Cronaca

Apocalisse Sudan, guerra e carestia. Il rappresentante Onu a Khartoum, città fantasma: “Il trauma è ovunque”

Il Sudan, un tempo descritto come “il granaio del Corno d’Africa”, oggi vive “una vera e propria catastrofe” umanitaria, segnata da flagranti violazioni del diritto internazionale umanitario: bombardamenti di civili, attacchi di droni, città assediate.

È quanto ha denunciato il direttore delle operazioni dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Edem Wosornu, che di ritorno da una visita nel Paese ha dipinto un quadro apocalittico della guerra che ha devastato il Sudan per più di due anni. Un Paese in ginocchio, dove la carestia e il colera minacciano milioni di vite.

“Il Sudan è una delle peggiori crisi umanitarie del mondo di oggi”, ha detto Wosornu, elencando i numeri che testimoniano il disastro: circa 30 milioni di persone in difficoltà, quattro milioni di rifugiati nei Paesi limitrofi e più di 600.000 sudanesi colpiti dalla carestia.

Carestia “di una gravità senza precedenti”

Nel Darfur, a ovest, e nel Kordofan, al centro, le sacche di malnutrizione acuta sono in aumento, mentre la stagione magra, una stagione di carestia che precede i raccolti, è “di una gravità senza precedenti” ha aggiunto il funzionario Onu.

Apocalisse Sudan, guerra e carestia. Il rappresentante Onu a Khartoum, città fantasma: “Il trauma è ovunque” (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Dall’aprile 2023 il Sudan è nella morsa di una guerra civile tra i paramilitari delle Forze di supporto rapido (RSF) del generale Mohammed Hamdan Daglo, noto come “Hemetti”, e l’esercito regolare del generale Abdel Fattah Al-Burhane, leader de facto del Paese.

A Khartoum “il trauma è ovunque”

Una guerra che ha trasformato la capitale, Khartoum, un tempo vivace e stimolate, in una città fantasma dove “la dimensione della distruzione è devastante” testimonia Edem Wosornu. Nelle strade disseminate di detriti esplosivi, “il trauma è ovunque”.

E il dramma continua oltre i confini del Paese. Il vicino Ciad ospita 1,4 milioni di rifugiati, tra cui 850.000 sudanesi. Nell’est del Paese, una persona su tre è ora sudanese, il che sconvolge la demografia locale. I tassi di malnutrizione e colera sono alle stelle.

Le comunità ospitanti implorano: “Non dimenticateci!”, sottolinea la rappresentante Onu che ha anche elogiato lo “sforzo colossale” delle autorità ciadiane, che stanno mantenendo aperte le frontiere nonostante la fragilità del loro stesso Stato.

Wosornu ha dunque fatto appello ad un maggiore impegno internazionale in termini di finanziamenti, per sostenere una popolazione “determinata a tornare nella sua terra, anche se la ricostruzione richiederà molti, molti anni”.

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Amedeo Vinciguerra