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“Moon first”, la Luna di Trump (prima di Marte): l’ordine esecutivo per un nuovo allunaggio entro il 2028

“The moon first”: prima la Luna, è l’ultima aspirazione del presidente americano. Ultima, ma già abbondantemente coltivata durante il primo mandato: l’espansionismo a stelle strisce punta ad allargare i confini fuori dai limiti terrestri. La Luna sì, da sfruttare in senso strategico e commerciale, non Marte, come nei sogni di Elon Musk.

Donald Trump ha confermato di voler riportare gli astronauti sulla Luna il prima possibile, mettendo in secondo piano le future missioni su Marte. In un ordine esecutivo sulla sua politica spaziale, Trump ha dichiarato di voler riportare gli americani sul satellite della terra entro il 2028, nell’ambito del programma Artemis della Nasa, lanciato durante il suo primo mandato alla Casa Bianca.

Avamposto lunare permanente entro il 2030

Il presidente deve essersi schiarito le idee a proposito dei viaggi spaziali. Nel 2019 non passò inosservato un tweet apparso farneticante: “Con tutti i soldi che spendiamo, la Nasa non dovrebbe parlare di andare sulla Luna. Lo abbiamo fatto 50 anni fa. Dovrebbero concentrarsi sulle cose molto più grandi che stiamo facendo, compresi Marte (di cui la Luna fa parte), la Difesa e la Scienza”. Nessuno ne ha mai compreso il senso, di sicuro il presidente ha cambiato idea, o qualcuno gliel’ha fatta cambiare.

Che il progetto sia concretissimo lo dimostra anche la circolazione delle bozze di un “Manuale operativo per l’economia commerciale lunare”: autori, specialisti Nato e di colossi privati come Lockheed Martin, Northrop Grumman, SpaceX, Blue Origin.

“Moon first”, la Luna di Trump (prima di Marte): l’ordine esecutivo per un nuovo allunaggio entro il 2028 (frame youtube)

Un simile allunaggio “affermerebbe la leadership americana nello spazio, porrebbe le basi per lo sviluppo economico lunare, preparerebbe il viaggio verso Marte e ispirerebbe la prossima generazione di esploratori americani”, si legge nell’ordine esecutivo.

Il documento afferma inoltre che la Nasa spera di installare “i primi elementi di un avamposto lunare permanente entro il 2030” e conferma i piani per l’installazione di reattori nucleari “sulla Luna e in orbita”.

Allunaggio, SpaceX di Musk non è pronta

Attualmente, il ritorno degli americani sulla superficie lunare è previsto per la metà del 2027 con la missione Artemis 3, ma la tempistica è stata ripetutamente posticipata.

Gli esperti del settore affermano che è probabile che subisca un ulteriore ritardo, poiché il modulo di atterraggio lunare in fase di sviluppo presso la SpaceX di Elon Musk non è ancora pronto.

L’ordine esecutivo di Trump esercita una maggiore pressione sia sulla Nasa che sul settore spaziale privato affinché raggiungano gli obiettivi dell’amministrazione.

Accordo sulle reti di comunicazione lunari firmato da Leonardo

A questo proposito, perché l’allunaggio per ordine esecutivo non sia da considerare un’altra delle manie del “lunatico” e imprevedibile presidente, è forse istruttivo segnalare  l’accordo sulle reti di comunicazione per le future basi lunari firmato da Leonardo, Telespazio e l’azienda americana Intuitive Machines.

Costruire reti e rendere possibili servizi per le comunicazioni e la navigazione sulla Luna: è questo l’obiettivo dell’accordo di cooperazione strategica siglato tra Leonardo, Telespazio (joint venture Leonardo 67%, Thales 33%) e l’azienda americana Intuitive Machines in vista delle future missioni spaziali dirette alla Luna e della prima base abitata da astronauti.

Published by
Amedeo Vinciguerra