
ISRAELE, TEL AVIV – Le compagnie aeree americane ed europee, compresa l’Alitalia, hanno sospeso, con differenti lassi di tempo, i voli su Israele dopo che un razzo lanciato da Hamas dalla Striscia ha colpito di nuovo una cittadina vicino l’aeroporto internazionale ‘Ben Gurion’. Un ulteriore segnale che la guerra a Gaza sta precipitando, mentre Israele ha
di respingere una tregua umanitaria e l’Onu sta continuando a spingere per fermare il conflitto. Nella Striscia i morti sono arrivati a oltre 600 (di cui 121 bambini, denuncia l’Unicef), mentre la popolazione sotto gli attacchi israeliani nel nord di Gaza sta sfollando per cercare scampo dal fuoco dei raid.
Anche martedi l’esercito israeliano è avanzato colpendo tunnel e lanciatori di razzi da cui proseguono gli attacchi verso lo Stato ebraico.
morti tra le fila di Tzahal – che oggi ha motivato il rifiuto alla tregua umanitaria, accettata altre volte, nel timore che Hamas ne approfitti per riorganizzarsi – sono arrivati a 28. Si lamenta anche la scomparsa da domenica scorsa del soldato Oron Shaul di 21 anni. Allo stato attuale non si sa con certezza se via vivo o morto: l’esercito sta infatti completando il processo per la sua identificazione. Per i corpi degli altri sei soldati – che erano con lui nello stesso carro armato colpito domenica scorsa a Sajaya a Gaza – il processo si è concluso.
Hamas – che fin da domenica scorsa ha rivendicato di aver rapito il soldato – ha detto, tramite il portavoce Mushir al-Masri, che in cambio “sarà richiesta la liberazione di prigionieri palestinesi”. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon – che ha incontrato il premier Benyamin Netanyahu – ha esortato le parti “a smettere di combattere” e “a cominciare a parlare”. Ma ha anche duramente condannato Hamas per l’uso di “di siti civili a scopi militari”, e tra questi ha citato “scuole, ospedali e moschee”, avallando quanto Israele ha denunciato da tempo. Anche l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i profughi, ha denunciato di aver trovato durante una ispezione numerosi razzi nascosti in una sua scuola. Si tratta del secondo episodio del genere negli ultimi dieci giorni.
Allo stesso tempo Ban ha stigmatizzato il lancio di razzi contro Israele e il suo diritto di difendersi, pur chiedendo all’esercito israeliano il massimo dell’autocontrollo. Parole riprese da Netanyahu, che ha parlato di autodifesa e accusato Hamas di aver voluto l’escalation. Nel tentativo di mettere subito in campo il cessate il fuoco, Ban – che ha incontrato anche il presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah, dove è riunita la leadership dell’Olp – può contare sul lavorio del segretario di Stato Usa John Kerry, che dal Cairo ha ribadito l’appoggio della comunità internazionale incardinata nella mediazione egiziana. “C’� ancora lavoro da fare” per giorni ma, ha detto, è “chiaro” che gli sforzi per una tregua vanno compiuti “nel quadro” della proposta di cessate il fuoco egiziana. Per dare più forza alla sua azione Kerry arriva mercoledi in Israele per incontrare sia Netanyahu sia Abu Mazen. E proprio da Fatah – che è la componente politica di Abu Mazen – è stata avanzata, secondo quanto riporta l’agenzia Mena, un’ulteriore proposta per un cessate il fuoco ancorata a quella egiziana.
C’è una “nuova proposta – ha detto Azzam al-Ahmad di Fatah – nel quadro dell’iniziativa egiziana per stabilire un cessate il fuoco a Gaza”. L’urgenza è dettata non solo dallo scontro in atto, ma anche dalla situazione umanitaria al collasso nella Striscia: mentre Hamas canta vittoria, come ha affermato un suo dirigente, Mustafa al-Sawaf, 135 mila sfollati da giorni si affollano nelle infrastrutture dell’Unrwa e ormai anche nelle strade e giardini pubblici. A loro si aggiungono le persone dei quartieri di Sheikh Zayed e Tel Zaatar, colpiti dall’artiglieria israeliana.
E i 70mila abitanti del vicino campo profughi di Jabalya temono la stessa sorte. Questo non impedisce il lancio di razzi su Israele (26 da martedi sera, compreso Tel Aviv, e prima della salva sparata nel centro di Israele) che continuano a colpire lo Stato ebraico deciso, nella sua lenta avanzata nella Striscia, a eliminare la minaccia assieme a quella dei tunnel, dai quali sono portati gli attacchi verso le comunità israeliane della fascia più a ridosso della Striscia.