Finanziamenti ad Hamas, i file cancellati dai computer e spostati su un hard disk "consegnato ad un amico" (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
A riguardo dei presunti finanziamenti ad Hamas dall’Italia, si sta ora indagando su una serie di file informatici che sarebbero stati cancellati dai computer di alcune associazioni ritenute coinvolte nella raccolta di fondi.
File cancellati dai pc per timore di controlli e arresti. Prima della cancellazione sarebbero però stati copiati su un hard disk esterno che è stato poi affidato ad un “amico di fiducia”. L’elemento sarebbe emerso negli sviluppi dell’inchiesta che sta svolgendo la Direzione distrettuale antimafia di Genova. Questo materiale potrebbe aprire ora nuovi sviluppi nell’inchiesta e consentire di ricostruire in modo più dettagliato la rete di contatti e soprattutto dei flussi di denaro diretti verso le brigate di Al Qassam, e almeno in un caso anche per Hezbollah, che circolava a volte sui camion umanitari.
A cancellare i file dal pc della sede dell’associazione “La Cupola” in via Venini a Milano sarebbero stati Mohammed Hannoun e Abu Falastine, vero nome è Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud, il co-responsabile della filiale lombarda dell’Associazione palestinesi in Italia. “La Cupola”, a detta degl inquirenti, era uno dei collettori di denaro che sarebbero serviti a finanziare le attività del “Movimento di resistenza islamica”.
Nelle intercettazioni è emerso che a giugno Falastine diceva: “Ho cancellato tutto…i vecchi file tutti cancellati… tutte le ricevute cancellate. Ovviamente ho tenuto una copia e l’ho messa in un hard disk e l’ho lasciata da un amico di fiducia”. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati diversi computer.
Al momento gli arrestati sono 7 con due persone latitanti che si troverebbero in Turchia e a Gaza. Ma gli indagati sono molti di più: oltre 20 e tra loro ci sono anche i familiari di Hannoun, la moglie e due figli: secondo la procura di Genova sarebbero stati consapevoli della destinazione reale dei fondi raccolti e, almeno nel caso dei figli, avrebbero in qualche occasione tenuto contatti o trasportato il denaro. Oltre a loro, risulta indagato anche uno studente del Lodigiano poiché è nella sua abitazione che sono stati trovati 3 pc nascosti nel muro con all’interno i file con i fondi raccolti. C’è poi la direttrice dell’agenzia di stampa “InfoPal”, la torinese Angela Lano, 62 anni, giornalista e orientalista, considerata responsabile della propaganda in Italia e Mahmoud el Shobky, 56 anni, secondo gli inquirenti referente dell’associazione per la raccolta del denaro in Piemonte, nell’area della costa adriatica, in Sicilia e in Sardegna. E non è escluso che l’elenco possa allungarsi nei prossimi giorni, dopo gli interrogatori di garanzia davanti alla gip Silvia Carpanini.
Non ci sono tuttavia solo i contenuti digitali a confermare l’adesione ad Hamas. “Toufan al Aqsa, 7 ottobre 2023, è stato l’inizio della liberazione. Noi adesso siamo sulla strada della liberazione…”, diceva Abu Falastine, considerato dalla sicurezza interna di Hamas un riferimento in Italia, il quale conservava anche un video dei tunnel sotto Gaza.
A raccogliere fondi era “l’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese”, con sede a Genova, il cui responsabile è proprio Mohammad Hannoun. I soldi non venivano inviati solo attraverso bonifici: spesso il denaro viaggiava sui camion assieme agli alimenti che sarebbero poi entrati a Gaza. Si tratta di soldi in contante che potevano arrivare anche a centinaia di migliaia di euro e che giungevano nella Striscia passando per Il Cairo, Amman o Istanbul, sfruttando “alcuni dipendenti dell’associazione, utilizzando ‘cash couriers’ oppure ricorrendo a escamotage come delegazioni filantropiche”.
Nelle intercettazioni che hanno gli inquirenti non si parla solo di Hamas. In una dello scorso 14 febbraio si parla del “trasferimento di una somma di denaro da Istanbul ad Amman in favore di Hezbollah”. In un’altra, del 2024, un interlocutore di Hannoun, che aveva da poco effettuato una consegna, “specifica di aver preparato 10 camion e menziona 3 o 4 borse piene di dollari aggiungendo che ormai nessuno vuole più farina, essendocene in abbondanza”. C’è anche chi, in un’altra intercettazione, si lamenta: “I 400mila dollari spesi per l’acquisto di alimentari per la carovana benefica saranno rubati in quanto i camion vengono assaliti”.
Il presidente dell’associazione dei palestinesi, quello che è considerato dagli inquirenti membro del comparto esterno e al vertice della cellula italiana di Hamas, vedrà lunedì in cella i suoi avvocati. Che però hanno già fatto capire quale sarà la linea difensiva. Le accuse, dicono Dario Rossi, Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo, sono “largamente costruite su elementi probatori e valutazioni, anche giuridiche, di fonte israeliana”. Dunque, proprio a causa delle provenienza, “non è possibile un reale e approfondito controllo su contenuti e rispetto dei principi costituzionali, convenzionali e codicistici di formazione della prova”. In sostanza: non si sono elementi se non quelli forniti da Israele.
I legali ribadiscono poi un altro punto che molti vicini alla causa palestinese hanno sollevato. “Il rischio piuttosto evidente è che azioni concrete di solidarietà alla popolazione palestinese martoriata siano interpretate come azioni di sostegno o addirittura di partecipazione, ad attività terroristiche, ammesso che tale qualificazione possa ritenersi e in che misura corretta”.