsi.
Altri scontri si sono verificati vicino all’ambasciata degli Stati Uniti al Cairo: diverse centinaia di sostenitori di Morsi si sono diretti lì per protestare contro quella che ritengono l’interferenza di Washington negli affari interni egiziani, culminata con il colpo di Stato che ha portato al nuovo governo.
Lo stesso vice-capo del partito politico dei Fratelli Musulmani, Essam el-Erian, aveva chiesto agli egiziani di “assediare” l’ambasciata e di espellere l’ambasciatore.
I nuovi disordini sono scoppiati dopo che si è diffusa la notizia che la famiglia di Morsi intende denunciare i vertici dell’esercito, ed in particolare il comandante e ministro della Difesa Abdel Fattah al Sissi, per sequestro di persona.
In conferenza stampa Osama Morsi, figlio del deposto presidente egiziano, ha detto: “Sono l’avvocato del presidente dal 2006 e non ho avuto modo di contrattarlo. Nessuno membro della nostra famiglia ha potuto avere contatti con lui dal pomeriggio del 3 luglio, giorno del golpe”, ha aggiunto, sottolineando che “la famiglia del presidente non deve supplicare o mendicare la sua liberazione. Deve essere liberato perché è detenuto in violazione di tutte le leggi”, ha sottolineato.