ROMA – In Cisgiordania sta per nascere Rawabi, la città dei sogni per tanti palestinesi, una città nata dall’intuizione e dalla ostinazione di un costruttore con doppio passaporto. Americano e palesinese, per nascita e per cultura, Bashar Masri è un imprenditore che ha costruito un impero diversificando il suo business in vari settori: dall’immobiliare alle telecomunicazioni, dalle nuove tecnologie, alla pubblicità.
Scrive Leonardo Piccini su Libero:
L’ambizioso costruttore sta edificando una città futurista, quintessesnza dell’utopia moderna, tutta cablata e tecnologica, nata nell’intento di superare le promesse e le disillusioni dell’Autorità palestinese incapace di immaginare un futuro di pace e di vicinanza con gli israeliani.
Questo progetto ambizioso sfiderà i check point e le barriere per consentire alla classe media e ai professionisti palestinesi di vivere finalmente fianco a fianco con i propri vicini israeliani, superando ostilità e incomprensioni, paure e diffidenze. Rawabi rischia di far diventare molto presto Ramallah, capitale dell’Autorità Nazionale Palestinese, niente di più che un vecchio e polveroso quartiere: il nuovo insediamento dista solo una decina di chilometri più a sud, ma le differenze rispetto agli altri centri abitati palestinesi si notano subito a occhio nudo. Qui sono già stati costruiti i primi 600 appartamenti che saranno consegnati in primavera. Palazzine edificate di fronte al piccolo insediamento israeliano di Ataret.
A marzo saranno inaugurati un centro commerciale pieno di insegne luminose con i simboli dei marchi internazionali della moda e della grande distribuzione, oltre a eleganti ristoranti allineati lungo viali piantumati con alberi e aiuole, e a un vasto complesso sotterraneo in cui troveranno spazio cinema e teatri. Gli uffici interamente cablati e arredati in modo lussuoso, ospiteranno le nuove sedi di imprese specializzate nel settore dei servizi e delle nuove tecnologie. «Sempre che tutto vada come previsto», dice Bashar Masri, «perché sono molti, anzi troppi gli imprevisti che possono ancora far deragliare il mio progetto». «Sono originario di Nablus», ci dice al telefono l’uomo d’affari americanopalestinesee, «ho iniziato a pensare a Rawabi nel 2007. Avevo appena ultimato la costruzione di uno splendido complesso in Marocco, destinato a ospitare dei professionsiti, quando mi sono detto:perché non fare la stessa nel mio Paese?». All’epoca la situazione politica era relativamente stabile, ma il prezzo dei terreni vicino alle città palestinesi era troppo alto e così l’imprenditore decide di edificare una città dal nulla, comprando terreni che nessuno voleva nemmeno coltivare. Nel giro di soli sei anni, un’utopia è diventata realtà: Rawabi accoglierà professionisti e lavoratori appartenenti al ceto medio palestinese: medici, avvocati, imprenditori e insegnati (…)
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