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La vicenda della Ong inventata da Israele che distribuirà cibo solo nel Sud della Striscia

Cosa sta succedendo a Gaza dopo l’annuncio del governo israeliano sull’apertura agli aiuti? Dopo settimane di assedio e carenza di beni essenziali, il governo israeliano ha annunciato l’intenzione di facilitare l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Vediamo nel dettaglio in che modo Israele prevede di aiutare la popolazione palestinese e come verrà gestita la distribuzione di cibo e beni di prima necessità.

Una sola Ong autorizzata, la Gaza Humanitarian Foundation

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di affidare interamente la distribuzione degli aiuti umanitari a una sola organizzazione non governativa, la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta anche dagli Stati Uniti. Si tratta di una Ong registrata in Svizzera l’11 febbraio di quest’anno i cui finanziatori, come rilevato dal Financial Times, non sono stati resi pubblici. L’unico nome noto è quello di Jake Wood, il direttore esecutivo della fondazione. Wood si è però dimesso nella giornata di ieri “con effetto immediato” a causa dell’”impossibilità di implementare il piano rispettando i principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza”.

La Ghf è attualmente l’unica organizzazione autorizzata da Israele a operare all’interno della Striscia, prendendo il posto di circa 200 Ong e agenzie delle Nazioni Unite che fino ad oggi avevano gestito la distribuzione di aiuti per circa due milioni di persone.

La riduzione drastica dei punti di distribuzione

Il passaggio alla gestione alla Ghf sta comportando una forte riduzione dei punti di distribuzione: dai circa 400 presenti in precedenza si passerà a soli quattro grandi centri tutti situati nel sud della Striscia, secondo quanto riportato da un diplomatico europeo al quotidiano Haaretz. Questi siti, chiamati Secure Distribution Sites (Sds), saranno sorvegliati da mercenari di due compagnie private israeliane, pronte ad agire in caso di problemi, secondo quanto scrive il Financial Times.

La vicenda della Ong inventata da Israele che distribuirà cibo solo nel Sud della Striscia (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Lo spostamento forzato verso sud

La collocazione esclusiva dei centri nel sud della Striscia sta di fatto costringendo i palestinesi residenti nel nord ad abbandonare le loro abitazioni per avvicinarsi ai punti di distribuzione. Questo spostamento coincide con uno degli obiettivi dichiarati della campagna militare israeliana “Carri di Gedeone”, lanciata all’inizio di maggio, che prevede lo svuotamento di gran parte del nord della Striscia.

Già a inizio mese, l’esercito israeliano aveva proposto la creazione di pochi grandi centri per la distribuzione degli aiuti con sistemi di identificazione biometrica ai cancelli d’ingresso. L’Onu e diverse Ong avevano respinto tale proposta, parlando di “sfollamenti forzati a fini politici e militari” e ribadendo che “gli aiuti umanitari non dovrebbero mai essere usati come strumento di pressione”.

Il nuovo sistema di distribuzione affidato esclusivamente alla Ghf, con accesso tramite riconoscimento facciale o altri metodi simili, ricorda molto da vicino la proposta iniziale delle forze armate israeliane. Si tratta, secondo molti osservatori, di una strategia per controllare e condizionare la vita dei palestinesi attraverso gli aiuti umanitari, trasformati in uno strumento politico in un contesto di crisi umanitaria acuta.

Le contraddizioni  di Netanyahu

Il 19 maggio, Netanyahu ha dichiarato che Israele consentirà il passaggio di una quantità minima di cibo e medicinali per evitare “morti per fame”, poiché una simile crisi “comprometterebbe la prosecuzione dell’operazione contro Hamas”. Ma alla luce degli sviluppi attuali, molti analisti ritengono che si sia trattato di una mossa tattica e non di una reale apertura umanitaria.

Le dimissioni del direttore della Gaza Humanitarian Foundation

La fondazione aveva annunciato il 14 maggio l’intenzione di distribuire circa 300 milioni di pasti in un periodo iniziale di 90 giorni. Tuttavia, l’Onu e numerose Ong hanno già fatto sapere che non collaboreranno con la Ghf, accusata di essere troppo legata agli interessi del governo israeliano.

Il direttore esecutivo della Gaza Humanitarian Foundation, Jake Wood, ha nel frattempo annunciato le sue dimissioni con effetto immediato, ribadendo l’impossibilità di portare avanti la missione della fondazione nel rispetto dei principi umanitari fondamentali. Il primo punto di distribuzione è stato comunque aperto ieri, secondo quanto confermato da funzionari israeliani all’emittente pubblica Kan. Altri siti dovrebbero aprire nei prossimi giorni. La Ghf ha intanto espresso “profondo rammarico” per le improvvise dimissioni del suo amministratore delegato.

 

Published by
Lorenzo Briotti