Le auto ibride plug-in inquinano come diesel e benzina? (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Le auto plug-in ibride, considerate a lungo una soluzione “ponte” verso la mobilità sostenibile, si rivelano meno green del previsto. È quanto emerge da una nuova indagine condotta dall’organizzazione no profit Transport & Environment (T&E), che accende i riflettori sull’impatto reale delle Phev, le cosiddette auto “con la spina”, dotate sia di motore elettrico sia di propulsore a combustione interna.
Secondo i dati ufficiali Wltp, in vigore in Europa dal 2017, queste vetture dovrebbero emettere 35 grammi di CO₂ per chilometro. Ma la realtà, stando all’analisi di T&E basata su 127mila veicoli, racconta altro: le emissioni reali sarebbero in media di 135 grammi per km, quasi quattro volte tanto. Per confronto, le auto a benzina e diesel producono 139 grammi di CO₂ per km nei test Wltp, che diventano 166 nella guida quotidiana.
Il motivo principale di questo scarto, spiegano i ricercatori, sta nelle ipotesi irrealistiche dei test. Nelle prove di omologazione si presume che l’83% della guida avvenga in modalità elettrica, ma in realtà la percentuale media si ferma intorno al 27%. In altre parole, chi possiede una plug-in ricarica poco e usa spesso il motore termico, vanificando i benefici ambientali.
Non solo: la ricerca di T&E evidenzia che anche quando le ibride plug-in viaggiano in modalità elettrica, i livelli di emissione restano più alti del dichiarato. Gli esperti spiegano che questi veicoli, “anche se guidati in modalità elettrica”, emettono 68 grammi di CO₂/km contro i 35 dichiarati, “perché i motori elettrici non hanno potenza sufficiente” per garantire la spinta richiesta.
In determinate situazioni – per esempio in salita o durante accelerazioni decise – “deve entrare in funzione il motore a combustione”. Il risultato è che i vantaggi ambientali, in condizioni reali, si riducono drasticamente.
Sul fronte economico, l’indagine mostra che anche i consumi di carburante superano le stime Wltp, con una spesa aggiuntiva media di circa 500 euro l’anno per i proprietari. Un dettaglio che pesa meno su una fascia di utenti già benestante: il prezzo medio delle plug-in, secondo Bloomberg, è di 55.700 euro nei principali mercati europei, 15.200 euro in più rispetto alle elettriche pure.
Un altro problema individuato riguarda l’assenza di sistemi di ricarica rapida su molti modelli, fattore che “riduce l’incentivo dei conducenti a ricaricare regolarmente” le batterie. T&E segnala inoltre che falle nei test Wltp avrebbero consentito “a quattro importanti gruppi automobilistici di evitare oltre 5 miliardi di euro di multe tra il 2021 e il 2023”.
La Commissione europea, tuttavia, sarebbe pronta a intervenire. L’organizzazione riferisce che Bruxelles sta lavorando per “allineare meglio i dati ufficiali all’effettivo utilizzo dei veicoli ibridi plug-in su strada”, con nuove regole previste tra il 2026 e il 2028.
Il commento più netto arriva da Lucien Mathieu, direttore del settore automobilistico di T&E: “Le auto ibride plug-in sono uno dei più grandi bluff della storia dell’automobile. Inquinano quasi quanto le auto a benzina. Anche in modalità elettrica inquinano otto volte di più rispetto a quanto dichiarato nei test ufficiali. La neutralità tecnologica non può significare ignorare la realtà che, anche dopo un decennio, i veicoli ibridi plug-in non hanno mai prodotto risultati”.