Economia

Donne d’Impresa: Chiara Frangerini, Presidente all’unanimità del Gruppo Giovani ANCE Toscana

Donne d’Impresa: Chiara Frangerini (Consigliere d’Amministrazione Frangerini Impresa).

La Prima giovane Presidente eletta all’unanimità  per il Gruppo Giovani ANCE Toscana

Così bella, giovane e così già impegnata su vari fronti! Laureata in Ingegneria edile, Chiara Frangerini si occupa di gestione d’Impresa, sviluppo, qualità, sicurezza, ambiente, marketing e digitalizzazione. Siamo già alla 5° generazione della sua impresa di famiglia e con uno sviluppo straordinario di progetti e innovazione. L’abbiamo incontrata a Pisa dove è stata premiata insieme ad altre imprese best performer della regione Toscana.

In un mondo così storicamente maschile, come quello dell’edilizia, Chiara è davvero l’astro nascente per la storia dell’edilizia moderna. In effetti, però, la sua realtà aziendale conta un’ esperienza lavorativa e professionale già lunga più di un secolo.

La Frangerini Impresa srl nasce infatti a Livorno nel 1907 specializzata nel mondo delle impermeabilizzazioni, gli asfaltatori di una volta. Oggi la sua realtà aziendale è in grande espansione perché il suo servizio soddisfa numerose aree d’intervento: rimozione amianto, restauro di beni storici e monumentali, consolidamento e adeguamento sismico, rigenerazione urbana, impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ristrutturazione, riqualificazione energetica, giardini pensili e facciate verdi, cappotti termici.

Sembra una ragazza ma non a caso Chiara Frangerini è anche al comando come Presidente del Gruppo ANCE Toscana Giovani. Il suo team prevede ben 6 Vice Presidenti appartenenti alle varie città toscane e il suo motto è “costruire insieme”. Con lei la parola “costruire” ha un significato davvero molto più profondo dei riferimenti alla sola edilizia perché prevede la speranza di un futuro pieno di sfide: innanzitutto una crescita di valori che possano prevedere legami di amicizia in un mondo più solido, solidale e duraturo nel tempo.

Non a caso Chiara Frangerini, ci ha parlato con orgoglio della prima iniziativa del Gruppo Giovani ANCE Toscana rivolta agli studenti delle scuole medie con il concorso d’dee: “Macro scuola: dove abita il futuro, riqualificare spazi pubblici per studenti e giovani”.

Si propongono con questa iniziativa progetti di riqualificazione di aree dismesse o abbandonate delle proprie città rendendole idonee a dei veri spazi di condivisione, cohousing e coworking in modo siano inclusivi, sostenibili e innovativi. Per conoscerla meglio e di più le abbiamo chiesto:

Ama le sfide e quella dell’Intelligenza Artificiale è una delle sfide più importanti anche per le nostre aziende: Come pensa di utilizzarla nel suo settore?

«Amo le sfide, verissimo, e quella dell’intelligenza artificiale è certamente una delle più decisive per il futuro delle nostre aziende e del mondo intero. L’AI non è soltanto un’evoluzione tecnologica: è ormai parte del nostro presente e diventerà sempre di più un assistente personale capace di affiancarci nelle attività quotidiane, ampliando — e mai sostituendo — il valore del lavoro umano.

L’attenzione deve essere posta su questa tecnologia proprio perché non sviluppi la stupidità umana ma anzi migliori le vite di tutti.

Nel settore delle costruzioni ritengo che sarà fondamentale soprattutto nell’ambito della sicurezza: il controllo intelligente dei DPI, il monitoraggio dei flussi di cantiere e dei comportamenti a rischio permetteranno di prevenire incidenti e infortuni, proteggendo concretamente le persone.

L’AI potrà inoltre automatizzare molte procedure d’ufficio e attività ripetitive che oggi sottraggono tempo prezioso ai dipendenti, consentendo loro di concentrarsi su compiti più qualificanti.

Anche il magazzino potrà beneficiare di sistemi intelligenti che gestiscono materiali, attrezzature e tracciabilità, riducendo tempi e errori e aumentando l’efficienza generale senza snaturare il ruolo del personale e perché no, gestire autonomamente i dati per il risparmio energetico degli edifici e dei processi aziendali stessi.

Il welfare potrà essere supportato dall’intelligenza artificiale stessa tramite Robot in grado di supportare il personale stesso»

«Nella mia visione, però, la tecnologia non è mai fine a se stessa: al centro rimane sempre la forza umana, la nostra squadra, le menti e i cuori pulsanti della Frangerini Impresa.

Credo profondamente che l’intelligenza artificiale debba essere uno strumento per elevare le competenze delle persone, non per rimpiazzarle o sostituirle totalmente: un supporto reale che permetta a ciascuno di lavorare meglio, con più qualità, più sicurezza e più serenità.

