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Tagli alle Regioni: il governo del “vorrei ma non posso”

di Elisa D'Alto |4 Ottobre 2012 11:45

Mario Monti e Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni

ROMA – “Tagliamo i consiglieri”. Ma dovevano farlo già un anno fa e ora, forse, se ne parlerà ma a partire dal 2013. Ovvero dopo le elezioni in Sicilia e Lazio. “Tagliamo lo stipendio a giunta, consiglio e presidente: massimo 6mila euro”. Ma sempre che le Regioni recepiscano la novità: ovvero firmino per autolimitarsi. “Riduciamo i fondi ai gruppi”: si passa da 40 centesimi per abitante a 20 e sui “monogruppi”, quelli con un singolo consigliere, a quanto pare non ci si può far nulla. E’ il capitolo “tagli alle Regioni” quello che affronta il Consiglio dei ministri di giovedì 4 ottobre. Un capitolo che si può ribattezzare “vorrei ma non posso”: vorrei tagliare in maniera più incisiva ma, per logiche politiche e di opportunità, per pressioni varie, non posso.

Come la riduzione dei Consigli regionali. Oggi, a voce, tutti la auspicano. Ma era stata decisa, nero su bianco, da un decreto dell’ex ministro Tremonti. Parliamo del 2011. Decreto però inattuato da quasi tutte le Regioni a statuto ordinario. Che, evidentemente, hanno fatto finta di nulla. Con il decreto di oggi il governo intende limare i Consigli regionali: in Sicilia da 90 a 70 consiglieri, in Sardegna da 80 a 60, in Friuli da 59 a 49. Ma il tutto a partire dal 2013: Sicilia e Lazio, le prossime Regioni al voto, possono stare tranquille.

Assessori, consiglieri e presidente di Regione devono avere meno di stipendio: un’unica indennità onnicomprensiva. Via diarie, rimborsi e altro che hanno consentito, ad esempio, a Franco Fiorito di arrivare ad avere 30mila euro al mese. L’indennità futura non dovrà superare l’85% del trattamento di un parlamentare. In Toscana, ad esempio, dove è attiva una norma simile, il presidente Enrico Rossi guadagna 6mila euro, i consiglieri 4800. Ma…la norma vale se la Regione la recepisce. E quindi quello che si legge sul decreto non è detto si tradurrà in “pratica praticata”.

Fondi ai gruppi. Si taglia sì, ma non quanto si dovrebbe e quanto si sperava. Ai gruppi politici regionali verrà riconosciuta una spesa di 20 centesimi ad abitante. Oggi sono 40. Niente da fare, a quanto pare, sull’abolizione dei “monogruppi”, quelli con un solo consigliere. Spetterà comunque alle Regioni, nei prossimi 20 giorni, modificare gli Statuti ed accogliere quanto contenuto nel decreto. Si vedrà.

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