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Pro memoria per interrogatorio a Berlusconi: “Minetti incensurata, Barbara poliziotta…Perché signor Presidente?”

di admin |7 Marzo 2011 18:00

Ruby

ROMA – “Signor Presidente, perché ritenne opportuno che fosse una persona incensurata ad essere incaricata di recarsi presso la Questura di Milano per, come afferma nelle sua dichiarazioni, un’operazione di Stato volta a tutelare rapporti internazionali? La circostanza risulta agli atti della deposizione di Nicole Minetti, era la Minetti la persona che lei riteneva adatta perché incensurata”.

Se sarà interrogatorio, se Berlusconi accetterà interrogatorio, potrebbe essere più o meno così. Non è dato sapere quale sarà l’atteggiamento processuale che Silvio Berlusconi adotterà di fronte ai giudici milanesi, presumibile che renda delle dichiarazioni spontanee e improbabile che si lasci interrogare dai magistrati, è al contrario facile immaginare qualcuna delle domande cui sarebbe chiamato a rispondere. Le questioni sono note e non interessano solo i giudici ed il Tribunale, anche molti cittadini sarebbero interessati a conoscere le risposte. La prima domanda, semplice ed ovvia, potrebbe chiedere conto al Cavaliere del perché ritenne opportuno che una persona “incensurata”, appunto la Minetti, si recasse a prendere in consegna la nipote di Mubarak, Ruby come tale era stata presentata, presso la Questura. Se il problema era quello dei rapporti internazionali del nostro paese a che serve un incensurato, perché un incensurato è preferibile e adatto per la missione? Per essere affidabile presso i funzionari della Questura? Non c’è in questa condizione da “esibire” l’implicita consapevolezza e confessione che la missione non era limpida? Perchè non un uomo o una donna dei servizi segreti che si occupano di simili “situazioni”, e se non i servizi, comunque non serve una persona “incensurata”, casomai una persona che abbia titolo per muoversi a nome dello Stato o del Governo.

Proviamo ad immaginare quali altre domande potrebbero essere fatte al nostro Presidente del Consiglio. “Signor Presidente, perché fu una brasiliana ad attivarsi per salvaguardare l’Italia e scongiurare il rischio di un possibile incidente diplomatico che sarebbe potuto seguire all’arresto o al fermo della nipote dell’egiziano Mubarak?” Già perché fu una brasiliana? Berlusconi non fu avvertito che la nipote del presidente egiziano era finita in Questura dalla polizia e tantomeno dai servizi, e neanche da un qualche suo collaboratore o consigliere e nemmeno da qualche giornalista ben informato. Berlusconi seppe del fermo di Ruby grazie a Michelle Conceicao de Oliveira, una prostituta brasiliana, che lo chiamò al cellulare mentre era a Parigi. Circostanza singolare che di certo meriterebbe qualche spiegazione.

“E perché, signor Presidente, quando la notizia del suo intervento a favore del rilascio della minorenne marocchina da lei conosciuta come nipote del presidente egiziano Mubarak uscì sugli organi di stampa e d’informazione lei, nelle sue prime dichiarazioni, affermò di essere intervenuto come dagli atti “Perché sono una persona di cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ha bisogno”? Perchè non menzionò affatto il problema di Stato?” I maliziosi e le toghe rosse di certo potrebbero sospettare che la “questione di Stato” sia una balla inventata a posteriori dal duo Berlusconi – Ghedini per, come si dice a Roma, mettere una pezza su una storia difficile da recuperare. Da qui la domanda sul perché la questione delle relazioni internazionali venne fuori solo in un secondo momento. Ma anche per chi crede che il Cavaliere sia in buona fede rimane difficilmente comprensibile il perché Berlusconi non chiarì subito e con forza che era intervenuto per il bene dell’Italia in modo da zittire sul nascere qualsiasi polemica ed evitare le successive illazioni. E, soprattutto, perché dire che aveva agito da persona di “buon cuore”, una motivazione un po’ esile e poco verosimile per spiegare le ragioni che portano un Primo Ministro a telefonare ad una Questura per chiedere il rilascio di una persona fermata per reati comuni.