Come quinta generazione della mia azienda, sento la responsabilità di guidare questo cambiamento mettendo sempre al primo posto le persone che costruiscono ogni giorno la nostra storia.»

«Non a caso a giugno 2024 feci col gruppo giovani ANCE Toscana un convegno a Firenze intitolato, Intelligenza Artificiale: costruire opportunità per il futuro dell’edilizia, un evento che dette spunti interessanti, stimolanti e altamente formativi.»

Una perla rara, una donna ingegnere edile con tanti bei progetti ancora da proporre, quale la sfida più importante per questo ormai prossimo 2026?

«Di sfide, per fortuna, ce ne sono molte. E io ho sempre sentito di appartenere a quelle donne che non si tirano indietro, ma che entrano nei progetti con coraggio, visione e cuore. Il 2026 sarà un anno strategico: ho già avviato percorsi importanti sia per la mia azienda sia dentro alle associazioni in cui ricopro ruoli di responsabilità, da ANCE a Confindustria.»

«Ho un’anima profondamente green, credo nell’innovazione sostenibile e nel dovere di lasciare un’impronta positiva per le generazioni che verranno. Per questo stiamo investendo molto nell’ambito energetico (ci siamo certificati ESCO e nella 50001 per la gestione dell’energia) e nella crescita interna: vogliamo ampliare il personale, formarlo, valorizzarlo, costruire un’impresa sempre più specializzata e capace di evolvere con i tempi adeguandosi ad un cambiamento continuo e soprattutto veloce.»

«E poi c’è la parte che più mi rappresenta: il lavoro di squadra. Credo fortemente nel team e nell’associazionismo, perché quando le persone collaborano — imprese, giovani, istituzioni — nasce un valore che da soli non potremmo generare. Condividere punti di vista, conoscenze, progettare insieme, confrontarsi con le realtà territoriali e con le istituzioni significa generare lavoro, futuro e opportunità concrete per i prossimi anni che purtroppo non sono così certi come speravamo, diversi settori avranno bisogno di un vero supporto da parte del governo per generare valore e volano di attività e business.»

«Tra i progetti a cui tengo di più c’è l’ITS-ATE, l’Accademia Tecnologica Edilizia: formare i ragazzi come docente, aiutarli a diventare i site manager del domani, accompagnarli in un percorso di crescita reale… sono sfide che mi emozionano profondamente. Non avrei mai creduto che la formazione mi appassionasse e gratificasse così tanto! Questo percorso permette di formare i ragazzi secondo le vere esigenze aziendali, dando loro una formazione puntuale, teorica e pratica, suddivisa in due anni ed un lavoro certo all’80% a fine corso. Un’opportunità che, se presente, non mi sarei fatta scappare in passato.

Ogni progetto aziendale o associativo, ogni ruolo da presidente e vicepresidente del gruppo giovani, ogni responsabilità da formatrice e imprenditrice è un pezzo di me: ci metto la massima competenza, visione, ma soprattutto amore.»

La sua vita è impegnata quasi totalmente nel “costruire” è prevista anche una vita dedicata alla famiglia?

«La mia vita è dedicata quasi totalmente al costruire: costruire azienda, futuro, progetti, formazione, giovani, relazioni, visione. È un impegno che assorbe moltissimo, e che sento profondamente mio.

Come accade spesso alle donne che scelgono percorsi intensi, esiste però un’area più intima: quella dedicata alla famiglia. Non sono stata particolarmente fortunata nel trovare finora una persona con cui poter immaginare questo tipo di progetto, qualcuno che potesse essere un vero compagno di vita, solido e complementare, capace di condividere valori e orizzonti.»

«Il desiderio c’è, eccome. È un progetto che porto nel cuore e che spero di poter realizzare. Ma per costruire una famiglia non basta la volontà di uno solo: serve l’incastro giusto, quel “pezzo di puzzle” che completa e dà senso.

Finora non è ancora arrivato, ma credo nel futuro e nelle sue sorprese. Chissà che nei prossimi anni non si apra anche questo capitolo della mia vita, magari con quei due figli che sogno — una femmina e un maschio, (come me e il mio amatissimo fratello) — o comunque con ciò che il destino vorrà regalarmi.»

«Diciamo che il desiderio esiste, forte e sincero. Ora vediamo se il futuro avrà voglia di scrivere questa parte della storia… magari proprio come nelle favole.»

Parità di genere? Ha incontrato difficoltà con i suoi colleghi maschi?

È una domanda dalla risposta, purtroppo, quasi ovvia e comune a molte donne. Nel mio percorso ho incontrato difficoltà, si. Sono una persona determinata, sfidante, abituata a puntare sempre in alto, e questo spesso genera resistenze.

