Il conto rischia di costare tre miliardi e 200 milioni. Una stangata da 280 euro a famiglia l’anno se il governo Letta dovesse cadere ora senza essere rapidamente sostituito da un altro nella pienezze dei poteri. L’aumento Iva è pressoché certo: con la crisi di governo salta il decreto che avrebbe dovuto evitare l’entrata in vigore martedì della legge che prevede l’aumento della terza aliquota dal 21 al 22%.
L’Imu sulla prima casa produce un gettito di 4,4 miliardi l’anno: la prima rata (2,2 miliardi) è stata abolita con un decreto del governo che aveva prima rinviato e poi, a fine agosto, cancellato l’imposta. La soppressione anche della seconda rata, che pure era stata promessa e avviata, non è stata ancora formalizzata. Se entro la fine di novembre non ci sarà un decreto del governo, gli italiani si troveranno costretti a pagare 2,2 miliardi di tasse.
Un rincaro dell’aliquota ordinaria dal 21 al 22% era già stato deciso dal governo Monti e dallo stesso rinviato una volta. Il governo Letta l’aveva rinviato una seconda volta, con scadenza il 1° ottobre 2013 (cioè martedì prossimo). Fino a due giorni fa tutto era pronto per un terzo rinvio, al 1° gennaio 2014. A questo punto a mezzanotte di martedì è pressoché certo lo scoccare del rincaro: cibo, abbigliamento, auto, benzina, bollette, materiali scolastici e via elencando.