Germania in crisi, ecco perché l'Italia arranca: il nostro export vale il 7% del Pil, è calato dell'8% in due anni (nella foto Ansa il cancelliere tedesco Friedrich Merz) - Blitz Quotidiano.it
Germania, economia in crisi, pesanti riflessi sull’industria italiana. Il Nord è ormai un pezzo della Germania (e mantiene il resto d’Italia). Ed è così da quasi 2 mila anni. Bravi i nostri che hanno ammortizzato il colpo. I riflessi delle difficoltà dell’economia tedesca su quella italiana si sono fatti avvertire per due anni di seguito e trovano conferma nei dati ufficiali. Si spera in una ripresa nel 2025, ma tutto dipende dagli effetti dei dazi di Trump.
Secondo un report della Camera di commercio italo-germanica, AHK Italien, dopo il calo del 3,6% nel 2023, una nuova riduzione nella misura del 4% dell’interscambio Italia-Germania si è avuto nel 2024. Monica Poggio, presidente di AHK Italien e Jörg Buck, Consigliere Delegato hanno commentato in modo realistico, numeri alla mano e con una speranza per il 2025. “Nonostante il calo, si confermano livelli storicamente elevati, a dimostrazione della solidità della relazione economica tra i due Paesi accresciutasi in particolare durante la pandemia e la crisi energetica seguita all’invasione dell’Ucraina”.
“Il risultato di quest’anno è il terzo più alto di sempre e dimostra la solidità dei rapporti. La contrazione è dovuta principalmente al rallentamento dell’export italiano, influenzato dalla debolezza della domanda tedesca. Nonostante ciò, alcuni segnali sono incoraggianti, e la maggior parte delle nostre aziende si aspetta una chiara ripresa nel secondo semestre del 2025”.
Si tratta di un evidente ridimensionamento, ma non di un crollo, commentano: l’interscambio con Berlino resta comunque a quota 156 miliardi di euro, un livello ben superiore ai 127 miliardi registrati nel 2019, prima della pandemia. Per l’Italia, la Germania resta il primo partner (seconda la Francia con 108 miliardi). La cifra corrisponde a quasi il 7% del nostro Pil, che è stato, nel 2024 pari a 2.373 miliardi.
Per quanto riguarda le esportazioni, quelle italiane verso la Germania sono diminuite del 10% nel settore farmaceutico, del 9% per veicoli e mezzi di trasporto, del 6% sia nella siderurgia che nella produzione di macchinari. Tendenza opposta per l’alimentare dove l’export italiano verso la Germania è aumentato del 9%.
E ora un raggio di luce. Nonostante i principali settori mostrino trend negativi per effetto del rallentamento tedesco, è possibile notare interessanti segnali per il 2025:
L’agroalimentare continua a crescere, con un +9% nel 2024 dopo il +10% del 2023.
La chimica di base mostra una timida ripresa (+0,76%), con incrementi in gomma e plastica (+1,06%), segno di una stabilizzazione della domanda.
L’automotive ha registrato un +6,4% rispetto a dicembre 2024.
I settori energivori hanno visto un incremento del +3,4%.
Già tra novembre 2024 e gennaio 2025, inoltre, la produzione industriale in Germania ha mostrato segnali positivi, con un aumento superiore ai livelli del trimestre precedente.
Il report contiene anche alcune interessanti informazioni sul contributo delle varie regioni. La Lombardia resta il fulcro dell’interscambio, e vale da sola un terzo degli scambi totali, con 52 mld di euro. Seguono il Veneto (23 mld) e l’Emilia-Romagna (18 mld).
In Germania, la Baviera torna in testa tra i Länder più attivi (27 mld), superando di poco il Baden-Württemberg, penalizzato dalla crisi dell’auto.
Quali le prospettive per il futuro? A fare sperare è l’aumento della produzione industriale in Germania registrato a gennaio: +6,4% rispetto a dicembre 2024. Resta comunque cauta la presidente di Ahk Italien, nonché amministratrice delegata di Bayer Italia, Monica Poggio. «Le nostre aziende si aspettano una ripresa nel secondo semestre nel 2025 — spiega Poggio —. È necessario ora osservare quello che accadrà nei prossimi mesi. L’accordo tra le forze politiche rispetto a un piano di investimenti da 500 miliardi in 10 anni può diventare una spinta importante.
A questo potrebbero aggiungersi le maggiori spese per la difesa. Si sta definendo una road map di investimenti che può fare da traino alla crescita, influendo positivamente anche sull’economia italiana».
Secondo un sondaggio condotto dalla stessa Camera di commercio italo-tedesca, il 92% delle imprese associate vede positivamente l’eliminazione a Berlino dei limiti al debito.
Sul 2025 grava l’ombra dei dazi americani, che potrebbero colpire settori strategici dell’interscambio italo-tedesco. Italia e Germania rappresentano il 42,5% dell’export UE verso gli USA, per un valore di 226 miliardi di euro nel 2024.
I dazi riguarderanno scambi per almeno 49,5 miliardi di euro, con effetti diretti su automotive e siderurgia, oltre a ripercussioni su alcuni prodotti agroalimentari. Il settore più esposto è l’automotive tedesco, che ha esportato verso gli USA per 34 miliardi di euro nel 2024.
Siderurgia e automotive rappresentano un quinto dell’export di Italia e Germania verso gli Stati Uniti, ragionevole pensare che questi saranno i settori più colpiti dai dazi, insieme con alcuni ambiti dell’agroalimentare.
Secondo un sondaggio condotto a gennaio tra le aziende della Camera di Commercio Italo-Germanica, il 60% degli intervistati ritiene che i dazi possano determinare una rimodulazione a lungo termine dei rapporti economici tra UE e Stati Uniti.