Politica

Boldrini e Hannoun: una foto che ha bisogno di spiegazioni, nel silenzio della sinistra

C’è una foto su uno dei giornali di domenica (La Verità, in particolare) che avrebbe bisogno di qualche parola in più, meglio di una spiegazione. L’immagine mostra il viso sorridente dell’onorevole Laura Boldrini che stringe la mano con cordialità al signor Mohammad Hannoun, il leader dei palestinesi italiani arrestato con altri sette “amici” per aver mandato 7 milioni di euro ai terroristi di Hamas. Un altro milione e mezzo era nascosto in un appartamento “visitato” nei giorni scorsi dagli inquirenti. Per carità, siamo garantisti e quindi vogliamo aspettare che cosa diranno alla fine le indagini della magistratura.

Quello che vorremmo avere subito è un chiarimento da parte dell’ex presidente della Camera sulla foto in questione piuttosto singolare (eufemismo). Siamo forse ambigui? Può darsi, ma proprio per questo sarebbe bene che la deputata del Parlamento italiano si esprimesse a proposito. Non a parole, con una dichiarazione scritta che non ammetta equivoci. Ad esempio dove aveva incontrato Hannoun e per quale ragione? Come mai finora nè lei, nè la Schlein, nè Giuseppe Conte si sono sentiti come avviene di solito nelle migliori occasioni?

Immaginiamo una scena del genere in un palcoscenico diverso, dove a stringere la mano al presidente dei palestinesi italiani fosse stato un esponente della destra. Per settimane, se non per mesi, la polemica avrebbe infiammato la minoranza: si sarebbero fatte mille congetture, si sarebbe arrivati a chiedere (naturalmente) le dimissioni di Giorgia Meloni e dell’intero governo che lei guida da tre anni.

Invece, silenzio assoluto se si eccettuano le parole di Scotto, Provenzano e Serracchiani delegati probabilmente dalla segretaria del Pd che ha preferito il mutismo. Da lei, cioè da Elly, nemmeno una frase, una sillaba su quella inchiesta che deve far riflettere nella speranza che noi tutti (per la tranquillità del Paese) si possa vivere senza preoccupazione. Se si va oltre ogni limite le perplessità aumentano e con lei i pericoli che debbono essere immediatamente combattuti e vinti.

Mohammad Hannoun (Ansa)

Per essere sconcertati non ci vuole molto: basta leggere una frase intercettata dagli inquirenti. La firma è quella del presidente Hannoun il quale sosteneva (sic): “Noi ci sacrifichiamo con i soldi , loro con il sangue”. Chi sono loro? I terroristi di Hamas che il 7 ottobre del 2025  uccisero centinaia di israeliani, rapendone molti altri lasciati morire nei sotterranei di Gaza. Ora se tutto questo sarà dimostrato dall’inchiesta di Genova dovremmo dire bravi agli inquirenti e chiedere nel contempo a quelle forze politiche che tentennano di non parlare di strumentalizzazioni, nè di nascondere le magagne che non si possono più negare.

A non fare nessun commento sugli arresti, l’ex presidente della Camera è in buona compagnia: sono con lei alcuni esponenti dei verdi e della sinistra oltre che l’onnipresente (in questi casi) Alessandro Di Battista e la signora Albanese la quale continua ad imperversare nelle aule scolastiche predicando il suo verbo.

È chiaro che mai come ora, in via del Nazareno, sede del Pd, si sia piuttosto allacciati. I pro Pal non la smettono di farsi pubblicità. Se possibile sono diventati più arroganti emarginando i riformisti come l’europarlamentare Pina Picierno. Giuseppe Conte tira l’acqua al suo mulino e non apre bocca. Gli basta ascoltare le parole del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: “Inutile parlare di ruoli senza un programma”, dice. Per il presidente dei 5Stelle sono corde di violino che giungono ai suoi orecchi. Da quanto tempo sostiene le stesse cose? Manfredi va oltre. “Le primarie non servono, basterebbe sedersi attorno a un tavolo e decidere con il buon senso e la razionalità”.

Si continua a litigare a sinistra, ma nemmeno la destra è da meno. Siamo in campagna elettorale, il referendum sulla riforma della giustizia non è lontano. L’input è la raccolta delle firme per rispondere con un no secco agli interrogativi che si pongono a chi vota. “Ne sono state raccolte a migliaia”, scrive il Fatto di questa mattina. “Il governo cominci a tremare”. “A noi bastano i sondaggi “, replicano a destra, sbalordendo quanti seguono la vita politica nella speranza che si possa trovare almeno uno straccio di accordo sui problemi più urgenti che assillano il Paese.

Non è così, purtroppo. Le divisioni aumentano, gli interventi a gamba tesa sono innumerevoli. Il più presente di tutti è, facile indovinarlo, Matteo Renzi che nell’ultimo anno è stato intervistato 173 volte. Va oltre: stamane sul Foglio in prima pagina trova spazio un suo lungo articolo in cui spiega come si può battere certamente Giorgia Meloni alle politiche del 2027. Con i suoi voti fermi da anni al due per cento?

Published by
Bruno Tucci