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Esselunga, ha ragione Bernardo Caprotti. Vince in appello contro i figli

di Daniela Lauria |2 Luglio 2014 9:56

Bernardo Caprotti, patron di Esselunga

MILANO – Vittoria confermata in appello per Bernardo Caprotti, patron della nota catena di supermercati Esselunga. La corte d’Appello di Milano ha infatti respinto il ricorso presentato dai figli, Giuseppe e Violetta e gli ha dato nuovamente ragione. La lite che dura dal 2011 riguarda la titolarità dei due terzi dell’azienda di “famiglia”. I giudici di Milano hanno confermato le conclusioni del lodo arbitrale sulla proprietà delle azioni del gruppo, favorevoli al padre e impugnate dai figli.

Giuseppe e Violetta sostengono che  quel 66% delle azioni di Supermarkets Italiani il padre gliele ha “date e poi se l’è riprese”, Papà Bernardo parla invece di “assegnazione ” e di un ripensamento “previsto per contratto e fatto per il bene dell’azienda”.

I figli non si arrendono e sono pronti a ricorrere in Cassazione, nonostante il lodo arbitrale, la sentenza di primo grado e ora l’appello, abbiano da sempre dato ragione al loro padre fondatore del gruppo.

Tutto cominciò nel 1996. Un allora settantenne Bernardo Caprotti divise le quote del suo colosso in tre parti e le donò ai suoi tre figli: Giuseppe (54 anni) e Violetta (52), figli delle prime nozze e Marina Sylvia (36) avuta con l’attuale moglie Giuliana Alberta, che invece fu esclusa dalla gestione dei supermercati.

I due primogeniti fanno carriera: Giuseppe diventa amministratore delegato nel 2002 e Violetta si fa strada nel marketing, è tra le ideatrici della carta Fidaty. Nel 2004 però la rottura, in particolare con Giuseppe, destinato a succedergli e alla fine estromesso dall’azienda. Il tasso di litigiosità sarebbe cresciuto a causa di contrasti nella gestione dell’azienda. Poco dopo anche Violetta viene trascinata in mezzo: per non mettere in minoranza il fratello, si rifiuta di vendere al padre le sue quote in cambio di 84 immobili occupati dai supermercati e conferiti in una società ad hoc chiamata Vallata. Patron Bernardo ha sostenuto che i figli si erano schierati con un manager che stava rovinando Esselunga e così ha deciso di riprendersi le azioni. Da lì sono poi finiti in Tribunale.

Un collegio arbitrale, composto da Pietro Trimarchi (presidente), Natalino Irti e Ugo Carnevali, stabilì con un lodo deliberato nel luglio 2012 la piena ed esclusiva proprietà di Bernardo Caprotti delle azioni Supermarkets Italiani e la validità, efficacia e legittimità delle istruzioni date dal patron nel 2011 a Unione fiduciaria, la holding che controlla Esselunga, volte a ottenere la girata in proprio favore dei titoli.

I giudici della Corte d’Appello hanno infine accolto come rilevanti alcune scritture private del 1966 tra Bernardo Caprotti e i figli, nelle quali si evince che le azioni erano state intestate a Giuseppe e Violetta in via meramente fiduciaria con il diritto del padre di rientrare nella piene proprietà con una semplice comunicazione alla società fiduciaria. I giudici hanno perciò confermato il verdetto arbitrale.

 

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