Agli osservatori più attenti non sarà probabilmente sfuggito il movimento che gli Euribor hanno registrato nelle ultime due giornate: il tasso a un mese è passato da 0,405% a 0,411%, quello a 3 mesi da 0,646% a 0,659%, quello a 6 mesi dallo 0,958% allo 0,967 per cento. Un’«increspatura», come gli operatori la definiscono, che qualcuno ha però guardato con sospetto, memore di ciò che era avvenuto dopo il crack Lehman: allora il mercato interbancario si era praticamente bloccato e i tassi avevano raggiunto i massimi storici nell’età dell’euro oltre il 5%, mandando in crisi molte famiglie italiane. Ma la situazione generale di oggi sembra essere ben diversa rispetto all’autunno 2008, e quindi per molti aspetti più tranquillizzante.
La Bce dovrà quindi rinviare una probabile prima stretta sul costo del denaro, che da un anno resto ancorato all’1 per cento. Se ne parlerà probabilmente la prossima primavera e questo consentirà alle famiglie di tirare ancora per un po’ un sospiro di sollievo e anche chi deve stipulare un mutuo a tasso fisso (l’effetto Grecia si fa sentire anche sui tassi Irs, quelli in base ai quali le banche determinano il valore della rata di un mutuo fisso) può godere di un periodo di relativa tranquillità.