“Perché, signor Presidente, diede alla giovane Karima el Mahroug, meglio nota come Ruby, 187mila euro in tre mesi, cioè 60mila euro al mese circa. Se, come lei sostiene, non si trattava di un corrispettivo per delle prestazioni sessuali, per quali ragioni diede alla ragazza tale somma?” E, se non era in cambio di sesso, per quale lavoro il nostro Primo Ministro ritiene un compenso equo circa 2mila euro al giorno, molti, moltissimi lavoratori sarebbero fortemente interessati a saperlo. Se anche questo fu un “atto di buon cuore” perché Berlusconi, che pure ha una disponibilità economica praticamente illimitata o comunque inimmaginabile per un comune cittadino, decide di regalare 180mila euro a una ragazzina e non donarli ad enti di ricerca, associazioni caritative, enti benefici o magari allo Stato, o perché non decide con un beau geste di non incassare lo stipendio da primo ministro? Avrà forse frainteso il nostro presidente la massima di Mao “colpirne uno per educarne cento”, avrà forse pensato il Cavaliere che la logica “educativa” potesse essere applicata alla ricchezza e che quindi, forse per osmosi chissà, coprire d’oro una ragazzina potesse essere utile a tutti i bisognosi e non solo alla ragazza che aveva di fronte? Domande che rimarranno probabilmente senza risposte, ma domande le cui risposte avrebbero di certo un valore nel processo che vedrà il nostro Premier sul banco degli imputati. Ci sono però anche delle altre domande che, quasi certamente, un pm non porrebbe mai a Berlusconi perché irrilevanti dal punto di vista giudiziario. Irrilevanti si per il processo, ma comunque interessanti.

Dal computer di Barbara Guerra, una delle Olgettine, sono state recuperate alcune foto che documentano spezzoni delle serate di Arcore e non solo. Immagini che sono allegate agli atti processuali ma che, come ha sempre detto il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, non sono “processualmente rilevanti”. Ci sono istantanee di una cena con il direttore del Tg4 Fede, Florina Marincea, Marianne Puglia e altre amiche e amici la sera di sabato 3 marzo 2010 nella casa di Lele Mora, in viale Monza 9. Niente di imbarazzante, se non la prova della conoscenza tra le varie persone. Ma ci sono anche scatti più piccanti, 9 per l’esattezza, che “da un esame Metadati inoculati nei files risultanti gli scatti fotografici – è scritto nella relazione della polizia – si evince che le immagini sono state ritratte utilizzando un iPhone il 24 ottobre 2010 a partire dalle ore 4,51 sino alle ore 4,56”, cioè in piena notte. “Da una verifica circoscritta a tale data e orario, emerge che l’utenza in uso alla Guerra quel giorno impegna la cella ubicata in Arcore, via Buonarroti”, ovvero all’indirizzo di Villa San Martino. Ebbene, scrivono gli agenti, “nel prosieguo delle analisi si riscontravano numerose istantanee che ritraggono la Guerra, da sola, nuda in varie situazioni” e, tra le immagini, ce n’è una che ritrae un bacio tra donne abbastanza osé. Nel file “Immag0130.jpg” “la stessa Guerra si scatta un’istantanea con una finta divisa Police nera, con cappello con visiera e nella mano sinistra un paio di manette ai polsi. La divisa comprende una camicetta scura, apparentemente in lattex, con una generosa scollatura”.

Signor Presidente, se non si trattava di giochi erotici, e visto che il carnevale era già passato, che ci faceva la Guerra a casa sua vestita da poliziotta con una divisa in lattice e le tette al vento? E signor Presidente, ci consenta un’ultima domanda, ci tolga almeno questa curiosità, ma la camera da letto con il letto disfatto e le sue foto da giovane sulle mensole riprese nelle foto, è la sua? E il lettone, è quello di Putin?

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