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Putin, obiettivo Odessa, che val bene una Messa, naturalmente ortodossa, la strategia dello zar

di Giovanni Pizzo |25 Marzo 2024 12:49

Putin e Macron

Putin, obiettivo Odessa, che val bene una Messa, naturalmente ortodossa. Vediamo come si dipana la strategia dello zar, dopo che Macron, in un impeto di machismo, ha chiesto, come un Nouvelle Bonaparte, di aprire la campagna di Russia, anche se in Europa nessuno lo segue. Quale è lo scopo allora?

Dimostrare che la Douce France è l’unica Force de Frappe del vecchio continente, e che a lei spetta la guida non solo del nuovo esercito europeo, l’unica che poteva contendergli lo scettro era l’Inghilterra, ma anche della nuova economia di guerra del 2% del PIL, post election day Usa.

Che forse è l’unica strategia industriale che può compensare l’impasse dell’automotive continentale. Meno automobili più carri armati. Anche se tutti sanno che tra poco Zelensky avrà terminato, da attore consumato quale è, la fiction in mimetica. Ogni serie narrativa ha un inizio ed una fine.

La fine di questa lo sceneggiatore Putin l’ha già scritta. Si chiama Odessa, ed il controllo totale del Mar Nero, il suo piccolo Mediterraneo. Li c’è la evocativa Crimea di Balaklava, li la Yalta della teoria delle sfere d’influenza, secondo Putin, ma anche dalla geopolitica, violate dalla Nato.

Chiudendo il Mar Nero e stringendo accordi con l’eterna contraddizione Nato rappresentata dalla Turchia, Putin si assicura un’immensa base navale e logistica, chiudendo lo sbocco al mare di una boccheggiante Ucraina. Alla fine i contadini ucraini saranno costretti a vendere il grano ad oligarchi russi, come ai tempi dell’Unione Sovietica, e la riapertura produttiva di Mariupol sostituirà per l’Europa la Ilva di Taranto, che ha troppi vincoli ambientali sconosciuti ai russi, controllando l’acciaio, fondamentale per l’economia europea.

È una vecchia, antica guerra sulle materie prime, grano e acciaio, pane e spada, che l’oro di Roma o Berlino non può sostituire. L’Europa, ipocritamente, ancora sostiene con dichiarazioni roboanti Zelensky, da Meloni a von Der Leyen, Scholz si sta lentamente smarcando, salvo poi optare per una realistica ritirata strategica, per trattare con il nemico Putin tra qualche mese. Il tempo necessario allo Zar per prendersi Odessa, che val bene una messa. Ortodossa naturalmente.

 

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