Tre chiese cattoliche sono state incendiate in Malesia. Gli edifici religiosi sono stati bersaglio di attacchi incendiari a Kuala Lumpur. Una delle chiese è stata incendiata e gravemente danneggiata; sulle altre due sono state lanciate bombe molotov che però non hanno provocato nessun problema serio.
«Prendo molto seriamente gli avvenimenti di questa notte», ha detto nel corso di una conferenza stampa il ministro degli Interni Hishammuddin Hussein. Il capo della polizia, Musa Hassan, ha garantito l’utilizzo delle forze dell’ordine per proteggere la sicurezza delle chiese in vista di manifestazioni annunciate da gruppi musulmani.
Gli attacchi sarebbero conseguenza della polemica scoppiata in questi giorni sul diritto dei cattolici di scrivere la parola «Allah»: l’alta corte malese ha infatti sospeso l’autorizzazione accordata a un quotidiano cattolico locale di utilizzarla.
La settimana scorsa la stessa alta corte aveva concesso all’Herald Weekly il diritto di utilizzare la parola «Allah» ma l’ha revocato dopo che il governo malese ha denunciato il rischio di tensioni interreligiose in un Paese a maggioranza musulmana.
Il governo si è basato su una decisione dell’alto consiglio nazionale delle “fatwa” che risale al maggio 2008 e stabilisce che la parola «Allah» può essere utilizzata in Malesia dai soli musulmani.
Padre Lawrence Andrew, direttore dell’Herald Weekly, ha denunciato una campagna intimidatoria ai danni del suo settimanale: il religioso ha denunciato una serie di attacchi via Internet.
I cattolici in Malesia sono circa 850 mila, mentre i musulmani rappresentano il 60% della popolazione.