X

Sara Tommasi, la donna “incrocio” della contaminazione tra prostituzione, camorra, tv e potere

di Mino Fuccillo |9 Marzo 2015 18:08

Sara Tommasi

ROMA – “Il triangolo no, non l’avevo considerato…” cantava qualche anno fa Renato Zero, ma mentre il cantautore romano nella sua canzone faceva riferimento al “classico” triangolo amoroso, cioè a una storia di sesso e affetti a tre, il triangolo in cui si sono imbattuti i magistrati napoletani è di un altro genere. E’ il triangolo che lega il mondo della prostituzione d’alto bordo e in particolare Sara Tommasi al mondo dello spettacolo e dei vip, leggi Lele Mora, Fabrizio Corona…E questi due mondi fanno “contatto” con la politica e l’imprenditoria: la famiglia Berlusconi, in questa tranche d’inchiesta oltre a Silvio compaiono infatti anche i nomi di Paolo, Piersilvio e Marina Berlusconi. Il “triangolo” purtroppo si completa con l’ultimo lato, quello della criminalità organizzata partenopea, il clan Mallardo di Giuliano su tutti. I tre lati del triangolo sono molto diversi tra loro, non possono essere avvicinati, ma geometricamente compongono una figura chiusa. Non è la stessa “gente” quella della criminalità, della prostituzione di lusso, della televisione, dell’impresa e della politica. Non hanno la stessa storia, la stessa vita, tanto meno eventualmente le stesse condotte illegali e responsabilità penali peraltro tutte da accertare. Però funzionano da vasi comunicanti, l’uno “sgocciola” nell’altro e talvolta le acque si fondono per osmosi. La “valvola” di scambio, il punto di incrocio è Sara Tommasi.

Il rapporto tra prostituzione e criminalità è un aspetto rimasto marginale nel cosiddetto Rubygate, almeno nelle riflessioni fatte sui quotidiani. Nell’inchiesta sinora si è parlato soprattutto di personaggi più o meno noti prestati al ruolo di procacciatori di donne e di ragazze che donne ancora non sono perché minorenni. Il mondo della prostituzione più o meno da sempre, e soprattutto nei paesi dove questa è illegale, è legato a doppio filo al mondo della criminalità organizzata, sembra la scoperta dell’acqua calda e probabilmente per i magistrati infatti non si tratta di una scoperta clamorosa. Ma riflettere su questo aspetto considerato sinora marginale e dato quasi per scontato pone ancora una volta l’attenzione sullo “stile di vita” del Presidente del Consiglio che, finendo con il lambire spesso il mondo della prostituzione, caso mai nel ruolo di “utilizzatore finale” (definizione che è un regalo dell’onorevole Ghedini alla lingua italiana), si trova di conseguenza ad avere a che fare anche il mondo della criminalità organizzata e perfino della camorra, mettendosi in una posizione che può essere eufemisticamente definita difficile, rendendosi cioè ricattabile da uomini che hanno fatto del crimine il loro mestiere. Sara Tommasi è un “incrocio” casuale e fortuito ma il convergere lì di molte e diverse strade smonta l’idea diffusa, condivisa e quasi accettata dalla pubblica opinione secondo la quale “andare a puttane” è per un uomo pubblico un fatto privato. Mezza Italia abbondante continuerà a credere che sia così, ma “l’incrocio Tommasi” smentisce nei fatti questa opinione di massa.

Sara Tommasi su tutte incarna il ruolo di trait d’union tra le tre facce della stessa storia. E’ lei che attraverso il suo cellulare e con i suoi sms ha contatti sia con Silvio Berlusconi che con “Bartolo”. Questo Bartolo, al secolo Vincenzo Seiello, è coinvolto nell’inchiesta sui falsari, sulla possibile “produzione” di 250 milioni di euro falsi, e non solo è vicino a Gomorra ma è il tramite che porta anche Fabrizio Corona in questo mondo parallelo. Un legame alimentato dallo stesso Corona che ai “reclutatori” propone anche di mandare, nel ruolo di soubrette e non di prostituta, Cecilia Rodriguez, la sorella della sua fidanzata Belen, soubrette diventata ormai famosa tanto da essere stata chiamata a presentare il Festival di Sanremo. Corona non lavora con la prostituzione, veicola giovani fanciulle nel mondo dello spettacolo. Ma molte di queste ragazze sessualmente si vendono: confini sfumano e diventano labili perché tutti e tutte fanno parte dello stesso “giro”. Giro che ha un “centro di gravità” assodato e palese: Lele Mora.

Il camorrista Bartolo si muove anche lui con disinvoltura nel mondo dello spettacolo e fissa pure incontri a pagamento per le ragazze, anche mentre si trova a Roma nella villa dell’Olgiata del cantante Gigi D’Alessio. Ed è proprio dalla dalla casa del cantante napoletano (estraneo all’inchiesta) che il 9 settembre scorso Bartolo e il suo socio Giosuè Amirante contattano la Tommasi per avvisarla che un imprenditore la aspetta per la serata all’hotel Hilton. Lei accetta. Ma un paio d’ore dopo richiama per dire che non andrà all’appuntamento. “Mi ha chiamata una persona che non vedo da tempo”, spiega. Loro si agitano, le dicono che il cliente è già in albergo, insistono. Poi vanno sotto casa per convincerla. Ma non fanno in tempo a fermarla. Il motivo lo raccontano subito dopo a un tale “Checco” che contattano al telefono.

