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Bossi, Berlusconi, la legge bavaglio: mafia, camorra e ‘ndrangheta ringraziano, Milano piange

di Pino Nicotri |19 Settembre 2020 19:21

Bossi, Berlusconi, la legge bavaglio: mafia, camorra e ‘ndrangheta ringraziano, Milano piange

Strano comportamento quello di Umberto Bossi sulla legge contro le intercettazioni telefoniche e ambientali.

Se c’è un politico che dovrebbe essere massimamente d’accordo nel mantenere la possibilità di usare con manica larga le intercettazioni telefoniche e ambientali ebbene quello dovrebbe essere Bossi.

Anni fa cominciò Oreste Del Buono col dire che Milano è la più grande città calabrese, poi un prefetto in una intervista spiegò che l’abbondanza di negozi e bar che a Milano aprono e falliscono dopo poco tempo è dovuta al fatto che la mafia calabrese per riciclare i suoi quattrini usa per l’appunto l’apertura e il fallimento di un gran numero di esercizi pubblici. Poi si scoprì anche che le migliori “famiglie” di Platì, epicentro della ‘Ndrangheta, sono tutte presenti a Milano come soci di un club sportivo.

Infine, l’anno scorso c’è stato uno spettacolo teatrale a Vigevano che denunciava ad alta voce l’ingresso a gonfie vele della ‘Ndrangheta nel Milanese, spettacolo del quale potete farvi un’idea gordando guesto video: http://www.youtube.com/watch?v=wszVT_XCXco . È uscito perfino un libro dal titolo chiarissimo: “A Milano comanda la ‘Ndrangheta”, di Giuseppe Caruso e Davide Carlucci, del quale potete farvi un’idea con questo video con intervista a uno dei due autori: http://blogbookshop.blogspot.com/2009/10/libri-milano-comanda-la-ndrangheta-di.html .

E come se non bastasse nei giorni scorsi sia la Repubblica sia il Corriere della Sera hano dedicato ampio spazio alla presenza a Milano della ‘Ndarngheta e non solo.

Giovedì 1 luglio Repubblica nelle pagine milanesi pubblicava, con richiamo nella prima pagina, una inchiesta dal titolo e sommario che non lasciano dubbi: “Nelle case fantasma di Milano i clan espropriano il Comune. Cinquemila alloggi controllati dai boss. E “riassegnati” con graduatoria parallela”. Il tutto corredato da una mappa che segnalava i vari pezzi della città controllati dai vari clan: campani, calabresi, slavi, siciliani, pugliesi e napoletani.

Venerdì 2 luglio la prima pagina delle cronache milanesi aveva un titolo più che esplicito: “I tentacoli della ‘ndrangheta”, con descrizione dei singoli tentacoli. E nelle pagine interne titolo e sommario a tutta pagina spiegavano: “I rampanti del crimine fanno affari nel sottobosco delle giunte locali. A caccia delle “amicizie” giuste tra assessori e consiglieri”.

Il Corriere della Sera non è stato da meno: “Milano crocevia dei rifiuti tossici” titolava a tutta pagina un servizio che dava conto di come le ecomafie stanno avvelenando anche Trezzano, Buccinasco, Corsico, Opera, Pavia, Bergamo, Grumello del Monte nel Bergamasco, Coccaglio e Castegnato nel Bresciano.

Il tutto mentre perfino il cardinale Tettamanzi lanciava l’allarme mafia per la spartizione della mega torta dell’Expò del 2015.

Non c’è dubbio che per uno come Bossi, il quale, almeno a parole dice di tenere sopra ogni cosa alla “sua” Milano e Lombardia, tutte queste segnalazioni e denunce sarebbero dovute bastare e avanzare e indurlo a chiedere a tutti i costi che le indagini per proteggere dai roditori siculo-campano-calabro-pugliesi il formaggione padano non venissero affossate dall’eliminazione o dalla concessione al contagocce e a tempo risicato delle intercettazioni telefoniche e ambientali.

E invece? Invece tutti zitti, compreso il senatùr, tutti a evitare di fiatare contro l’autostrada che SilvioBerlusconi&C stanno asfaltando per il malaffare anche e soprattutto a Milano, Lombardia e “Padania”. Tutti zitti, a questo punto direi vergognosamente zitti, anche quando è arrivato il gran botto dei 300 arrestati della ‘Ndrangheta, una metà dei quali proprio a Milano e “Lumbardia”.

Anzi, al contrario, di colpo, quasi colpo di calore,  il 15 luglio il boss Bossi si mette addirittura a urlare che la legge affossa intercettazioni bisogna “approvarla presto, prima che si inventino un’altra P3 e la P4″. Ahhhh, boss Bossi, come ci riduce la ragion di partito. Questa è l’ipotesi più benevola, perché oggi a Milano c’è anche chi sostiene, ma certamente sbaglia e non rende giustizia alla serietà e all’impegno della Lega, che questo accade quando si prova gusto a stare beati nel formaggione di Roma e Milano e Lombardia ladrone….

Uno dei punti di forza del partito di Bossi è che esso è radicato nel territorio. Strano radicamento quello di chi non vuole sentire e vedere marciumi così giganteschi e anzi consente che vengano pure agevolati con una legge simile.

Delude e ferisce questo silenzio di Bossi, che di fatto collude con chi vuole affossare le indagini serie e di conseguenza con il dare via libera al malaffare dei “terroni” nella sacra Milano e nella sacra Lumbardia, alla faccia di Alberto di Giussano, “Va pensiero” e altre amenità: è un silenzio che fa riflettere e fa riflettere male e amaramente.

E fa scattare accostamenti e ricordi che mandano brividi giù per la schiena nonostante il caldo sahariano. Tipo quanto Bossi ha detto nell’ultimo suo comizio: “Non è vero che la Lega è finita. Dopo di me ci sono i miei figli, e perciò la Lega continua, non è finita”. Questo altro che celtico, è napoletano puro: “E figl so piezz’e core”.

Povera Italia! Povera Milano! Povera Lumbardia!

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