(Foto d'archivio Ansa)
La materia di studio più importante in una scuola democratica è il “Civismo”, quell’utopia illuminista secondo cui sarebbe possibile mantenere l’ordine sociale grazie alla “coscienza” del cittadino. La coscienza dei diritti e dei doveri, ossia del proprio ruolo nella società civile, non riguarda solo il cittadino comune bensì chi ricopre ruoli pubblici.
In Italia, agli inizi degli Anni Novanta, si verificò un fatto eversivo che avrebbe condizionato le istituzioni democratiche, noto come “Mani pulite”. Non mi riferisco alle tecniche di indagine adottate per “fare pulizia” nel mondo della politica e degli affari, bensì all’opposizione da parte di un pugno di Pm ad una legge dello Stato: il cosiddetto Decreto Biondi che cercava di limitare gli arresti di massa.
Di Pietro lesse un “comunicato” in diretta televisiva con il quale i Pm dichiaravano di non poter lavorare senza lo strumento della carcerazione preventiva e chiesero di venire “assegnati ad altri incarichi”. Un evento di questo tipo non aveva precedenti nel mondo contemporaneo e in duemila anni di Storia. Faccio questa domanda: esiste una differenza tra l’arresto da parte di un magistrato prima di una condanna definitiva e le carcerazioni dei nemici politici durante il regime fascista? Esiste una differenza tra il controllo dei telefoni da parte dell’Ovra e l’applicazione di un trojan per trovare le prove di colpevolezza di un indagato? A mio parere nessuna: in entrambi i casi si tratta di atti di polizia oppure del magistrato che privano della libertà personale un “presunto innocente”.
Per far capire meglio il fatto eversivo, faccio l’esempio dell’arresto di un imprenditore, poi assolto nel corso del giudizio. Il giorno dopo l’arresto le banche revocano i fidi, i fornitori bloccano le forniture, i dipendenti sono licenziati e in poco tempo arriva il fallimento. Gli acquirenti delle case milanesi che sono state sequestrate, perdono la casa anche se il Tribunale della Libertà dichiara “manifestamente immotivate” le richieste della procura. In altre parole, esistono poteri giudiziari in grado di distruggere la vita privata dei cittadini e delle imprese, di cui singoli magistrati fanno un uso irresponsabile: il 50% delle assoluzioni ne costituisce prova inconfutabile.
Quanti affermano che alla fine la Giustizia ha “trionfato” perché è arrivata l’assoluzione, sono dei farisei imbecilli. In nessun paese europeo si è verificato un evento eversivo simile. Ciò è dovuto al fatto che il livello della “responsabilità civica” in Europa è superiore a quello degli italiani.
L’altra istituzione di cui voglio occuparmi è quella della Scuola il cui ruolo è quello di formare le nuove classi dirigenti del Paese e che può trasformarsi in una corporazione fuori controllo.
In applicazione del “Civismo”, la rivoluzione francese aveva proibito le organizzazioni religiose, le associazioni commerciali e gli stessi sindacati, con la motivazione che “uno Stato assolutamente libero non può permettere l’esistenza nel suo seno di corporazione alcuna”. Chi si oppone al “Civismo” è un suddito che ha bisogno di un padrone che lo comandi.
L’8 ottobre 1798, il Direttorio diramò a tutti gli insegnati delle scuole dipartimentali le seguenti istruzioni: “Dovete escludere dal vostro insegnamento tutto quanto ha rapporto con i dogmi. La Costituzione è fondata sulla morale universale; ed è questa morale di tutti i tempi, di tutti i luoghi, di tutte le religioni, che dev’essere l’anima del vostro insegnamento, materia dei vostri precetti, filo conduttore dei vostri studi, com’è il nodo di coesione della società”.
Questa, a parlar chiaro, è una delle imprese più difficili degli Stati moderni: costruire un ordine sociale su un sistema morale indipendente dalla fede religiosa o dalle ideologie.
Le democrazie occidentali avrebbero cercato di attuare questo precetto, senza mai riuscirvi del tutto. L’amministrazione Trump ha ridotto i fondi federali destinati alle università americane, le quali promuovono, secondo Lui, ideologie radicali e l’antisemitismo. In realtà in America, durante il ciclo di potere precedente, i fondi universitari erano decisi dai Clinton e dagli Obama e i docenti erano espressione del pensiero “democratico”.
Il prof. Tomaso Montanari è rettore dell’Università per Stranieri di Siena. Egli scrive libri, partecipa a talk show, è un mattatore che condanna Israele, attacca la Meloni e ciascun ministro del Suo governo, giustifica i Cortei Pro Pal e relativizza i fatti del sette ottobre. Insomma, è un attivista politico secondo cui: ”la destra sta con l’autorità, la sinistra coi diritti”.
I nostri Padri costituenti avevano lungamente dibattuto sul ruolo degli insegnanti. Un docente, si affermava, non dovrebbe mai cercare di “insinuarsi nell’animo dei discepoli” per condizionarli. È facile plasmare le coscienze di giovani privi del necessario bagaglio culturale. Questi docenti sono semplici “imbonitori”, al pari degli agitatori politici.
