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Emergenza antisemitismo, dolore dopo la strage alla festa ebraica di Sidney. Le comunità ebraiche italiane chiedono più sostegno

Emergenza antisemitismo. La mattanza islamista alla festa ebraica di domenica 14 sulla spiaggia australiana di Sydney – due attentatori (padre e figlio) legati all’Isis, 15 morti, decine di feriti – ha moltiplicato paure nella comunità, polemiche nel mondo, l’ira di Netanyahu (“L’Australia ha gettato benzina sul fuoco del l’antisemitismo“) rinfacciando al collega di Canberra, cioè il primo ministro australiano Anthony Albanese, “il riconoscimento dello Stato palestinese”. Non solo: “È da agosto”, come ha scritto il Times of Israel, che Bibi informa gli australiani – nero su bianco –  sostenendo che “l’odio per gli Ebrei infesta le vostre strade. L’Antisemitismo è un cancro. Si diffonde quando i leader rimangono in silenzio. Dovete sostituire la debolezza con l’azione”. Apriti cielo! Su Netanyahu è piovuto di tutto. Ora, al netto delle sue azioni (gravissime) a Gaza, “possiamo per un giorno non parlare contro Netanyahu?” (Paolo Mieli ospite a In Onda, La7). Condividiamo. Partiamo dal’Italia allertata. Mercoledì vertice al Viminale. L’odio social può armare la mano degli squilibrati. Si teme il “rischio emulazione”.

Cresono i brutti episodi

L’Osservatorio antisemitismo (Cdec Onlus, Milano) ha certificato ben 890 episodi di ogni genere nei primi nove mesi del 2025. Si parla di diverse tipologie: diffamazione e insulti nei mass media, nel web; discriminazione, violenza contro le persone, minacce; vandalismi, graffiti, grafica. Il fenomeno è in netta crescita, in Italia e in Europa. L’Ucei (L’Unione delle 21 comunità ebraiche in Italia) è fortemente preoccupata. “L’allarme è costante” dice Noemi Di Segni, presidente dal 2016 della Unione. E chiede “urgenti norme di legge per arginare le stragi annunciate e pericoli sottovalutati anche qui in Italia da chi dà spazio alle menti che hanno scelto di spegnere la luce della ragione”. E aggiunge: ”Il dolore diventa rabbia al pensiero di tanti appelli fatti per arginare odio e violenza, per avvertire che il pericolo è dentro le nostre città“.

Due posizioni: istituzioni e società

In Italia è d’obbligo fare una distinzione: da una parte istituzioni e forze dell’ordine che assicurano agli ebrei italiani una tutela continua e coerente. Molto diversa è la situazione nella società, come dice L’Ucei. E precisa: ”La lotta all’antisemitismo è ferma in tutti i corpi intermedi come sindacati, Ong, associazioni e nei luoghi di educazione per eccellenza, cioè scuole e università. Anche i partiti di opposizione esprimono posizioni deboli salvo lodevoli eccezioni”.

In buona sostanza gli ebrei italiani chiedono attività di contrasto all’antisemitismo nei settori della formazione, della cultura, della scuola. E poi una costante verifica sul mondo dei social. Dunque il problema c’è e va affrontato a ogni livello. Il console onorario di Israele Marco Carrai allarga l’orizzonte: ”L’occidente asseconda l’odio, troppi distinguo nella condanna delle stragi”. Come non dargli ragione?

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Enrico Pirondini