Giosuè: “Guaglio’ in vita mia non mi è mai capitata una cosa del genere… Mentre stiamo aspettando giù al palazzo che scende ci ha mandato un messaggio: “Giosuè adesso scendo!”… È arrivata, due macchine con le guardie del corpo di Berlusconi! Se la sono venuta a prendere a questa e se la sono portata… guarda è una incredibile!».

La circostanza e il racconto vengono poi smentiti e negati dalla Presidenza del Consiglio, ma qui non importa se sia accaduto davvero che Sara Tommasi sia stata dirottata da un cliente al premier. Importa che i due, il camorrista e l’amico, la ritengano plausibile: nel loro mondo, nel mondo del “triangolo” può accadere.

Una capitolo a parte meritano gli sms che la Tommasi invia al numero privato di Silvio Berlusconi, il suo telefono viene intercettato a partire da dicembre proprio per trovare riscontro alle accuse di induzione alla prostituzione nei confronti di chi la recluta per gli incontri. Annotano i poliziotti nell’informativa: «Le comunicazioni telefoniche danno un quadro indicativo dei tanti contatti prestigiosi che può vantare, ma anche una rappresentazione inquietante della sua personalità fragile e spregiudicata». I primi sms inviati a Berlusconi sul cellulare personale sono molto affettuosi. «Amore ti ho mandato un pensiero da Licia. Spero tu capisca questa volta», scrive il 5 gennaio scorso. Ma pochi giorni dopo usa un tono ben diverso: «Silvio vergognati! Mi hai fatta ammalare… paga i conti dello psicologo». Una settimana dopo torna docile forse perché ha ricevuto una telefonata dal presidente: «Amore perdonami ho visto solo ora la tua chiamata… Se posso fare qualcosa… Bacio grande». E dopo sette secondi: «Mi sei mancato tanto. Spero tu mi possa richiamare presto. Ti amo ancora sai? Lady X». Ma tre giorni dopo, quando per Berlusconi arriva l’accusa di prostituzione minorile, la rabbia della Tommasi esplode. Il primo sms lo spedisce alle 18.24 del 15 gennaio e va avanti fino alle 23.18. «Spero che crepi…»; «Spero che il governo americano inizia a dare lustro a quello ignobile nostrano… la politica è una cosa seria non una barzelletta come l’hai intesa tu». E poi minacce che appaiono farneticanti tipo «riprendi subito Ron (Ronaldinho ndr) nella tua squadra di m… o ti faccio escludere da Obama dai Grandi del mondo» oppure «ci vuole una buona reputazione per governare!!! Anche tu fai festini Dinho deve tornare» e ancora: «Stai abusando di potere… immeritato tra l’altro, vedi processi e quant’altro». Quattro giorni dopo parla con la madre e piangendo le dice: «Non so più dove scappare… sono perseguitata da Berlusconi e da tutti, non so dove mettere le mani». Sara Tommasi non mostra equilibrio e consapevolezza nei suoi sms, ciò che scrive è spesso inattendibilmente folle. Però il numero di telefono del premier lo ha e lo usa. Come ha fatto a suo tempo Conceicao/Michelle, la prostituta brasiliana che aveva in agenda “Rubbi troia” e “Papi Silvio Berluscone”. Così come usa quel numero Marysthell Polanco, la ragazza di Via Olgettina che ha ammesso, rivendicato(?), di aver fatto sesso con Berlusconi. La stessa ragazza che aveva come compagno uno spacciatore di droga condannato ad otto anni di reclusione. Quel numero di telefono è uno dei “luoghi” dove si realizza e si pratica l’osmosi tra mondi lontani e tra loro alieni eppur soggetti a “contatti ravvicinati”.

Tra i contatti importanti che la Tommasi può vantare spunta fuori anche il nome di Fabrizio Del Noce. Alla vigilia di Natale invia al direttore di Rai Fiction Del Noce un sms molto confidenziale che si riferisce ad un loro incontro. Il giorno dopo i due parlano al telefono. Annotano i poliziotti: «Sara dice di essere in partenza per il Marocco, ospite dei reali marocchini, amici di Gheddafi. Sara dice che deve capire di che morte deve morire, nel senso lavorativo, e in particolare quando la farà partecipare alle riprese della serie televisiva “Un posto al sole”. Lui le risponde che ne riparleranno quando torna dal Marocco». Il 6 gennaio, appena torna, invia un sms al ministro La Russa e lo chiama «amore». Poi gli telefona, ma lui le spiega che dovranno risentirsi «perché sono appena tornato dall’Afghanistan». Nulla di incongruo o men che lecito, si parla e si tratta di lavoro. Ma ancora una volta quel che emerge è “l’incrocio”. Non voluto, di cui Del Noce e La Russa non portano nessuna responsabilità. Ma ci finiscono dentro all’incrocio perchè le strade e i “mondi” sono connessi, comunicanti.

Questo è il quadro che emerge dall’informativa della Mobile depositata  in Procura a Napoli. Palazzo Chigi ha già smentito che uomini della scorta del premier si siano mai recati a casa della Tommasi per prelevarla e La Russa afferma di non conoscere la soubrette e di aver solo ricevuto un messaggio strano da lei sul cellulare, circostanza strana visto che non si conoscono ma tant’è. Al centro la figura della Tommasi che, come annotano gli investigatori, è “una personalità fragile e spregiudicata”, e le sue relazioni che mettono in comunicazione tra loro mondi diversi. Con il rischio di un possibile grande ricatto, con la certezza documentata di una grande contaminazione.

Scelti per te