Durante gli anni Settanta, si legittimavano le manifestazioni di piazza quale espressione della maggioranza del paese, come si vorrebbe fare oggi con i cortei Pro Pal, con l’occupazione degli Atenei o dei Centro sociali e la discriminazione dei docenti di area culturale diversa.
La laicità della scuola non dipende solo dalle leggi ma principalmente dalla effettiva indipendenza dei docenti. Le scuole occupate dai militanti dell’idea generano sudditanza a valori effimeri per intere generazioni.
Ad esempio, alla base della scuola ideologica, stava la demonizzazione del profitto. I danni sono stati incalcolabili e il nostro paese stenta ancora a comprendere i fenomeni dello sviluppo.
Nell’Italia del dopoguerra c’era stata una lotta continua tra le forze politiche per egemonizzare l’insegnamento e gli insegnanti: una vera e propria spartizione tra PCI e DC, che avevano finito per adottare gli stessi metodi della scuola fascista.
I docenti “di parte” affermano che la cittadella universitaria deve essere critica nei confronti del sistema politico, deve imporre propri valori e divulgarli agli studenti per formare nuove classi sociali, una nuova morale, una concezione autonoma dei diritti e dei doveri. Il loro insegnamento è altamente divisivo e contribuisce instabilità interna delle democrazie. Si tratta di “eresia politica”, basata sull’ostracismo sociale, come l’eresia teologica era punita con la scomunica nell’età della fede. L’insegnante politicizzato cerca di prendere il posto di Dio. Nessun sistema autarchico o democratico, accetta sorridendo le sfide ai suoi assiomi. Sia ben chiaro, non condanno il prof. Montanari e capisco che per attrarre studenti che provengono da territori africani e mediorientali Egli non possa permettersi una linea di insegnamento basata sul “Civismo”.
Arrivo a qualcosa di più. Penso che se in Italia non si sono avuti attentati come nel resto dei paesi europei, ciò non sia dovuto solamente alle capacità delle forze di polizia o dei servizi segreti, ma anche al fatto che la classe dirigente dei paesi afro-asiatici si viene a formare in gran parte nel nostro paese. Ne costituiscono un esempio, in positivo, gli ufficiali della Marina del Qatar che vengono nel porto di La Spezia per fare i corsi di aggiornamento ed apprezzano e rispettano i nostri militari.
Quando si parla, a sproposito, del Piano Mattei, si dimentica che, all’epoca, la politica estera italiana si basava sui privilegiati rapporti con i movimenti rivoluzionari come l’Olp e che il ministro degli esteri Andreotti affermava che “se fosse stato palestinese sarebbe entrato a far parte dei gruppi armati”. Questa politica di “vicinanza” non aveva impedito a Gheddafi di espropriare i beni degli italiani residenti da tempo in Libia.
Un Governo italiano che avesse avuto un minimo di dignità avrebbe dovuto rifiutare asilo a tutti i libici, per il solo fatto che Gheddafi aveva “espulso” i nostri connazionali. L’Iman genovese che pensa di salvare l’Italia dalla corruzione fondando un partito islamico, dimentica che i paesi nei quali il Corano sostituisce i diritti universali dell’uomo, sono in maggioranza schiavisti e autoritari. In una democrazia non esistono diritti costituzionali superiori al civismo, nemmeno quelli di natura politica. Se alla fine di un corteo studentesco o Pro Pal le strade sono piene di porcherie, le vetrine sono frantumate e bisogna spendere soldi pubblici per fare pulizia, occorre escogitare un sistema di sanzioni sufficienti a reprimere il fenomeno.
Troverei giusta una norma che preveda l’obbligo di indicare una ventina di “garanti” destinati a pulire le strade dalle immondizie in occasione di manifestazioni pubbliche. Non capisco perché si commina una multa al cittadino il cui cane fa pipi in strada, e si lasciano circolare liberamente gli inquinatori umani che distruggono il territorio durante un Corteo.
La moderna civiltà ha inizio allorché l’individuo comincia a rispettare i beni pubblici come se fossero i propri. 4 Per quale ragione un esponente della religione più oscurantista al mondo, quella islamica, si sente autorizzato a denigrare la civiltà occidentale? Perché è in corso un processo di delegittimazione delle democrazie al quale gli europei non oppongono resistenza: essi non sanno difendere le proprie millenarie civiltà dagli attacchi delle autarchie, dei bifolchi camuffati da predicatori, degli intellettuali e dei docenti prezzolati. In conclusione si può ritenere che i giovani entrano nell’età della competizione dopo aver subito un processo di indottrinamento senza pratiche difese e alternative; i messaggi che essi ricevono, ancorché possano apparire di valenza generale, sono in realtà espressione diretta di “maestri” al servizio di interessi particolari.
L’Europa deve liberarsi dai cattivi maestri, deve unirsi a costo di sacrificare il proprio benessere, deve acquistare fiducia nel proprio futuro, deve capire che i diversi paesi che essa rappresenta possono ancora competere con il resto del mondo, America compresa.