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Come reagire al 30% di Trump? No alla guerra dei dazi, ecco come uscirne

Dal primo agosto saremo tutti più poveri? Lo schiaffo di Trump all’Europa è di quelli che lasciano il segno: dazi al trenta per cento e se ci sarà una reazione questa tassa potrebbe aumentare fino a diventare un vero KO.

È inutile nasconderlo o girarci intorno: secondo un primo sondaggio, la perdita potrebbe superare i 35 miliardi di euro con danni incalcolabili per la nostra agricoltura e non solo. Ma anche per tutti noi che ogni anno veniamo tartassati dal fisco.

L’equazione è semplice: se gli affari vanno male, il prodotto costa di più e chi ne fa le spese sono coloro che debbono combattere ogni giorno con il bilancio familiare.

La letterina di Trump

Come reagire al 30% di Trump? No alla guerra dei dazi, ecco come uscirne (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Pensare che tutto potrà risolversi perché Trump ogni giorno una ne fa e cento ne pensa sarebbe un errore imperdonabile. Siamo di fronte ad una situazione che potrebbe costarci molto cara se l’Europa non saprà come reagire.

È proprio questo il primo dilemma: che fare dopo la letterina piena di belle parole, ma anche di minacce? Usare il pugno di ferro e combattere a viso aperto contro gli Stati Uniti, e cioè contro l’alleato di sempre? Rompere il patto che lega dalla fine della seconda guerra mondiale le due sponde dell’Oceano?

C’è chi non ha dubbi in proposito. Chi poteva essere se non il solito Emmanuel Macron che parla solo per tentare di essere il primo della classe? Reagire con le contromisure uguali e contrarie e aprire una guerra commerciale che al 99, 99 per cento ci vedrebbe sconfitti., sarebbe un grande sbaglio .

La risposta ai super dazi

Allora, la risposta deve essere più razionale, ponderata. Certo, la sinistra italiana gongola e continua a ripetere che “lo avevamo detto di non fidarci di Trump”: invece, si è voluta creare una “nuova amicizia” apparsa falsa al primo vero appuntamento. 

Elly Schlein è scatenata. Dovrebbe studiare insieme con i “nemici italiani” una strategia per poter superare la prossima inevitabile crisi. Al contrario pensa solo ad attaccare la maggioranza, ma soprattutto la premier.

“È una follia autarchica”, ripete come un refrain. “La nostra ritorsione dovrebbe avere il carattere della cosiddetta proporzionalità”. In parole semplici, se tu mi dai un ceffone, io non ti porgo l’altra guancia, ma te lo restituisco con maggiore violenza.

Si cerca di trovare mercati alternativi, cioè a dire: se non avremo più con gli Stati Uniti quel rapporto che favoriva il nostro mercato, si guardi altrove, verso altri grandi potenze.  Ce ne sono eccome. pensiamo all’India e, perchè no, alla Cina. Discorso semplice, ma di difficilissima soluzione.

Non si trovano dall’oggi al domani nuovi clienti che possano dare quel respiro necessario all’Europa. Bisogna rimanere con i piedi in terra e non fare impossibili voli pindarici.

Secondo la Meloni e i suoi alleati, la tattica da seguire è una sola: quella negoziale. Vale a dire, aprire una trattativa che possa portare a più miti consigli Trump.

“Niente affatto”, risponde la minoranza. “Quando si è di fronte a tariffe sconvolgenti è necessario mostrare i muscoli”. Il ritornello è sempre lo stesso: quello di portare acqua al proprio orto, infischiandosene del resto. “Meloni è stata fregata dal suo amico”. insiste Angelo Bonelli. “Ci aspettiamo una reazione netta e forte”. 

Al disastro economico e sociale che potrebbe coinvolgere il vecchio continente chi ci pensa? Purtroppo, i primi sintomi non sono affatto positivi: le borse hanno reagito male. È una cartina di tornasole non positiva. Però, occorre reagire e non chiudersi in se stessi.

Ecco perchè la tattica che va verso il negoziato è la più razionale. In fondo, se si leggono bene le parole scritte da Trump nella “lettera di Natale”, si apre uno spiraglio quando si scrive che in futuro la storica amicizia fra Italia e Stati Uniti potrà dare risultati diversi.

Dunque, sembra essere  questa l’unica strada da seguire nel tentativo di riportare i dazi a percentuali diverse, le stesse degli ultimi anni, cioè dalla fine della seconda guerra mondiale sino ad oggi. 

Il Pd pensi a risolvere i suoi problemi interni, la destra a non dividersi quando si tratta di ius scholae o di fughe in avanti di Matteo Salvini,

Ora i problemi sono altri e ben più importanti. Se Macron vuole dimostrare che “la Francia è sempre la Francia”, noi potremo rispondergli che l’Italia è il paese della cultura, da sempre. E con essa è arrivata ad essere la Nazione che tutti, non a caso, vogliono venire a visitare. 

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Bruno Tucci