
Salman Rushdie operato: rischia un occhio, è attaccato al respiratore, recisi i nervi del braccio
Sono critiche le condizioni di Salman Rushdie, accoltellato venerdì 12 agosto mentre teneva una conferenza ad un festival letterario nello Stato di New York. Lo scrittore, da oltre 30 anni sotto la minaccia di morte dell’Iran e dell’estremismo islamico, è stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico dopo il trasporto in elicottero in ospedale.
Rushdie è ora attaccato a un respiratore con gravi danni al braccio e al fegato, ha fatto sapere il suo agente, Andrew Wylie, dopo l’operazione durata diverse ore.
La situazione per lo scrittore, accoltellato al collo e all’addome, è più grave di quanto sembrasse. “Probabilmente perderà un occhio, i nervi del suo braccio sono stati recisi e il suo fegato è stato ferito e danneggiato”, ha detto al New York Times.
Salman Rushdie accoltellato, arrestato l’aggressore
Per l’aggressione è stato arrestato un 24enne del New Jersey, Hadi Matar, ma non è ancora chiaro il motivo di un attacco così violento contro lo scrittore da anni nel mirino dei fondamentalisti
Rushdie è autore de “I versetti satanici”, il libro che venne bandito in Iran nel 1988 perché considerato blasfemo.
L’ayatollah Khomeini, l’anno dopo la pubblicazione del libro, lanciò una fatwa contro lo scrittore indiano offrendo una ricompensa da 3 milioni di dollari a chi lo avesse ucciso. La guida suprema Ali Khamenei ha rinnovato la fatwa nel 2017, e nel 2019 via Twitter.
Salman Rushdie, l’aggressione sul palco
L’attacco è avvenuto alle 10.45 ora locale (le 16.45 in Italia), poco dopo che Rushdie era salito sul palco del Chautauqua Institution, a un centinaio di chilometri da Buffalo, per tenere una conferenza. Hadi Matar, che secondo il racconto dei testimoni indossava una mascherina nera, si è alzato dalla platea, è saltato sul palco e si è avventato sullo scrittore colpendolo “al collo e almeno una volta all’addome”, secondo la ricostruzione della polizia.
Colpito anche il moderatore della conferenza, Ralph Henry Reese, che è stato dimesso dall’ospedale qualche ora dopo. “Tutto si è svolto in una manciata di secondi”, ha detto un testimone che era seduto tra il pubblico. “Era coperto di sangue, colava sul pavimento”, ha raccontato. “Ho visto del sangue intorno ai suoi occhi e colargli giù per la guancia”. Lo scrittore è stato soccorso subito da un medico presente in sala e poi è stato trasportato in elicottero in ospedale. Resta ignoto il movente dell’aggressione, alle indagini sta collaborando anche l’Fbi.
In serata una folla di curiosi e vicini si è ammassata davanti alla casa dell’aggressore a Fairview, in New Jersey ma è stata allontanata dalla polizia che ha chiuso la strada.
Capriolo e Igarash, la maledizione dei traduttori
Una catena di minacce e sangue si lega nel tempo al nome dello scrittore indiano, naturalizzato inglese, Salman Rushdie, accoltellato oggi a New York. Destinatario di una fatwa da parte dell’ayatollah Khomeini, nel 1989, per i suoi Versetti satanici, Rushdie il maledetto, non ha potuto preservare chi lavorava con lui.
Dietro di lui operava una rete di sicari pronti ad ucciderlo. Nell’agosto del 1989 una bomba scoppiata anzi tempo in un albergo londinese vicino alla stazione di Paddington uccise uno degli attentatori, Mustafa Mahmoud Mazeh.
E solo nel 2005 un giornalista del Times scoprì in un cimitero di Teheran una lapide che commemorava Mazeh come “il primo martire a morire in una missione per uccidere Salman Rushdie”.
Due anni dopo, nel luglio del 1991, il traduttore italiano dei Versetti, Ettore Capriolo, fu picchiato e ferito a coltellate nella sua casa milanese. Capriolo riportò molteplici ferite da taglio, guaribili in alcuni giorni, e la lacerazione di un tendine. L’aggressore voleva conoscere l’indirizzo di Rushdie.
Nello stesso mese fece una fine peggiore, morto assassinato, il suo traduttore giapponese, Hitoshi Igarash.
Anche l’editore norvegese del libro, William Nygaard e il traduttore Kari Risvik furono minacciati dalla rete anti-Rushdie. Nonostante fossero messi sotto protezione, Nygaard venne ferito a colpi di pistola l’11 ottobre del 1993.
Rushdie racconta che ogni anno nel giorno della promulgazione della sua condanna, il 14 febbraio 1989, riceveva un particolare biglietto di San Valentino dall’Iran, dove gli viene ricordato che la condanna non è ancora venuta meno. Sulla sua testa c’è anche una taglia di 3,3 milioni di dollari da parte di una fondazione religiosa iraniana.