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Dossier e minacce alla Marcegaglia: perquisita la sede del “Giornale”, indagati Sallusti e Porro

di admin |7 Ottobre 2010 13:48

Emma Marcegaglia

Un presunto dossier contro la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, forse ricatti e minacce dopo le sue affermazioni contro il governo. E ora una perquisizione nella sede de “Il Giornale”, quotidiano della famiglia Berlusconi e un un’indagine a carico del direttore Alessandro Sallusti e del vice Nicola Porro indagati per concorso in violenza privata (art. 610 del codice penale).

La procura di Napoli ha iniziato questa mattina a perquisire la sede de ‘Il Giornale’ e alcune abitazioni di giornalisti del quotidiano milanese. A quanto si è appreso i provvedimenti sono stati disposti dalla procura di Napoli nell’ambito di una inchiesta su presunte minacce, attraverso la raccolta di un dossier, nei confronti del presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, dopo che l’imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del governo in alcune sue dichiarazioni.

I decreti di perquisizione, eseguiti dai carabinieri, sono stati emessi dai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock e vistati dal procuratore Giovandomenico Lepore. L’ipotesi di reato formulata dai magistrati è di concorso in violenza privata. L’indagine sarebbe scaturita da alcune intercettazioni disposte nell’ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei. Dalle conversazioni e da un sms sarebbe emersa la presunta intenzione di una campagna di stampa nei confronti della Marcegaglia.

I pm: sì al diritto di critica, no a quello di coartare. Il diritto di critica da parte della stampa e’ fuori discussione ma il giornalista non puo’ utilizzare i propri scritti ”per coartare la volontà altrui” perché in questo caso si configura un reato, quello di violenza privata. E’, in sintesi, quanto affermano i pm di Napoli Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, nelle motivazioni alla base della decisione di perquisire la sede de ”Il Giornale”.

”Il giornalista – osservano i magistrati – non solo ha ovviamente il diritto di scrivere quanto ritiene necessario per far conoscere alla pubblica opinione, ma ha anche il diritto di criticare e di farlo in modo anche duro, pungente e veemente”. ”Puo’ acquisire – scrivono i pm – notizie e informazioni anche riservate e persino segrete (che anzi secondo il codice deontologico dei giornalisti e’ addirittura tenuto a pubblicare), potendo preservare anche le proprie fonti; ancora il giornalista, fatti salvi ovviamente gli aspetti deontologici, puo’ essere naturalmente fazioso”.

”Tuttavia – sottolineano Piscitelli e Woodcock – il giornalista (e nessun altro) non ha diritto di utilizzare i propri scritti e le proprie pubblicazioni, o meglio la prospettazione di propri scritti e proprie pubblicazioni, allo scopo di coartare la volonta’ altrui”.

A tale proposito i magistrati affermano che quando ciò accade ”si configura il delitto di cui all’art. 610 cp ravvisandosi quello che la Suprema Corte di Cassazione ha definito come lo ‘sviamento dello scopo’ che connota in termini di ingiustizia il male prospettato: nel senso che per configurarsi il reato di violenza privata (ovvero il reato di estorsione, o quello di minaccia semplice, tutte nella fattispecie accomunato nell’elemento costitutivo della minaccia) non e’ necessario che il male sia di per se’ ingiusto, bastando che risulti tale in relazione allo scopo cui la minaccia servi come mezzo”.

Dunque ”e’ l’ingiustizia dello scopo che rende ingiusto il mezzo utilizzato e cio’ anche quando il mezzo non e’ in se’ e per se’ ingiusto”.

L’sms: spostati segugi da Montecarlo. La presunta minaccia della preparazione di un dossier contro Emma Marcecaglia sarebbe avvenuta in seguito all’intervista rilasciata il 15 settembre scorso al Corriere della Sera dalla presidente degli industriali nella quale si esprimevano critiche al governo, con accenni ai conflitti personali (che ”non aiutano la crescita”) e alla campagna di stampa nei confronti di Fini. Un elemento di rilievo secondo i magistrati è rappresentato dal sms inviato il 16 settembre da Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcecaglia: ”Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcecaglia”.

Nella successiva telefonata, pochi minuti dopo, intercorsa tra i due, il giornalista afferma ”…adesso ci divertiamo per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!” aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver ”spostato i segugi da Montecarlo a Mantova” con riferimento – spiegano i pm – alla città centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria.

Gli inquirenti registrano poi una telefonata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset con la richiesta di un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell’avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso Il Giornale e del fatto che la Marcecaglia lo aveva poi ringraziato.

Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un’altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella in cui il giornalista afferma: ”…dobbiamo trovare un accordo perche’ se no non si finisce piu’ qui…la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire…quello che cercavo di dirti e’ che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no…”.

