ROMA – Abbiamo la consapevolezza che la nostra battaglia contro il nuovo testo di legge sulla diffamazione, in preparazione al Senato, non sortirà effetti significativi.
Una vasta e traversale maggioranza riuscirà alla fine ad imporre nuove norme che renderanno ancora più difficile l’esercizio del diritto di cronaca per tutti ed in particolare per siti editoriali e blog.
Almeno in questo campo il verso è restato lo stesso di sempre.
Nel frattempo sta crescendo a dismisura il ricorso alle cosiddette “Querele Temerarie”, quelle che si usano per intimidire preventivamente chiunque voglia mettere il naso in qualche malaffare.
Si spara una bella richiesta di risarcimento e, se dovesse essere archiviata, come capita nella maggioranza dei casi, nessun problema, perché tanto non si dovrà risarcire il querelato.
L’ultimo caso arriva da Trapani, dove, nel prossimo mese di febbraio, si presenterà in tribunale Rino Giacalone, uno stimato e coraggioso cronista locale, denunciato dalla vedova di un… mafioso deceduto.
L’uomo d’onore, per altro, era stato condannato come boss della cosca di Mazara del Vallo.
La famiglia, intesa nel senso letterale e simbolico, si è sentita “Lesa nella onorabilità” perché Giacalone, nel ricordare il defunto sul blog MalaItalia, aveva utilizzato e personalizzato la famosa espressione usata da Peppino Impastato “La mafia è solo una montagna di m…”.
Evidentemente gli eredi si sono sentiti offesi solo da una delle due M iniziali.
Probabilmente Giacalone sarà assolto, ma alla fine chi pagherà per queste “Querele temerarie”, chi risarcirà cronista ed editore del tempo perso? Chi garantirà il diritto dei cittadini ad essere informati?
Da più parti politiche era stato assunto l’impegno ad arginare questo fenomeno modificando la legge sulla diffamazione.
Naturalmente non è ancora accaduto, quasi sicuramente non accadrà e così Rino Giacalone dovrà rispondere in giudizio per aver mancato di rispetto ad un uomo di onore, ovviamente si fa per dire!
Restiamo sempre in “Sfiduciosa attesa” di un nuovo testo di legge che oltre a prevedere l’introduzione di una penalità a carico del querelante temerario, cancelli tutti gli emendamenti “Bavaglio” contro siti, blog e web, altrimenti meglio, molto meglio, lasciar perdere e non aggiungere la classica beffa al danno già in essere.
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