Bossi, Berlusconi, la legge bavaglio: mafia, camorra e ‘ndrangheta ringraziano, Milano piange

di Pino Nicotri
Pubblicato il 16 Luglio 2010 - 11:54| Aggiornato il 19 Settembre 2020 OLTRE 6 MESI FA

Strano comportamento quello di Umberto Bossi sulla legge contro le intercettazioni telefoniche e ambientali.

Se c’è un politico che dovrebbe essere massimamente d’accordo nel mantenere la possibilità di usare con manica larga le intercettazioni telefoniche e ambientali ebbene quello dovrebbe essere Bossi.

Anni fa cominciò Oreste Del Buono col dire che Milano è la più grande città calabrese, poi un prefetto in una intervista spiegò che l’abbondanza di negozi e bar che a Milano aprono e falliscono dopo poco tempo è dovuta al fatto che la mafia calabrese per riciclare i suoi quattrini usa per l’appunto l’apertura e il fallimento di un gran numero di esercizi pubblici. Poi si scoprì anche che le migliori “famiglie” di Platì, epicentro della ‘Ndrangheta, sono tutte presenti a Milano come soci di un club sportivo.

Infine, l’anno scorso c’è stato uno spettacolo teatrale a Vigevano che denunciava ad alta voce l’ingresso a gonfie vele della ‘Ndrangheta nel Milanese, spettacolo del quale potete farvi un’idea gordando guesto video: http://www.youtube.com/watch?v=wszVT_XCXco . È uscito perfino un libro dal titolo chiarissimo: “A Milano comanda la ‘Ndrangheta”, di Giuseppe Caruso e Davide Carlucci, del quale potete farvi un’idea con questo video con intervista a uno dei due autori: http://blogbookshop.blogspot.com/2009/10/libri-milano-comanda-la-ndrangheta-di.html .

E come se non bastasse nei giorni scorsi sia la Repubblica sia il Corriere della Sera hano dedicato ampio spazio alla presenza a Milano della ‘Ndarngheta e non solo.

Giovedì 1 luglio Repubblica nelle pagine milanesi pubblicava, con richiamo nella prima pagina, una inchiesta dal titolo e sommario che non lasciano dubbi: “Nelle case fantasma di Milano i clan espropriano il Comune. Cinquemila alloggi controllati dai boss. E “riassegnati” con graduatoria parallela”. Il tutto corredato da una mappa che segnalava i vari pezzi della città controllati dai vari clan: campani, calabresi, slavi, siciliani, pugliesi e napoletani.