Sui social network โYou sell yourself first, your company second, and your product thirdโ, dice Barbara Bradley Baekgaard co-fondatrice di Vera Bradley, azienda di abbigliamento dellโIndiana, famosa per le sue borse colorate.
Lโho letto nel flusso di tweet della Conference for Women di Philadelphia e me le sono appuntate. Come tutto ciรฒ che si scrive con la penna, la frase ha iniziato a risuonare nel quotidiano.
Risuonava mentre ero su Facebook, su Twitter, su Instagram e su FourSquare.
Per ogni parola che scrivevo, pensavo: dove sono io? Dove la mia azienda? Dove il mio prodotto?
Lโesercizio ha funzionato perchรจ, oltre ad avere me stessa, ho anche unโazienda e un prodotto.
Dopo averlo applicato a me stessa, ho tentato lโesperimento sui miei contatti.
Il risultato รจ stato impressionante.
Oltre lโ80% di coloro che conosco non ha aziende e prodotti. Di questo 80%, il 60% si ferma, consapevolmente, al primo punto. Il restante 40%, si comporta come se fosse unโazienda e anche un prodotto. Di questo 40%, solo il 20% fa un mestiere in cui ha senso applicare il personal branding (giornalisti free lance, consulenti, responsabili della comunicazione di qualcuno o qualcosa, musicistiโฆ). Il restante 80% si occupa di altro.
In questi casi, a cosa serve lโimmane fatica del personal branding sui social?
Probabilmente a nulla. Altrettanto probabilmente, questa componente umana รจ la prima vittima conclamata del โqui e oraโ dei social network dove uno straccio di presenza riconosciuta sancisce, nel tempo presente, lโesistenza.
Ora, ciรฒ che preoccupa, รจ proprio lโOssessione del Presente con le sue conseguenze: la chiusura narcisistica e lโautoconservazione cinica. Temi che meriterebbero di essere affrontati prima che assumano il tratto di una patologia in grado di fare secche teste buone, colte e interessanti per il futuro del Paese.
Il โqui e oraโ, come si sa, non dura. E il Futuro รจ un concetto che ha senso se lo si popola di desideri, che non trovano spazio nel narcisismo condito di cinismo (bisognerebbe leggere il Lacan raccontato da Massimo Recalcati, a tempo perso).
Cโรจ una larga fetta della generazione tra i 30 e i 40 anni che sta rinunciando, patologicamente, a desiderare, concentrando energie intellettuali ed emotive su un presente agito in luoghi che oggi si chiamano Twitter (per parlare del social network narciso per eccellenza), talmente fragili da crollare domani.
Dispiace dirlo, ma se queste intelligenze si bruciano oggi, non serviranno a nulla in futuro. Non possiamo permettercelo.
E ora pensiamo intensamente โlo specchio si rompeโ e agiamo di conseguenza.