ROMA, 30 NOV – Non e' solo una questione di prestigio, o di immagine. I ricercatori italiani che sempre piu' numerosi fuggono dal Belpaese in cerca di un lavoro e di una paga dignitosa, commisurata al loro sapere, creano indirettamente un danno economico al sistema Italia di circa 1 miliardo di euro l'anno, cifra generata dai 243 brevetti che i nostri migliori 50 cervelli in fuga producono all'estero. Un valore che proiettato a 20 anni arriva a toccare addirittura quota 3 miliardi di euro. E' questo il costo della 'fuga dei cervelli' che il nostro Paese paga in termini di mancata ricchezza, calcolato da uno studio dell'Istituto per la Competitivita' (I-Com) e presentato questa mattina al Senato dalla fondazione Lilly.
Secondo lo studio dell'I-Com solo nell'ultimo anno sono stati brevettate 8 scoperte dai 20 migliori ricercatori italiani fuori dal suolo nazionale come autori principali, per un valore di 49 milioni di euro (115 milioni tra 20 anni). Ma se si considera la totalita' dei brevetti a cui i nostri 20 "top cervelli fuggiti" hanno contribuito come membri del team di lavoro, i brevetti solo nell'ultimo anno salgono a 66, per un valore pari a 334 milioni di euro (782 tra 20 anni). Numeri che dovrebbero far riflettere, soprattutto se comparati alla ristrettezza dei finanziamenti legati alla ricerca. Nel 2000 la percentuale destinata alla ricerca era pari all'1,1% e nel 2011, ovvero dieci anni dopo, si registrano pochissimi progressi, considerato che il valore oscilla tra l'1,1% e l'1,3%, suddiviso in 0,6% da fondi pubblici e 0,5% da privati. Ma le note dolenti non si fermano ai fondi. Lo studio evidenzia infatti che in Italia manca anche un'organizzazione centrale in grado di seguire il destino dei finanziamenti e questa assenza impedisce che i fondi vengano raccolti e distribuiti secondo criteri meritocratici. In questo modo le risorse si perdono in mille progetti senza essere convogliati nei centri "incubatori di idee", parchi scientifici e campus di ricerca, che stanno invece fiorendo nei paesi piu' avanzati.
Eppure, nonostante tutto, i nostri ricercatori rimangono tra i migliori, presenti nel top 1% delle ricerche piu' citate nel mondo. E a farsi strada sono soprattutto le donne, il cui numero nella lista dei 50 migliori ricercatori italiani al mondo e' raddoppiato nell'ultimo anno. Anche se e' ancora scarsa la presenza femminile nel ruolo di team leader o detentrice di brevetto. Su 371 brevetti prodotti dai 20 migliori ricercatori italiani all'estero, in 225 progetti (il 65%) hanno lavorato ricercatrici nel team di studio, mentre solo 16 hanno avuto come autore principale una donna.