Siria: i russi nelle basi americane, rallenta l’attacco turco

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 16 Ottobre 2019 - 08:48 OLTRE 6 MESI FA
Siria: arrivano i russi nelle basi americane, rallenta l'attacco turco

Militari turchi impegnati in Siria (foto Ansa)

ROMA – Siria, nel Nord della Siria, nella zona che l’esercito turco vuole occupare, un cambio della guardia rallenta l’attacco turco. Nelle basi americane arrivano i soldati russi. Accolti con molta disponibilità dagli americani che vanno via, un reportage del La Stampa racconta della scena a Dadat e Umm Miyal: gli americani che mostravano camerate, cucine, armadietti, dispositivi di sicurezza e i russi che prendevano nota e possesso.

Che ci fanno, che sono andati a fare i soldati russi lì, nella città di Manbij? Sono andati letteralmente a mettersi in mezzo. In mezzo tra le milizie jiadiste che avanzavano sostenute dall’aviazione turca e i combattenti curdi. In mezzo tra i blindati turchi con la mezzaluna che scendono da Nord e le colonne siriane di Assad che risalgono da Sud.

La Russia ha di fatto detto basta alla’avanzata dei turchi. E lo ha detto non in diplomazia ma sul terreno. Pattuglie di polizia militare russa controllano mille chilometri quadrati di terreno intorno alla città e aerei russi hanno fermato una colonna jihadista che si dirigeva verso Manbij. Da Manbij si arriva a Kobane. Ma se i turchi e i loro alleati jihadisti non arrivano a Manbij non arrivano certo a Kobane. E i russi, i soldati russi, stanno facendo quel che prima facevano gli americani: con la loro presenza impediscono avanzate e scontri ad alta intensità. Se Erdogan davvero vuole continuare ad ogni costo, allora deve mettere nel conto di ammazzare con armi e fuoco turco soldati russi. Per ora non sembra abbia voglia di farlo, infatti anche l’aviazione turca si muove nelle ultime ore con molta più prudenza, nei cieli ci sono anche i jet russi e sul terreno ci sono i soldati russi.

Dunque le milizie jihadiste mandate avanti dai turchi (soprattutto quell’esercito liberto siriano da sempre quedista ma quando combatteva contro Assad abbastanza coccolato dagli occidentali) hanno preso terreno dove c’erano curdi e ammazzato un bel po’ di curdi (se ne vantano nei comunicati). Ma ora hanno davanti, se vogliono andare avanti, non più solo i curdi ma anche l’esercito di Assad, l’esercito siriano. E in mezzo i russi che hanno detto di essersi messi proprio lì in mezzo proprio perché nessuno vada avanti. Per forzare, attaccare ancora, Erdogan dovrebbe mandare in prima linea i suoi tank, rischiare grosso sul piano militare e politico.

Erdogan racconta al mondo con voce tosta che nulla e nessuno lo fermerà e che i turchi mai si fermeranno. Per ora sul terreno l’offensiva ha rallentato, si è quasi fermata. A rallentare l’inarrestabile avanzata, celebrata dai turchi pure sui campi di calcio con i giocatori turchi arruolati nei reparti speciali della propaganda, sono i russi che sono andati a mostrar bandiera. Stivali sul terreno come dicono i militari: stivali russi al posto, nel ruolo e perfino negli armadietti che erano degli americani.