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Mazzette sul “verde”, la rabbia di Parma. Comune sotto assedio

di Alberto Francavilla |6 Luglio 2011 19:11

PARMA – Anche a Parma nel loro piccolo s’incazzano. Dopo l’addio alla metropolitana, gli scandali Tep e Stt, i revisori dei conti che lasciano per via degli incontrollabili 500 milioni di debiti del Comune, è arrivata la “mazzata” finale: uno scandalo corruzione che vede, tra gli altri, coinvolti due cari amici e dirigenti di fiducia del sindaco (Emanuele Moruzzi e Carlo Iacovini) oltre al comandante della polizia municipale Giovanni Maria Iacobazzi. Si può raccontare così, parafrasando il titolo di un celebre libro, la situazione che sta vivendo la città emiliana scossa dalla crisi finanziaria del comune e di alcune sue controllate e dalle accuse di corruzione che coinvolgono direttamente ed indirettamente i vertici istituzionali della città. I cittadini protestano, con un movimento nato attraverso la rete, e gli amministratori vanno avanti nonostante tutto. Uno scontro che va avanti da settimane e che ieri, 5 luglio, ha vissuto l’ultimo capitolo della vicenda con un consiglio comunale svoltosi sotto “assedio”. Centinaia di persone in piazza che, con pentole e slogan, invitavano i consiglieri e il sindaco a dimettersi. Inviti disattesi ma, almeno ieri, nessuno scontro con la polizia.

Il primo capitolo di questa storia risale allo scorso febbraio, quando la Procura di Parma fu ufficialmente informata delle dimissioni del collegio dei revisori dei conti del Comune con una nota firmata dal presidente del consiglio comunale. Sui conti del Comune e delle società partecipate erano già da tempo avviate indagini, con un fascicolo che riguarda le consulenze dispensate dalle municipalizzate, in alcuni casi ritenute non giustificate, costato un avviso di garanzia, con conseguenti dimissioni, all’ex amministratore delegato di Stt Andrea Costa. C’era poi un’altra inchiesta per abuso d’ufficio e relativa a all’affaire Tep-banca Mb: 7 milioni e mezzo di euro investiti dall’azienda pubblica di trasporti nella banca milanese ormai in liquidazione. In questo caso, il presidente di Stt (ed ex presidente di Tep) Andrea Costa aveva una partecipazione in banca MB. La Procura di Parma indagava inoltre sulla regolarità delle assunzioni dei dirigenti comunali dal 2005 al 2009: sette persone iscritte nel registro degli indagati, tra cui il sindaco Pietro Vignali e il suo predecessore Elvio Ubaldi. La Procura di Parma aveva all’epoca anche avviato autonomamente un’indagine conoscitiva sulla metro, opera colossale che non si farà mai, ma che sarebbe già costata all’Amministrazione 30 milioni di euro. Questo il prologo. Bisogna poi aspettare giugno per l’esplosione definitiva dello scandalo e le conseguenti proteste di piazza.

E a giugno, a fine giugno, undici persone vengono arrestate dalla guardia di finanza nel corso dell’operazione “Green money”, che questa volta riguarda il verde pubblico. Tra queste tre dirigenti del Comune: il comandante della polizia municipale Giovanni Maria Jacobazzi, il direttore marketing – già capo dello staff del sindaco e direttore di Infomobility – Carlo Iacovini (responsabile del progetto Zero Emission City) e Manuele Moruzzi del settore Ambiente, legati a filo doppio al sindaco Pietro Vignali fin dai tempi dell’assessorato all’Ambiente. In manette anche il direttore generale della multiutilty Iren a Parma Mauro Bertoli, il presidente di Engioi (società per azioni di cui il Comune detiene la maggioranza) Ernesto Balisciano, il presidente e il vice della cooperativa Student work service Gian Vittorio Andreaus e Tommaso Mori, gli imprenditori Gianluca Facini, Norberto Mangiarotti, Alessandro Forni e l’investigatore privato Giuseppe Romeo Lupacchini. Gli undici arrestati sono accusati di corruzione e reati contro la pubblica amministrazione. E’ stato accertato il pagamento di tangenti per diverse centinaia di migliaia di euro. Il procuratore capo di Parma Gerardo Laguardia commentò: “A Parma il fenomeno della corruzione è molto diffuso. L’ex Enìa è una mucca da mungere”.

Il sistema, secondo l’accusa,  era quello di drenare soldi al Comune tramite consulenze fittizie, fatturazioni gonfiate e servizi mai resi. Ad esempio 50-70mila euro spesi per una consulenza sui canali irrigui che non era di alcuna utilità all’Amministrazione. Altri 180mila euro che hanno finanziato i fiori del Lungoparma, le “pink roses”, per le quali non funzionava neanche l’impianto di irrigazione. Gli arrestati con i soldi pubblici si facevano sistemare i propri giardini fatturando i lavori come se fossero servizi pubblici. Il giardino di Paco e Ax, i cani lupo dei vigili, non è mai stato realizzato: con i soldi stanziati, però, Jacobazzi ha riqualificato l’area verde della sua casa al mare a Santa Marinella. Il comandante della Municipale è accusato anche di concussione: avrebbe fatto pressioni su un agente che aveva multato Rosi per il dehors installato in via Farini. Minacciò di trasferirlo se non avesse tolto la sanzione. “E’ evidente – secondo Laguardia – quanto Jacobazzi fosse succube dei potenti della città”. Il capo dei vigili vendeva anche informazioni riservate su aziende e privati cittadini reperibili nei database ministeriali.

Con i soldi pubblici poi, oltre a sistemare i loro giardini, i dirigenti comunali (sempre secondo l’accusa) sistemavano anche le proprie consorti. I contribuenti parmigiani hanno pagato la riqualificazione del cortile dell’asilo di Brescia dove lavora la moglie di Iacovini. Mentre quella di Moruzzi, titolare di un’azienda che si occupata di toelettatura di animali chiamata Ringhio, ha incassato 50mila euro (4mila al mese) per fare il bagno ai cani del canile pubblico. Peccato che a occuparsi della loro igiene non sia stata lei, ma i volontari della struttura. Mangiarotti e Balisciano erano poi rispettivamente il presidente e il finanziatore di Parma People, la struttura messa in piedi da Pietro Vignali per finanziare la sua campagna elettorale a sindaco. Era giugno, e il primo cittadino Pietro Vignali disse di non avere nessun intenzione di rimettere il mandato. “Sono fatti che riguardano singole persone io ero all’oscuro di tutto”.

Il sindaco non sapeva, ma subito dopo gli arresti, grazie al tam tam in rete i parmigiani hanno saputo. E sapendo una parte di loro si è, appunto, incazzata ed è scesa in piazza. Manifestazioni più o meno spontanee che si sono andate in scena il 24 e il 28 giugno e che si sono ripetute ieri (5 luglio). A leggere i numeri dei dimostranti, ieri erano circa 400, si potrebbe pensare che sia solo uno sparuto numero di contestatori, ma per una realtà come Parma alcune centinaia di persone sono un numero considerevole. Da registrare poi ci sono anche l’indignazione e la richiesta di dimissioni da parte dell’opposizione e l’abbandono della maggioranza da parte dell’Udc. Ma nonostante tutto questo il sindaco Vignali va avanti e la maggioranza, per ora, sembra tenere.

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