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Caffè e longevità: lo studio che rivela perché berlo ogni giorno potrebbe rallentare l’invecchiamento

Secondo un nuovo studio pubblicato su BMJ Mental Health, il consumo quotidiano e moderato di caffè potrebbe rallentare il processo di invecchiamento cellulare in alcune categorie di persone, aggiungendo fino a cinque anni di “giovinezza biologica”.

Un’affermazione forte che arriva da una ricerca approfondita condotta su individui con disturbi psichiatrici maggiori, una popolazione spesso caratterizzata da un’accelerazione dei meccanismi che regolano l’età cellulare. Lo studio non parla solo di abitudini alimentari, ma apre una riflessione molto più ampia su come alcuni composti naturali presenti nel caffè possano influenzare longevità, stress ossidativo e protezione del DNA.

Un indizio importante arriva dai telomeri: ecco perché contano nell’invecchiamento

Per comprendere la portata della ricerca, è utile ricordare cosa siano i telomeri: si tratta delle “coperture protettive” poste alle estremità dei cromosomi, piccoli tratti di DNA che impediscono alle cellule di deteriorarsi o diventare instabili. Nel corso della vita, però, i telomeri si accorciano gradualmente a ogni divisione cellulare. È un processo fisiologico, ma la rapidità con cui avviene è correlata all’invecchiamento biologico e, di conseguenza, al rischio di malattie come patologie cardiovascolari, diabete o alcuni tipi di tumori.

Le persone con disturbi psichiatrici maggiori — tra cui schizofrenia, disturbi affettivi, bipolarismo e depressione con psicosi — presentano solitamente telomeri più corti rispetto alla media. Questo fenomeno contribuisce al fatto che la loro aspettativa di vita possa essere anche 15 anni inferiore rispetto al resto della popolazione.

È proprio in questo contesto che il caffè si è rivelato sorprendentemente protettivo.

Bere 3–5 tazze di caffè al giorno: l’effetto “ringiovanente” osservato dai ricercatori

Lo studio norvegese ha coinvolto 436 persone tra i 18 e i 65 anni, tutte seguite in strutture psichiatriche di Oslo. I ricercatori hanno analizzato la lunghezza dei telomeri e correlato i dati al consumo di caffè quotidiano.

Il risultato più interessante riguarda una fascia precisa del consumo: chi beveva tra le 3 e le 5 tazze al giorno mostrava telomeri più lunghi, paragonabili a quelli di persone biologicamente più giovani di circa 5 anni.

Non solo: chi non beveva affatto caffè aveva telomeri significativamente più corti, mentre chi superava le 5 tazze quotidiane non mostrava ulteriori benefici. Il messaggio è chiaro: la moderazione è la chiave.

Perché proprio il caffè? Il ruolo degli antiossidanti nella protezione cellulare

Gli scienziati coinvolti nello studio hanno ipotizzato che l’effetto protettivo sia legato a molecole antiossidanti naturalmente presenti nel caffè, come gli acidi clorogenici e la trigonellina. Questi composti sono in grado di contrastare i radicali liberi, prevenire il danno al DNA e attivare meccanismi cellulari che favoriscono la longevità.

Gli antiossidanti riducono l’infiammazione, uno dei principali fattori che accelera l’invecchiamento cellulare. Ecco perché un consumo moderato di caffè potrebbe proteggere i telomeri dal deterioramento precoce.

Un aspetto interessante evidenziato dagli esperti è che il beneficio sembra derivare più dai polifenoli del caffè che dalla caffeina in sé. Questo significa che anche il caffè decaffeinato potrebbe offrire effetti simili, sebbene servano ulteriori studi per confermarlo.

Quando il caffè non funziona (e perché esagerare può avere l’effetto opposto)

Se l’equilibrio è fondamentale, un consumo eccessivo di caffè può portare al contrario dei benefici attesi.
Dormire male, aumentare l’ansia, stimolare in eccesso il sistema nervoso e causare stress ossidativo sono alcune delle possibili conseguenze di un abuso di caffeina.

Gli studiosi sottolineano due punti critici:

  1. Troppe tazze comprometterebbero il sonno, e la scarsa qualità del riposo è tra i fattori che accelerano l’invecchiamento.

  2. Un carico di caffeina troppo elevato può aumentare la produzione di radicali liberi, con un impatto dannoso sui telomeri.

Oltre ai rischi già noti — come l’aumento della pressione arteriosa o disturbi digestivi — un eccesso di caffè potrebbe quindi annullare gli effetti protettivi sugli indicatori biologici dell’età.

Non solo caffè: altri elementi che influenzano i telomeri

Anche altri fattori dello stile di vita giocano un ruolo decisivo sulla lunghezza dei telomeri. La dieta ricca di zuccheri semplici, alimenti ultra-processati e carni lavorate, ad esempio, può accelerarne l’accorciamento. Si tratta di cibi che aumentano l’infiammazione e lo stress ossidativo, contribuendo all’invecchiamento precoce delle cellule.

All’opposto, una dieta ricca di fibre, verdure, frutta, cereali integrali e legumi, insieme a un’attività fisica costante, sembra favorire la protezione dei telomeri. Sono indicazioni che combaciano perfettamente con quanto emerge dallo studio sul caffè: il contesto alimentare e lo stile di vita complessivo sono determinanti nel modulare la velocità dell’invecchiamento biologico.

Uno studio che apre nuove strade, ma che non permette conclusioni definitive

Il lavoro dei ricercatori norvegesi è affascinante, ma presenta limiti che invitano alla prudenza. Il consumo di caffè è stato auto-dichiarato, quindi soggetto a errori o imprecisioni. Non sono state raccolte informazioni sul tipo di caffè consumato, sul grado di tostatura, sulla presenza di altre bevande contenenti caffeina o su eventuali farmaci assunti parallelamente.

Inoltre, trattandosi di uno studio osservazionale, non è possibile stabilire una relazione di causa-effetto. Il caffè potrebbe essere uno dei fattori in gioco, ma non necessariamente il principale.

Un altro punto riguarda la misurazione dei telomeri: un unico metodo di analisi non offre una fotografia completa come un approccio multidimensionale che includa altri marcatori, come l’orologio epigenetico o l’età cerebrale.

Nonostante queste limitazioni, la ricerca apre un’interessante finestra sul ruolo del caffè come possibile alleato nella protezione cellulare e nella longevità biologica.

Cosa significa tutto questo nella vita quotidiana?

Chi già consuma caffè quotidianamente può considerare i risultati dello studio come una conferma di ciò che altre ricerche hanno suggerito negli ultimi anni: una quantità moderata di caffè può essere parte di uno stile di vita sano.
Per chi non beve caffè, gli esperti non suggeriscono di iniziare necessariamente per ottenere benefici anti-aging. Il messaggio più importante è il ruolo della moderazione e l’equilibrio complessivo dell’alimentazione.

Il caffè, insomma, potrebbe essere un tassello di un puzzle molto più ampio. In una dieta varia, bilanciata e ricca di antiossidanti, può offrire un ulteriore contributo alla protezione delle cellule e alla riduzione dello stress ossidativo.

Published by
Claudia Montanari