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Elezioni a Genova: donne contro donne, con l’incognita dipietrista

di fmanzitti |30 Agosto 2011 21:31

Una veduta di Genova (Lapresse)

GENOVA – L’ultima pugnalata, non proprio come quella di Bruto a Cesare ma quasi, gliela ha tirata l’Idv, fino a qualche mese fa partito pretoriano di ferro della riconferma a sindaco di Marta Vincenzi, ex Supermarta, prima cittadina dal 2007, in cerca di bis. Cosa ti pubblica il Fatto Quotidiano, giornale sicuramente libero di attaccare tutto e tutti ma non nemico dei dipietristi? Un bel servizio in prima pagina a firma Ferruccio Sansa, giornalista già in forza al Messaggero, a Repubblica, al Secolo XIX e alla Stampa. E figlio di Adriano, ex pretore d’assalto, ex sindaco e oggi presidente del Tribunale dei Minori: una vita spesa tra la frontiera della magistratura e le barricate della politica.

L’articolo, curiosamente ma non troppo, replicato anche su “Il Secolo XIX”, seppure con minore evidenza, allude sottilmente agli “affari” della famiglia Vincenzi per insinuare qualche manovra poco chiara nella vendita di azioni della famosa società autostradale Serravalle dal pacchetto azionario della Provincia (di cui la fu SuperMarta era allora presidente) al grande imprenditore delle infrastrutture Marcellino Gavio. Il marito della signora sindaco, l’ingegner Bruno Marchese, ex Italimpianti, era consulente del Gruppo Gavio. Scandalo? Neppure per idea.

La storia di quell’operazione era già arcinota con il mirino di tutti i nemici della signora e del consorte (una sorta di cardinale Mazzarino del regno vincenziano a Genova) ben puntato su quella compravendita del 1999, attraverso la quale la Provincia alienò quel pacchetto prezioso, al corrispettivo di 1, 6 euro ciascuna ( allora c’era la lira, come ha dimenticato di spiegare Sansa) mentre sei anni dopo il famigerato Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano, vendette il suo pacchetto Serravalle a Gavio, ma al prezzo di 8,93. E che c’è di male? E che c’è di irregolare nell’operazione che vide protagonisti allora anche molti avversari, tra i quali l’oculato general manager, allora denominato city manager della Provincia, l’ingegner Gambardella, ex dirigente Iri? Nulla di nulla.

La Casa della Legalità genovese denunciò il fatto e fece fuoco e fiamme, ma nessuna indagine giudiziaria scoccò dai rumors della operazione Serravalle, che ora rispunta, rilanciata dall’affaire Penati e sopratutto dal clima incandescente che prepara a Genova la battaglia di Tursi, cioè le prossime elezioni comunali della primavera 2012, vero banco di prova nazionale. Nessuna Procura in tiro, ma molte forze politiche a battere i tamburi perchè il suddetto ingegner Marchese, marito della Vincenzi, all’epoca dei fatti grande patron della società di ingegneria IGM Engeneereng Impiant Srl, lavorava per la Sinelec spa del Gruppo Gavio, nel settore del controllo di sicurezza stradale. Un ambito sul quale il prode Marchese, dopo il pensionamento anticipato dall’Italimpianti aveva costruito un patrimonio di preziose esperienze, il famoso giacimento di competenze che le società Iri hanno lasciato a Genova, permettendo a una generazione ancora pimpante di ingegneri e tecnici e manager di diventare appunto consulenti e imprenditori.

Appunto consulenti e imprenditori con mani in pasta, magari sfruttando le posizioni di potere di amici e parenti? Questo è la sottile e sibilante domanda che i nemici della Vincenzi, non solo Bruto ma tanti altri, hanno tirato in ballo da quando la irruente signora guida con mano decisa il Comune di Genova. Marchese, che è un abile eminenza grigia, ha convertito la sua posizione da patron della sua IGM a consulente, tanto per prendere le distanze dal Comune e dalla moglie e tanto per sottolineare, come spesso ha fatto, che non ha mai accettato consulenze e commesse che avessero a che fare con gli enti locali così massicciamente governati dalla gentile consorte.

Ma tant’è….nonostante il blind trust costruito da Marchese e dai suoi consiglieri. Tra i quali spicca uno degli avvocati oggi più sulla cresta dell’onda di Genova, Ernesto Lavatelli: anche lui ex capo ufficio legale dell’Italimpianti e diventato poi brillante e potente avvocato di società pubbliche e private. Nonché membro di cda a partecipazione comunale e consigliori privato dell’accoppiata Vincenzi-Marchese, come nel tremolante teatro lirico Carlo Felice, dall’incombente commissariamento un mese sì e gli altri due no, e nella potente Iride della grande strategia ligure piemontese. Una vicinanza tra affari privati e potere pubblico sulla quale i sussurri e le grida  non hanno mai smesso di risuonare. Hai voglia a smentire e hai voglia ad essere convincenti e lapidari come SuperMarta e Bruno Marchese hanno sempre fatto, minacciando pure querele e denunce.

