Papa Leone invita i capi di Stato perché cessi ogni violenza: ”Non possiamo abituarci alla guerra” (foto Ansa-Blitzquotidiano)
Papa Leone e la domenica dedicata ai poveri: prima l’incontro sul sagrato di San Pietro, poi la messa nella basilica in occasione, appunto, del “Giubileo dei Poveri e della Giornata Mondiale dei Poveri”; una funzione seguita da 6mila fedeli presenti all’interno della Basilica e 20mila all’esterno. Infine, dopo l’Angelus, nell’aula Paolo sesto ha pranzato con 1.300 poveri (lasagne,cotoletta, babà); tra loro anche una cinquantina di trans accompagnati da don Andrea Conocchia, parroco di Torvaianica e suor GenevieveJeanningros, religiosa delle Piccole Sorelle di Gesù . Una domenica piena, ricca di messaggi (soprattutto ai Capi degli Stati (“ascoltate il grido dei poveri, non c’è pace senza giustizia”), di inviti a sviluppare la “cultura della accoglienza”, di invocazioni (“non vinca l’indifferenza”), di auspici (“la convivenza umana diventi spazio di fraternità e dignità per tutti”).
Due i temi più ricorrenti: accoglienza e pace. Il pontefice ha messo il dito nella piaga della solitudine che, ha affermato, “attraversa le varie forme di povertà nelle società contemporanee, quelle materiali e spirituali, e colpisce soprattutto i giovani. E’ questo muro che va abbattuto, superando individualismo e superficialità”.
Quanto alla guerra, oltre a definirla “una sconfitta per tutti che causa solo morte e distruzione, un inganno basato sulla paura e sul potere, che sacrifica innocenti e non porta a soluzioni” ha rimarcato l’invito a “promuovere la pace come unica via” sottolineando la necessità di dialogo, cooperazione e riconoscimento della comune umanità “per costruire una convivenza duratura”.
Papa Leone ha rinnovato il suo appello alla pace affermando che porre fine alla guerra e’ “un dovere improrogabile di tutti i responsabili politici e la pace deve essere la priorità della politica”. Ha poi espresso gratitudine verso coloro che si impegnano attivamente per la mediazione e la pace “perché non possiamo abituarci a guerre e distruzione “.
Dopo la preghiera dell’Angelus in piazza San Pietro ha menzionato gli attacchi contro comunità e luoghi di culto in Bangladesh, Nigeria, Mozambico, Sudan e in altre regioni. Ha colto l’occasione per ricordare anche il grave attentato terroristico avvenuto nel Kivu ( Repubblica Democratica del Congo). Poi ha pregato per Gaza e l’Ucraina, due terre sotto attacchi che non risparmiano i bambini e causano ingenti danni anche alle infrastrutture civili, “lasciando le famiglie senza casa mentre il freddo avanza”.