Con alcuni colleghi uomini è stato più complesso esprimermi e affermarmi, perché la dinamica della sfida — soprattutto in un settore storicamente maschile — è molto sentita e talvolta diventa una barriera più che una spinta.»

«All’interno della mia azienda, all’inizio, non è stato semplice: c’erano dipendenti che lavoravano da anni con figure di leadership esclusivamente maschili e vedevano il mio arrivo come un’incognita, se non come una possibile minaccia. Non tutti erano pronti all’idea che un’impresa alla quinta generazione potesse essere guidata da una donna.

Ma credo nelle sfide e credo soprattutto nel valore delle persone, e con il tempo la professionalità, la coerenza e l’impegno nel lavoro parlino più di qualsiasi pregiudizio.»

«La parità di genere per me non è solo un principio: è un impegno concreto. Per questo ci siamo certificati come azienda, perché vogliamo che ogni persona — uomo o donna — abbia lo stesso spazio, le stesse opportunità e lo stesso rispetto. La diversità è una ricchezza e genera bellezza e la leadership femminile, anche in edilizia, può portare una visione nuova, empatica, più collaborativa, più consapevole e più orientata al futuro.»

Se non fosse stata una “Frangerini”, chi avrebbe voluto essere Chiara? Un direttore d’orchestra, ballerina, una pittrice: chi?

Questa è probabilmente la domanda che preferisco, perché racconta davvero una parte autentica di me e del modo in cui sono diventata ingegnere edile, o almeno quella che sono oggi.

In realtà il mio percorso non è stato affatto lineare: da bambina volevo fare la cuoca, poi la biologa marina — e tutto questo già alle elementari.

Alle superiori, improvvisamente, avevo deciso che avrei fatto il medico. Amavo anatomia e fisiologia, mi affascinava capire il corpo umano… poi mia madre, con la sua saggezza pratica, mi disse: “Chiara, hai paura del sangue” che tra l’altro, diciamocelo, non era così vero…

Determinata come sempre, andai dalla mia professoressa di anatomia per avere conferma, e lei mi disse che probabilmente non era la strada giusta per me. Ci rimasi malissimo, ma per qualche ragione ci credetti.»

«Allora pensai alla veterinaria. Mamma di nuovo: “Chiara, vedresti tanti animali soffrire”. E niente, altra porta chiusa.

A quel punto arrivò la fase dell’economia: pensai che potesse aprirmi tante strade e che, se il lavoro in azienda non mi avesse convinta, avrei potuto reinventarmi.

Ne parlai con il mio professore di matematica e lui, senza esitazioni, mi disse: “Chiara, tu hai una mente da ingegnere”.

Così andai da mio padre convinta: “Papà, ho scelto: ingegneria gestionale”.

E lui, con la spontaneità che lo contraddistingue, rispose: “Sei pazza? Abbiamo un’impresa edile! A questo punto fai ingegneria edile”.

E così è andata. Così è iniziata la mia vita da ingegnere. Una strada che poi mi ha dato tantissima soddisfazione.»

«Se non fossi stata una ‘Frangerina’, in una seconda vita avrei voluto togliermi il sogno rimasto lì: diventare medico. Non uno qualunque, ma uno specializzato nel trovare soluzioni alle malattie più difficili e più rare.

In fondo la mia forma mentis è sempre stata quella: risolvere problemi, capire i meccanismi, cercare risposte dove sembra non ci siano.

Semplicemente, l’ho fatto in un altro settore, quello che ha scritto la storia della mia famiglia.»

A proposito di Borsa Italiana: è anche questo un suo progetto futuro?

«Sì, Borsa Italiana è un progetto che io e mio fratello abbiamo deciso di intraprendere insieme, perché rappresenta un percorso altamente formativo e strategico per la nostra azienda. Abbiamo scelto questo tipo di esperienza non per un obiettivo immediato, ma per costruire competenze solide, aggiornate e realmente utili alla crescita della Frangerini Impresa.

Credo profondamente che la formazione sia il motore dell’innovazione e della competitività: senza conoscenza non c’è evoluzione, non c’è visione e non c’è futuro.»

«Questo percorso ci permette di confrontarci con realtà diverse, creare contatti, ampliare la nostra rete e maturare una consapevolezza finanziaria e strategica più ampia. Nulla vieta che, un domani, possano nascere opportunità concrete anche in termini di sbocchi futuri: il mercato cambia rapidamente, e prepararsi è sempre la scelta più intelligente.»

«Non lo vediamo come un progetto irrealizzabile: semplicemente lo consideriamo un percorso con orizzonte lungo, che richiede maturità, crescita e visione. Ed è bello che questa scelta nasca da un cammino condiviso, mio e di mio fratello, perché le decisioni importanti, in una realtà familiare come la nostra, hanno ancora più valore quando si prendono insieme.»

Published by
Orietta Malvisi Moretti