
ROMA – Pensava che Beppe Grillo fosse un comico e non un segretario di partito, o di movimento che sia. Ricordava un Berlusconi presidente del Milan, ma non un politico italiano con questo cognome. Ignorava l’esistenza di Di Pietro, e ricordava un Garibaldi scrittore.
A pensarci bene in tutte queste risposte, ad essere maliziosi, vi si poteva rintracciare anche un pizzico di verità.
Invece No! Un inflessibile funzionario della Questura di Pordenone, dopo aver interrogato, il signor Addai, da 14 anni in Italia, gli ha negato la cittadinanza perché , a suo giudizio, ignora le cose essenziali per poter ottenere la nostra cittadinanza.
Il Fatto Quotidiano ha denunciato l’episodio e, poco dopo,il permesso è arrivato. Per fortuna che, nel frattempo,a nessuno era venuto in mente di rimandarlo a casa, modello Kazakistan.
Un altro quotidiano, il Gazzettino, ha provato a rivolgere le stesse domande 20 giovani, tutti cittadini italiani, oltre la metà ha risposto peggio o come Addai.
Senza voler criminalizzare nulla e nessuno, ma davvero sono queste le domande da rivolgere ad un operaio che, da 14 anni, lavora in Italia?
In questi casi conta più la quantità di nozioni, più o meno essenziali, o il giudizio dei compagni di lavoro, dei vicini, di chi ha avuto modo di conoscere ed apprezzare le qualità etiche, umane e professionali del signor Addai? A questo signore é andata bene, ma a quanti altri è toccata una sorte e, soprattutto una conclusione diversa?
Per quel poco che conta chiediamo scusa al signor Addai, felici di avere un nuovo cittadino italiano che forse ignora i nomi dei politici, ma sicuramente non ha mai ignorato la fatica, la sofferenza, il desiderio di costruire una vita migliore, qui in Italia, per tutta la sua famiglia.
Non ci sembrano nozioni “meno essenziali”!