Sventato attentato alla Macchina di Santa Rosa di Viterbo, arrestati due turchi armati (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Nel pomeriggio del 3 settembre, a poche ore dall’inizio del tradizionale trasporto della Macchina di Santa Rosa, Viterbo è stata teatro di un’operazione di polizia che ha evitato una potenziale tragedia. Gli agenti della Digos hanno fatto irruzione in un bed & breakfast situato nella parte alta del centro storico, lungo il percorso della processione, arrestando due uomini di origine turca. Secondo quanto riferito dalle autorità, i sospettati erano in possesso di un vero e proprio arsenale: un mitra, diverse pistole, caricatori, munizioni e persino componenti che potrebbero essere riconducibili a ordigni esplosivi.
Le prime ipotesi investigative suggeriscono che l’obiettivo potesse essere la folla che ogni anno affolla il centro cittadino o, più direttamente, la Macchina stessa, simbolo religioso e identitario della comunità viterbese. L’eco della notizia è stata immediata e ha spinto le istituzioni locali ad attivare una risposta operativa straordinaria. È stato convocato d’urgenza il comitato per la sicurezza pubblica, mentre reparti speciali come i Nocs, unità cinofile antisabotaggio e cecchini sui tetti sono stati mobilitati per garantire l’incolumità dei presenti.
I due arrestati sono stati condotti in questura per gli interrogatori. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, non escludono collegamenti con ambienti criminali internazionali. Negli ultimi mesi, infatti, Viterbo era già stata al centro di operazioni contro figure legate alla mafia turca, circostanza che rende ancora più inquietante il quadro emerso.
La scoperta dell’arsenale e il timore di un attentato hanno costretto le autorità a rivedere, in tempi strettissimi, l’intero piano di sicurezza predisposto per l’evento. Oltre ai controlli capillari lungo il tracciato della processione, è stato deciso di adottare una misura senza precedenti: lasciare accesa l’illuminazione pubblica in ampi tratti del percorso. Normalmente, infatti, il trasporto della Macchina di Santa Rosa avviene al buio, proprio per esaltare il bagliore suggestivo della torre illuminata che attraversa le vie medievali del centro.
Questa deroga alla tradizione ha colpito profondamente la popolazione. Molti fedeli hanno inizialmente espresso sorpresa e perfino indignazione, interpretando la scelta come una “tradizione tradita” e una “fede oscurata dalla paura”. Tuttavia, quando i dettagli sull’arresto dei due uomini armati hanno cominciato a circolare, la maggior parte dei cittadini ha compreso la necessità di privilegiare la sicurezza pubblica rispetto al rispetto integrale del rituale.
La serata, dunque, si è svolta in un clima misto di tensione e sollievo: la paura per il rischio scampato si è intrecciata alla volontà di portare a termine un evento che rappresenta l’anima stessa di Viterbo.
Parallelamente alle celebrazioni, proseguono serrate le indagini sugli arrestati. Gli inquirenti stanno ricostruendo i loro movimenti, i contatti avuti nei giorni precedenti e le ragioni della loro presenza in città. L’ipotesi che i due facessero parte di una rete più ampia o agissero su mandato della criminalità organizzata turca è attualmente al vaglio. Anche i servizi antiterrorismo sono stati coinvolti, a testimonianza della gravità del caso.
Il trasporto della Macchina di Santa Rosa non è soltanto una tradizione religiosa: si tratta di un evento riconosciuto patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. La torre, alta circa 30 metri e trasportata a spalla da un centinaio di facchini, simboleggia la luce della santa patrona che guida la città attraverso l’oscurità. Proprio per questo, l’accensione delle luci pubbliche ha rappresentato una frattura simbolica che resterà impressa nella memoria collettiva.