Mario Monti ha pregato i telegiornali e i giornali, in particolare quelli della Rai, di non chiamare più “furbi” gli evasori fiscali. E subito i direttori delle tre testate Rai hanno detto: “Mai fatto!”. Si vede che a comporre l’audience dei rispettivi tg non ci sono le loro orecchie. Una pigrizia narrativa, una “inerzia” culturale direbbero i cronisti sportivi porta la comunicazione a raccontare la tassa come la strega cattiva, il cittadino come Biancaneve e l’evasore fiscale come una mela avvelenata che valla a trovare…E invece gli evasori sono lì, anzi qui: con indirizzi e recapiti noti. In Italia ci sono 41.547.228 contribuenti, cioè persone in carne e ossa che dichiarano redditi.
Ma il 53 per cento delle tasse pagate le pagano i lavoratori dipendenti pubblici e privati e il 29 per cento delle tasse pagate le pagano i pensionati. Insieme quelli “trattenuti alla fonte”, pagano l’82 per cento di tutte le tasse pagate. Tutti gli altri, professionisti, commercianti, imprese pagano il restante 18 per cento. C’è bisogno di un indirizzo più chiaro?
Per il fisco, nel senso che così dicono al fisco, ci sono 14 milioni di italiani che hanno un reddito annuo inferiore a 10mila euro. Il 49% degli italiani dice al fisco di non superare i 15mila euro annui di reddito. Il 36 per cento dice al fisco di stare tra i 15 mila e i 36 mila euro annui. In questo simpatico paese per ogni cento euro dichiarati ne risultano spesi centoventi, senza contare quelli trasformati in risparmio e patrimonio: Gesù dei pani e dei pesci era un dilettante. Non li si chiami dunque più “furbi”, li si definisca per quel che sono: cittadini italiani standard che abitano e popolano soprattutto il mondo delle professioni, del commercio, dell’intermediazione e delle attività economiche non “trattenute alla fonte”.