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Ripresa grazie a auto: italiani ne hanno comprate 1,3 mln

di Emiliano Condò |4 Novembre 2015 12:08

Ripresa grazie a auto: italiani ne hanno comprate 1,3 mln

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su “Uomini & Business” con il titolo “Ripresa/appesi all’auto”. 

Sta accadendo qualcosa di curioso, ma molto interessante in Italia. Nei primi dieci mesi dell’anno sono stati immatricolati un milione e 330 mila veicoli. Gli italiani, cioè, hanno comprato un milione e 330 mila automobili. E’ ragionevole pensare che entro fine anno le auto acquistate supereranno il milione e mezzo. Per avere un’idea di cosa questo significhi, bisogna ricordare che in Italia, prima della crisi, cioè nel 2007, il mercato delle automobili si era stabilizzato su acquisti pari a 2 milioni e mezzo. Dopo, il mercato è progressivamente sceso fino a andare sotto il milione e mezzo di vetture comprate.

In sostanza, la crisi ha spinto gli italiani a acquistare un milione di automobili in meno rispetto al trend abituale: da due milioni e mezzo a meno di un milione e mezzo. L’anno scorso, ad esempio, si è rimasti a quota un milione e 360 mila.

Adesso, nel 2015, per la prima volta si va oltre il milione e mezzo e tutto lascia pensare che il “recupero” continuerà nei prossimi anni.

Il significato di tutto ciò è doppio. Da una parte c’è la riprova statistica che gli italiani credono nella ripresa: l’automobile è un acquisto importante (e infatti quando c’è crisi è la prima cosa che viene tagliata). Anche perché questo genere di acquisti può essere agevolmente rinviato: se ho soldi magari cambio macchina ogni tre anni, giusto per avere il modello nuovo. Se sono in difficoltà, posso aspettare anche cinque-sei anni, addirittura dieci. Quindi se gli italiani tornano a fare questo genere di acquisti è perché sono più sicuri e si sentono in parte fuori dalla crisi.

Il secondo significato, forse importante quanto il primo, è che di solito si usciva dalle crisi, tipo quella da cui veniamo, grazie all’edilizia. Si aprivano i cantieri e tutto si metteva in moto. Quando l’edilizia va, si diceva, tutto il resto segue.

Oggi non è più così. L’edilizia è sempre al palo (forse perché ormai siamo pieni di case) e a tirare la ripresa c’è la vecchia, cara, automobile.

E questo può far rizzare i capelli in testa ai più decisi degli ecologisti. Ma sbagliano. In un paese come l’Italia, disseminato di paesini e di piccoli centri, l’automobile è di fatto l’unico modo per assicurare una buona mobilità sul territorio. Sulle grandi tratte ci sono i treni e gli aerei, ma certo non possiamo immaginare treni che vadano nei deliziosi centri dell’Umbria, delle Marche o dell’Oltrepò.

Einstein, quando lavorava a Milano, queste gite le faceva a piedi, come faceva anche il grande storico inglese Lytton Strachey, che amava girare appunto a piedi per la Toscana e godersi così il paesaggio e i borghi “da dentro”. Ma è evidente che queste gite a piedi non possono essere esperienze di massa. E l’automobile, quindi, rimane l’unico mezzo che consente di arrivare quasi ovunque in Italia. Ecco perché nei periodi non di crisi mediamente qui si comprano sui due milioni e mezzo di automobili.

Il problema, semmai, consiste nel fare in modo che le auto non siano troppo inquinanti e troppo fastidiose (soprattutto nei centri urbani). Ma questo è un altro discorso. Rimane il fatto che questa volta la ripresa è trascinata dall’auto. E questo è già un passo in avanti rispetto a quando a trascinare era l’edilizia.

Qualcuno dirà: ma siamo passati dal cemento alla ferraglia, dov’è il progresso? La risposta è che un’auto è un manufatto più avanzato (e ormai pieno di elettronica) rispetto a una colata di cemento.

In più c’è  la buona notizia che gli altri due settori in crescita sono quello delle macchine industriali e quello informatico tecnologico. Insomma, non siamo ancora un paese ultramoderno, ma siamo meglio dell’ultima volta he siamo andati in crisi.

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