Da olio d'oliva a miele e frutta secca, alleati anti-cancro anche nei piatti di Natale (blitzquotidiano.it)
Durante le feste natalizie, la tavola si riempie di piatti ricchi, sapori tradizionali e ingredienti che fanno parte della nostra cultura da secoli. Negli ultimi anni, però, alcuni di questi alimenti sono finiti al centro di un dibattito scientifico sempre più interessante: non solo cibo da celebrare o da moderare, ma potenziali alleati del sistema immunitario anche nel contesto delle terapie oncologiche.
La ricerca più recente suggerisce infatti che l’alimentazione non sia soltanto uno strumento di prevenzione, ma possa diventare un supporto “di precisione” alle cure contro il cancro, in particolare all’immunoterapia. Un cambio di prospettiva che apre scenari nuovi e invita a guardare con maggiore attenzione anche ai piatti delle feste.
Per decenni, il rapporto tra dieta e cancro è stato raccontato quasi esclusivamente in termini di restrizioni. Alcuni alimenti da evitare, altri da limitare, poche concessioni. Oggi, senza negare l’importanza della moderazione, la scienza sta esplorando un approccio più complesso e sfumato.
Secondo molti oncologi, alcune molecole presenti negli alimenti possono influenzare direttamente il funzionamento del sistema immunitario, agendo come regolatori della risposta alle terapie. Non si parla di cure alternative né di soluzioni miracolose, ma di un possibile supporto nutrizionale capace di rendere più efficace l’azione dei farmaci.
Tra gli alimenti più studiati c’è l’olio extravergine d’oliva, pilastro della dieta mediterranea e presenza costante anche nei menu natalizi. Il suo valore non risiede solo nel profilo nutrizionale, ma nella presenza di acido oleico, un grasso monoinsaturo che sembra avere un ruolo attivo nel modulare la risposta immunitaria.
Alcune ricerche indicano che l’acido oleico può influenzare il metabolismo delle cellule T, protagoniste della risposta immunitaria contro le cellule tumorali. In pratica, la qualità dei grassi introdotti con l’alimentazione può contribuire a rendere queste cellule più efficienti nel riconoscere e contrastare il tumore.
Il confronto con i grassi saturi è centrale. Questi ultimi, presenti in molti prodotti ultra-processati e in alcune carni grasse, sono associati a un aumento dell’infiammazione e dello stress ossidativo, condizioni che possono ostacolare una risposta immunitaria efficace.
Mandorle, noci e nocciole sono ingredienti ricorrenti nei dolci e nei piatti delle feste. Oltre a fornire energia, contengono acidi grassi benefici e composti bioattivi che contribuiscono al benessere metabolico e immunitario.
Inserite in un contesto equilibrato, la frutta secca può rappresentare una fonte di grassi di qualità e micronutrienti utili anche nei percorsi di supporto alle terapie. Il messaggio che emerge non è quello di aumentare le quantità, ma di riconoscere il valore di ciò che scegliamo di portare in tavola.
Tra i protagonisti della tradizione natalizia ci sono anche fichi secchi e datteri, spesso presenti nei dessert o consumati a fine pasto. Questi alimenti contengono fruttosio naturale, uno zucchero che negli ultimi anni è stato oggetto di grande attenzione scientifica.
Alcuni studi suggeriscono che, in contesti controllati, il fruttosio possa sostenere l’attività di specifiche cellule immunitarie coinvolte nella risposta antitumorale. Questo non significa che aumentare indiscriminatamente il consumo di zuccheri sia benefico, ma che determinate molecole potrebbero essere utilizzate in modo mirato all’interno di protocolli nutrizionali studiati.
La differenza, ancora una volta, sta nella quantità e nel contesto. Frutta secca e frutta disidratata non vanno demonizzate, ma integrate con consapevolezza.
Il miele è alla base di molti dolci natalizi, dagli struffoli al torrone. Oltre al suo valore simbolico e gastronomico, è una sostanza complessa che contiene zuccheri naturali, antiossidanti e composti bioattivi.
Nel dibattito scientifico attuale, il miele viene osservato come parte di un insieme più ampio, in cui la qualità degli ingredienti e la loro combinazione possono influenzare il microbiota intestinale. Ed è proprio dall’intestino che passa una parte fondamentale della risposta immunitaria.
Anche carne e latticini, spesso protagonisti dei pranzi di Natale, sono finiti sotto la lente dei ricercatori. In particolare, l’acido trans-vaccenico, presente nei prodotti derivati da animali allevati al pascolo, è stato associato a una risposta più efficace all’immunoterapia in alcuni studi clinici.
L’obiettivo, sottolineano gli esperti, non è aumentare il consumo di carne rossa, ma comprendere come specifiche molecole possano essere isolate e utilizzate come supporto nutrizionale alle terapie. Un approccio che punta alla precisione, non all’eccesso.
La direzione della ricerca è chiara: si va verso una nutrizione sempre più personalizzata, capace di adattarsi alle caratteristiche del paziente, al tipo di terapia e alla risposta individuale. In questo scenario, il cibo non sostituisce i farmaci, ma può affiancarli, contribuendo a creare le condizioni migliori per il funzionamento del sistema immunitario.
La dieta mediterranea, con il suo equilibrio tra grassi buoni, fibre, alimenti vegetali e prodotti tradizionali, resta un modello di riferimento anche in ambito oncologico.
I piatti di Natale non sono automaticamente un nemico della salute. Alcuni ingredienti tipici, se consumati con moderazione e inseriti in un’alimentazione equilibrata, possono persino offrire benefici inattesi.
La scienza invita a superare la logica del divieto assoluto e a guardare al cibo come a uno strumento complesso, capace di dialogare con il nostro organismo. Anche a Natale, la consapevolezza può diventare un ingrediente fondamentale della tavola.