Politica

La corsa al Centro in vista delle elezioni 2027, ma convincere gli astenuti non è cosa facile

La corsa al centro continua. Tranne Elly Schlein, sono tutti convinti che alle elezioni politiche del 2027 trionferà solo chi si assicurerà quella folla di astensionisti che oggi supera il 50 per cento di chi si reca alle urne. Chi sono questi personaggi misteriosi (ma non troppo) diventati l’ago della bilancia politica? Non è facile individuarli perché sono ondivaghi, incerti, sempre sul punto di decidere per poi ritrarsi. Ma è fuor di dubbio che questa grande voglia di accaparrarsi quelle preferenze, significa soltanto una cosa: gli italiani non si fidano più tanto di chi li guida e vanno alla disperata ricerca di qualcosa di nuovo.

Una recente statistica ritiene che gli italiani ripongono una sicura fiducia soltanto sul presidente Sergio Mattarella e sulle forze dell’ordine. Scuola, comuni, addirittura la Chiesa, i sindacati vengono bocciati. Che cosa vuol significare questo se non uno sfrenato desiderio di cambiare pagina? D’altronde un esempio significativo lo abbiamo avuto qualche anno fa, quando il “vaffa” di Beppe Grillo riuscì a portare i 5Stelle su una vetta insperata tanto da diventare il partito di maggioranza. Ora, tramontata o quasi quella ubriacatura, si torna a sperare in una qualche novità che faccia compiere al Paese quel balzo che tutti si augurano.

C’è chi ricorda i tempi della Democrazia Cristiana e sogna un passo indietro, ma anche volendo usare tutta la benevolenza di questo mondo nei confronti di quel periodo, sarà necessario ricordare che i tempi sono cambiati, che gli anni non passano invano, che non si può essere ottimisti volgendo lo sguardo al passato e non al futuro. Ecco, allora spiegata in un certo qual modo la corsa sfrenata verso idee nuove che non dimentichino completamente quel che di buono ci siamo lasciati alle spalle. È convinzione comune, anche dei più autorevoli commentatori, che sarà il centro l’obiettivo che è indispensabile inseguire e raggiungere se si vuole avere qualche speranza di costruire un Paese diverso in cui i litigi, le violenze verbali, le divisioni siano soltanto una moda passata. Maggioranza e opposizione viaggeranno sempre su binari diversi, ma non per questo il braccio di ferro politico dovrà andare oltre il lecito. Gli appuntamenti di grande interesse (forse determinanti) sono due: il referendum sulla riforma della giustizia, ormai alle porte, e le politiche del 2027. Si studiano i piani, si cercano progetti che possano mettere KO l’avversario.

Tutto vero, tutto sacrosanto, però il grande passo da compiere è quello di convincere i più riottosi a tornare alle urne. In che modo? Dimostrando moderazione e buon senso. Sono quasi tutti convinti che questa sarà la mossa vincente. L’unica a suonare un campanello diverso è la segretaria del Pd che ha in mente un solo traguardo: quello del campo largo, cioè di un asse a sinistra, l’unico in grado, secondo lei, di sconfiggere l’attuale maggioranza. Un primo significativo passo avanti lo si è avuto nelle recenti elezioni amministrative, dove il Pd e i suoi cespugli sono riusciti a vincere anche se i sondaggi li davano già favoriti.

Se si analizza bene la situazione, si vedrà che pure fra i dem la voglia di centro non è sempre in minoranza. Ci sono i riformisti che vorrebbero un partito meno spostato a sinistra, quindi più orientato al centro, ci sono molti big del passato che sono contrari alla “rivoluzione” della Schlein e si augurano che il Pd scelga una strada diversa per il futuro. Che cosa vuol significare questo trambusto se non trovare un sentiero più sicuro che tranquillizzi coloro che vorrebbero appartenere ad uno schieramento più moderato dove far confluire gli assenteisti vecchi e nuovi? Il padrino di una convinta svolta al centro è Ernesto Ruffini, l’ex direttore dell’agenzia delle entrate che sogna un governo nazionale in cui convergano tutti quei partiti che usino la prudenza e l’intelligenza per andare avanti senza scossoni.

D’accordo, ma la destra di Giorgia Meloni che guida da tre anni il nostro Paese con un forte consenso degli italiani dove la mettiamo? Hai voglia a parlare di un tranquillo ritorno al passato se poi a Palazzo Chigi governano tre forze che con quel periodo non hanno nulla a che fare. Autorevoli commentatori la pensano in modo diverso perchè da quando è diventata premier la donna che inventò Fratelli d’Italia ha, sia pure in parte, cambiato il suo atteggiamento. È un europeista convinta, apprezzata da molti capi di stato e di governo che si radunano a Bruxelles, una signora che fa scrivere a molti importanti quotidiani inglesi che è l’artefice di un’Italia più autorevole che potrebbe essere in futuro la vera “pontiera” tra le due sponde dell’Oceano Atlantico. Insomma, “una Mario Draghi in gonnella”, pronta a dirigere un’orchestra diversa anche se sempre conservatrice e nemica della sinistra oltranzista e non.

Per ora queste sono soltanto belle parole. Servono i fatti per convincere gli italiani che si sono allontanati notevolmente dalla politica. Per  colpa di chi, se non di quelli che siedono in Parlamento? Camera e Senato senza distinzioni di sorta.

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Bruno Tucci