Ora che le elezioni si avvicinano il tam tam aumenta di tono. Ferruccio Sansa ha stilato l’elenco sul Fatto Quotidiano delle consulenze intercorse tra la IGM e la società di Gavio. Fornitura e posa di sistemi di automazione di caselli, quadri elettrici di automazione, protezione riguardante le scariche elettriche, eccetera eccetera. Non senza avere precisato che nulla di penale è mai emerso. E ricordando infine come tutto ruoti intorno a quella vendita di azioni del Comune di Genova della società Serravalle a Gavio, al prezzo di 1, 6. Al giornale di Padellaro e Travaglio la signora sindaco ha dichiarato di essere stata fiera di quell’operazione, considerato che nel 1997 uno dei suoi predecessori, guarda le coincidenze il sindaco Adriano Sansa, le aveva vendute a un prezzo corrispondente a 1, 19 e che il diretto predecessore, il sindaco Beppe Pericu era stato ben lieto di continuare l’opera vendendo bene.

“Grazie a tutte quelle operazioni – ha raccontato Marta Vincenzi –  il capitale ricavato è servito a realizzare importanti lavori pubblici.” Sbattere la famiglia Vincenzi in prima pagina, senza che ci siano gli estremi giudiziari e rincorrendo un vecchio cavallo di ritorno di notizia, è quindi solo il sintomo del clima politico che gli ultimi zeffiri d’estate soffiano sulla Superba. Blitzquotidiano aveva già anticipato qualche mese fa che “la battaglia di Genova” sarebbe stata dura, con il tentativo della Destra finalmente di conquistare una città governata dalla sinistra postcomunista ininterrottamente dalla metà degli anni Settanta. Ora la battaglia è diventata ancora più velenosa e non solo per le pugnalate del Bruto dipietrista.

E’ proprio dentro alla sinistra e nella pancia del Pd genovese e ligure che il veleno anti-Vincenzi viene distilla con solerzia. Proprio alla vigilia delle vacanze estive un’altra esponente importante del Pd genovese, la cinquantenne Roberta Pinotti, senatore e nella precedente legislatura presidente della Commissione Difesa, già discepola della Vincenzi in tenera età, ex boy scout oggi molto “up tu date” in comparsate nazionali Tv, aveva inopinatamente annunciato la sua discesa in campo nelle Primarie del centro sinistra che la sindaco aveva dovuto alla fine inghiottire, dopo furibonde polemiche interne ai democratici.

La bionda e ambiziosa Pinotti contro la sua ex pigmaliona Vincenzi, tanto per rimarcare il fatto che quelle Primarie non sarebbero stata una passeggiata democratica, ma un vero regolamento di conti per quella parte degli ex comunisti alla quale il regno della Vincenzi era insopportabile. Se si aggiungono le possibili candidature di un campione di Sinistra e libertà e quella dei grillini ( è stato fatto anche il nome dello stesso giornalista Ferruccio Sansa, amico di famiglia di Beppe Grillo) si misura una partita che, prima che essere contro la destra e magari contro un centro o terzo polo ancora nebuloso, è proprio a sinistra, dove le candidature fioriscono molto al femminile, ma anche, più in generale, come le margherite in primavera.

Non solo Superta Marta e “Roby” come viene affettuosamente chiamata la Pinotti, ma anche Francesca Balzani, ex assessora della Vincenzi, oggi eurodeputata e valente avvocatessa dello studio fiscale di Victor Uckmar, e altri illustri professionisti come l’avvocato Paolo Momigliano, dello sudio del famoso Mauro De Andrè, lo scomparso fratello della leggenda Fabrizio De Andrè e perfino, con un clamoroso ritorno, Beppe Pericu, il predecessore della Vincenzi da lei molto maltrattato nel segno di una discontinuità che ha creato grandi malumori nel Pd.

Beppe Pericu, che anche Berlusconi, nemico e avversario, aveva considerato un ottimo sindaco, l’eroe del G8 genovese grazie al cui sangue freddo la catastrofe non divenne un’ecatombe, è pronto a schierarsi contro SuperMarta, ben inteso sul suo fronte del centro sinistra e nel Pd di cui è un fondatore genovese. Ma se a scalzare Supermarta dal trono di Tursi avesse più possibilità qualche candidato civico, allora l’ex sindaco non avrebbe incertezze. Ma questa è un’altra storia da raccontare.

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