Ad affermarlo sono gli scienziati dell’Università dello Utah. Attraverso l’analisi dell’attività sismica, gli scienziati hanno determinato che il vulcano sotterraneo si estende per oltre 90 chilometri e raggiunge una profondità di circa 14 chilometri. Risultati che secondo i ricercatori portano ad affermare come la camera magmatica sia di 2,5 volte più grande rispetto alle stime precedenti.
“Abbiamo lavorato sul luogo per un lungo periodo di tempo e fin da subito pensavamo che il vulcano fosse più grande di quanto stimato, ma questo risultato è stupefacente”, ha spiegato Bob Smith dell’università dello Utah.
A quando la prossima eruzione? Alla scoperta delle dimensioni reali della camera magmatica i ricercatori sono arrivati studiando i terremoti che continuamente si producono nel Parco, terremoti di bassa intensità, ma che una rete molto sofisticata di sismometri registra in continuazione e che permette di dare forma a ciò che vi è sotto la superficie.
Spiega Jamie Farrell, della University of Utah: “Noi registriamo i terremoti e misuriamo le onde sismiche mentre viaggiano attraverso il terreno. Quelle che viaggiano più lentamente ci dicono che stanno attraversando il materiale caldo e parzialmente fuso della camera magmatica e questo ci permette di misurare le sue dimensioni”. Con questo sistema i vulcanologi hanno scoperto che essa si trova tra i 2 km e i 15 km di profondità e ha un diametro minimo di 15 km ed uno massimo di 90 km.
La domanda ovviamente è: “Ma quando potrà risvegliarsi di nuovo?” I ricercatori non sanno dare una risposta precisa. Possono solo fare riferimento ai cicli di eruzione che negli ultimi 2 milioni di anni sembrano verificarsi una volta ogni 700.000 anni. Poiché l’ultima eruzione è avvenuta 640.000 anni fa la prossima non dovrebbe essere lontana in termini geologici, ma lontanissima in termini umani.
I ricercatori avvertono che se il vulcano dovesse scoppiare oggi, con le attuali misure, “conseguenze devastanti colpirebbero il mondo intero” ed “influenzerebbe le sorti del clima”: si ritiene infatti che le eruzioni precedenti del vulcano fossero 2.000 volte più potenti rispetto a quella avvenuta nel 1980 sul Monte St. Helens, nello stato di Washington.
I vulcani però non seguono cicli e comportamenti regolari tant’è che uno studio pubblicato durante lo stesso convegno dimostra che il supervulcano si era comportato in modo assai diverso tra 8 milioni e 2 milioni di anni fa rispetto all’ultimo periodo. In quell’arco di tempo infatti, vi sono state meno eruzioni, ma molto più violente rispetto alle ultime.