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Decadenza Berlusconi voto palese: che succede a Alfano, Letta, Grillo e Pd

di Warsamé Dini Casali |30 Ottobre 2013 16:42

Decadenza Berlusconi voto palese: che succede a Alfano, Letta, Grillo e Pd

ROMA – Decadenza Berlusconi voto palese: che succede a Alfano, Letta, Grillo e Pd. Il voto in aula sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi avverrà attraverso un voto palese. Lo ha deciso la Giunta per le elezioni con una maggioranza di 7 a 6: decisivo il voto di Linda Lanzillotta di Scelta Civica. Berlusconi, irritatissimo, ha declinato il pranzo con i suoi, non ha voluto vedere nessuno, tanto meno i cosiddetti “governativi”. L’istruttoria condotta dalla Giunta è terminata: c’è lo strumento, il voto in aula, sono definite le modalità, voto palese, c’è ancora incertezza solo sulla data.

L’unica cosa certa è che quel giorno segnerà anche la fine dei giochi  e delle strategie oblique, perché il voto palese, per definizione, impegna tutti alla piena assunzione delle responsabilità. Da Alfano a Letta, da Grillo a Epifani, ognuno ha da perdere qualcosa, ognuno sa che il giorno dopo nulla sarà come prima.

Alfano e il Pdl. A capo della falange “governativa” del Pdl, il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano gioca la partita più insidiosa. Tenere in vita il governo, scommettere sulle larghe intese è finora stata la sua strategia per imporsi come uomo nuovo del centrodestra a un passo dalla deberlusconizzazione. Lui e i suoi voteranno sicuro contro la decadenza, ma quando questa sarà stata votata come faranno a rimanere alleati con i “carnefici” di Berlusconi? Finora, la contraddizione è sempre rimasta sullo sfondo di un’eventualità remota. Il giorno del voto la sabbia nella clessidra di Angelino “uno e bino” (titolo su Sky) sarà inesorabilmente finita: un minuto dopo la decadenza restare al Governo significherà scissione automatica. Oggi il vicepremier è nel guado, può dire sì al Governo e no alla decadenza senza subirne le conseguenze. Se, il giorno del redde rationem, seguirà il capo fuori dal recinto governativo, vorrà dire che Lassie è tornato a casa.

Enrico Letta. Il presidente del Consiglio è legato a doppio filo al coraggio di Alfano: scissione vuol dire sopravvivenza del Governo, un po’ come successe nel corso dell’ultima crisi di fine settembre: oggi questa certezza non ce l’ha, un Pdl che dovesse tenere, che si presentasse compatto con governativi e lealisti dalla stessa parte della barricata, vorrebbe dire fine del Governo.

Epifani e Pd. La decadenza, il voto palese sulla decadenza ha effetti virali, è contagioso: ne sarà investito anche il Pd. Chi finora ha puntato forte sulle larghe intese sa che sparare sul nemico storico Berlusconi equivale a distruggerle. Schiacciare il pulsante sbagliato, cioè favorevole a Berlusconi, davanti a tutti per un democratico vale un suicidio politico davanti agli elettori Pd.

Beppe Grillo. E’ un altro che dal voto segreto avrebbe avuto tutto da guadagnare. Sarebbe bastato inquinare la votazione con qualche suffragio pro Berlusconi per garantirsi lo slogan più efficace della prossima campagna elettorale: questo è il Parlamento che ha salvato Berlusconi, ecco il prezzo delle larghe intese.

Come finirà? Rinviare, rinviare, rinviare. Stante il numero di quanti rischiano di più con il voto palese, vista la lentezza con cui ogni decisione presa diventa esecutiva, a tutti, da Alfano a Letta passando per Napolitano, conviene proseguire sulla strada maestra della dilazione dei tempi sine die. La parola d’ordine, se vogliamo un sinonimo di resistere, sarà “rinviare, rinviare, rinviare”.

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