(Foto d'archivio Ansa)
Secondo il Rapporto sui salari della Fondazione Di Vittorio, presentato oggi, i lavoratori dipendenti del settore privato hanno subito tra il 2021 e il 2024 una perdita di potere d’acquisto pari a quasi 6.400 euro lordi, effetto diretto del picco inflazionistico. Considerando gli sgravi fiscali e contributivi introdotti negli ultimi anni, la perdita si riduce comunque a 5.505 euro.
La stima si basa su una retribuzione media annua lorda nel 2021 pari a 26.660 euro, dalla quale emerge un arretramento equivalente a circa duemila euro l’anno. Nello stesso periodo, il pubblico impiego ha registrato una perdita cumulata di circa 5.700 euro.
La ricerca evidenzia inoltre che nel 2024 la quota salari italiana si attesta al 58,3% del Pil ai prezzi dei fattori, un livello sensibilmente inferiore a quello di altri grandi paesi Ue: 62% in Spagna, 64,9% in Germania e 66,9% in Francia. La Fondazione ricorda come, dal 1960 al 2022, il peso dei salari sul Pil sia sceso dal 78% al 60%, mentre quello dei profitti sia aumentato dal 22% al 40%. A determinare questa tendenza, afferma il Rapporto, è stato “il processo di finanziarizzazione delle economie occidentali”, intrecciato con delocalizzazioni e deregolamentazione del lavoro. Crisi finanziaria del 2008, pandemia e shock energetico legato alla guerra in Ucraina hanno aggravato criticità già profonde, rendendo l’Italia l’unico paese europeo in cui i salari reali risultano inferiori ai livelli del 1991: 831 euro in meno, contro aumenti superiori ai 10mila euro in Francia e ai 12mila in Germania.