Marcegaglia: percepii il rischio per la mia immagine. La percezione di ”un rischio reale e concreto per la mia immagine e la mia persona…”. Cosi’ il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, interrogata in qualita’ di persona informata dei fatti dai pm di Napoli Piscitelli e Woodcock il 5 ottobre scorso, spiega il suo stato d’animo dopo aver appreso di una presunta campagna che Il Giornale avrebbe avuto intenzione di organizzare nei suoi confronti. Un passaggio della testimonianza del presidente degli industriali è riportato nel decreto di perquisizione eseguito oggi nella sede del quotidiano milanese.

”Dopo il racconto che Arpisella mi fece – dichiara la Marcegaglia – ho sicuramente percepito l”avvertimento’ come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine, tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri”’.

”Il Giornale e il suo giornalista – ha aggiunto – hanno tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti del Giornale stesso concedendo interviste che, per la verita’, io sul Giornale almeno recentemente non avevo fatto… Non mi era mai capitata una cosa simile, e cioe’ non mi era mai capitato che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volonta’ con queste modalita’ per ottenere un’intervista ovvero in conseguenza di dichiarazioni precedentemente rilasciate”.

Feltri: così ci facciamo pubblicità. ”Ci gioviamo di questa iniziativa per farci un po’ di pubblicità”. Cosi’ il direttore editoriale del Giornale, Vittorio Feltri, ha commentato l’inchiesta della procura di Napoli su presunte minacce alla presidente di Confindustria e le perquisizioni nella sede del quotidiano e nelle abitazioni del direttore responsabile e del vicedirettore. ”Non c’e’ un legame – ha spiegato Feltri – tra l’appartamento dei Tulliani e questa vicenda. Sono contento di queste perquisizioni cosi’ si renderanno conto che non abbiamo alcun dossier”.

”Sono amico della signora Marcegaglia – ha spiegato Feltri – che conosco da anni e che stimo anche se lei due settimane fa ha detto che dovevamo smetterla di occuparci delle case dei Tulliani. Noi gli abbiamo risposto a tono dicendo che la presidente di Confindustria non deve intervenire su queste cose”. Alla domanda se e’ a conoscenza dell’esistenza di un’inchiesta sulla presidente di Confindustria, Feltri ha risposto: ”Non so se stanno facendo un’inchiesta sulla Marcegaglia”.

L’ex direttore del quotidiano di via Negri, da alcune settimane passato al ruolo di direttore editoriale, ha quindi proseguito: ”Faccio questo lavoro da quarant’anni e capita a volte che qualcuno mi dia una dritta ma io non so cosa siano i servizi deviati”. All’osservazione che giorni fa il Giornale ha pubblicato una notizia secondo la quale i giornalisti del quotidiano sarebbero stati spiati, Feltri ha replicato: ”questa e’ una cosa grave perche’ chi ce l’ha detto e’ una fonte attendibile”. Prima di salire nel suo ufficio, scherzando e mostrando i polsi come se fossero ammanettati, ha concluso: ”hanno perquisito gli uffici di Sallusti e di Porro, se vogliono perquisiscano anche il mio, gli do le chiavi”.

Cicchitto: perquisizione devastante. ”Vediamo che la Procura di Napoli sta dando il suo contributo alla libertà di stampa perquisendo il Giornale ed alcuni giornalisti – dice ironico il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto – Siamo molto curiosi di vedere le reazioni di coloro che sono mobilitati per il disegno di legge sulle intercettazioni. Siamo ancor più curiosi di capire le ragioni e le conseguenze di una iniziativa che ha aspetti devastanti”, conclude.

L’indagine della procura napoletana, a quanto si è appreso, sarebbe scaturita da alcune intercettazioni disposte nell’ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei. Dalle conversazioni e da un sms sarebbe emersa la presunta intenzione di una campagna di stampa nei confronti della Marcegaglia.

Siddi: grave l’accaduto. ”Suscita grave inquietudine quanto sta accadendo in queste ore al Giornale di Milano, sottoposto per ordine della Procura di Napoli a verifiche e sequestri di documenti e materiali di lavoro del direttore e di altri giornalisti”. Lo dice il segretario nazionale della Federazione nazionale della Stampa Franco Siddi.

”Pur nel rispetto del lavoro dei magistrati e in attesa di un rapido chiarimento su tutta la vicenda, non vorremmo – ha spiegato Siddi – che gli interventi in atto assumessero i caratteri del controllo preventivo sulla stampa. Per l’informazione sono momenti molto delicati, perche’ stanno comparendo sulle tracce del suo lavoro troppi pozzi avvelenati”.

Lupi: è un’intimidazione. ”Ormai siamo alle intimidazioni. La perquisizione della sede del Giornale e la notizia che il direttore Sallusti e il vicedirettore Porro sarebbero indagati per presunte minacce al Presidente della Confindustria, Marcegaglia, sono di una gravita’ assoluta. Aspetto con ansia la reazione dei cosiddetti difensori della liberta’ di stampa ed esprimo tutta la mia solidarieta’ ai giornalisti del Giornale colpiti da una decisione che, oltre ad essere grave, appare assolutamente incomprensibile”. Cosi’ Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera dei deputati.

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