Cosa succede nel Pd? Intrighi e capriole, mentre Trump imperversa e Meloni astutamente tace - blitzquotidiano.it (Donald Trump e Giorgia Meloni nella Foto Ansa)
Definiamolo così: un partito singolare.È il Pd a farlo credere: con i suoi atti, le sue contrapposizioni, i suoi atteggiamenti.
In via del Nazareno a Roma, siede la prima donna dei dem. È una signora che “non abbiamo visto arrivare”: è lei a confermarlo con supponenza. Infatti, quando si andò a votare alle primarie, il favoritissimo si chiamava Stefano Bonaccini, governatore uscente dell’Emilia-Romagna. I vertici del partito non avevano dubbi e si aspettava soltanto la consacrazione ufficiale. Quando, invece, ci si rivolse “alla plebe”, accadde il ribaltone ed Elly stravinse. Era la vice che metteva sotto il capo.
Poteva succedere il finimondo, non accadde nulla perchè il perdente fu nominato presidente del Pd e tutto finì a tarallucci e vino. Interrogativo: quanto poteva durare una simile farsa? Poco, pochissimo. Bonaccini, dall’alto della sua carica, divenne il portavoce e il primus inter pares degli oppositori che non digerivano affatto la svolta rivoluzionaria a sinistra della Schlein. “Datti da fare”, gli diceva la minoranza, “Dobbiamo cambiare le carte in tavola se vogliamo mandare a casa nel 2027 la Meloni e il suo governo”.
Si fidava di lui quella pattuglia di dissidenti nelle cui fila c’erano uomini di spicco. Non tanti, in verità, ma con un passato storico invidiabile. Si aspettava solo il momento propizio per dare il benservito alla segretaria. L’occasione buona potevano essere le amministrative, però i risultati dettero ancora una volta ragione alla Schlein.
Tutto rimandato ad un prossimo appuntamento. Che probabilmente ritarderà ancora perché il presidente degli oppositori ha accettato di entrare in segreteria, cioè nelle stanze che contano, lasciando con un palmo di mano coloro i quali confidavano in lui. “Faremo un grande lavoro”, pare abbia confidato Bonaccini agli ormai suoi ex amici. In che modo? Abbandonandoli in un cantuccio dove è difficile raggiungere quei risultati che si proponevano?
Comunque, per un politico di razza, è una decisione comprensibile. Si può rimanere fuori dai grandi giochi se un tempo sei stato il governatore di una regione così importante?
Se questa si chiama unità che fa rima con campo largo, si deve dar ragione a Giuseppe Conte quando ritiene che per arrivare ad un patto con gli altri partiti della sinistra bisogna mettere nero su bianco. Un accordo ben preciso, senza il minimo doppio giochismo. “Scripta manent, verba volant”, ripetono all’unisono i pentastellati e francamente non si può dare loro torto se nel Pd avvengono gli episodi che abbiamo raccontato.
“Fanno a gara a chi ha il pugno più chiuso” (copyright del “Giornale), si sostiene ironicamente. Così è quando si parla della manovra economica ancora in discussione alla Camera, della sicurezza, dei migranti irregolari. I quali, ora potranno essere espulsi senza essere ostacolati da mille burocrazie o da giudici politicizzati.
E’ un tema questo su cui l’opposizione non demorde. Libero ingresso nel nostro Paese anche se poi le conseguenze le paghiamo in tanti.
Non è l’unico argomento su cui la sinistra si impegna. Nell’occhio del ciclone c’è di continuo Giorgia Meloni la quale è sempre responsabile di tutto anche se si parla di un tema che non ha mai sognato di affrontare.
I centri in Albania saranno un flop pure se la commissione europea ha considerato l’Egitto, la Tunisia, il Marocco e il Bangladesh paesi sicuri. Giorgia non farà da ponte tra l’Italia e gli Stati Uniti perché Trump si è allontanato dal vecchio continente. Ora ci umilia, ci considera inutili e poco intelligenti.
“Mi fido della Meloni”, ripete come un ritornello Zelensky, ma il leader ucraino non è più nel cuore del presidente americano. “Accetti il mio piano e non rifiuti le elezioni nel suo Paese”, rincara Donald. “Non ho paura del voto se sarà garantita la sicurezza”, risponde a tono il leader di un Paese che è stato aggredito.
Meloni guardinga
E’ chiaro che in un momento così difficile e delicato la premier sia guardinga, proceda con i piedi di piombo, misuri le parole anche quelle poche che i giornalisti le strappano. “Non è facile mediare se i due litiganti non hanno nemmeno un punto in comune”, afferma la Meloni.
Ma, nonostante la prudenza necessaria e indispensabile in determinate circostanze, per la sinistra Giorgia è sempre succube di Trump ed è pronta a baciargli la pantofola. Zelensky è di avviso contrario: “Sono sicuro che ci aiuterà e sarà sempre dalla nostra parte”.
Anche Leone XIV continua a parlare di pace e di concordia: saranno ascoltate le sue parole? Previsioni è impossibile farne perché i grandi della terra sono ondivaghi: un giorno sono favorevoli, l’altro contrari. Dobbiamo avere speranza, “l’ultima dea” la considerava Ugo Foscolo. Siamo con lui.
Ieri mattina, mi sono svegliato e, dopo aver letto i giornali, ho deciso di cambiare cittadinanza. Voglio diventare australiano. Sapete perchè? In quel lontano paese ai giovani che non hanno compiuto sedici anni i social saranno proibiti. Pensate che bello se accadesse anche in Italia. A pranzo e a cena genitori e figli tornerebbero a parlare senza l’incubo di un cellulare che squilla a cui i ragazzi non possono rinunciare. Accadeva un tempo alla mia generazione di discorrere a tavola e di imparare. A dire il vero non ci siamo trovati male. Anzi.