Gesù disse: “Io sono il pane vivo, se uno ne mangia vivrà in eterno” e apri la controversia del Padre Nostro - Blitzquotidiano.it
Gesù disse: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” e “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. E apri la controversia del Padre Nostro
La fonte è il Vangelo di Giovanni: “Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
E ancora, sempre Giovanni: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.
Queste parole, che fanno risuonare echi profonde, si riflette in un versetto del Padre Nostro, una preghiera antica con traduzioni contrastanti.
Infatti su questa preghiera, elaborazione di una antica invocazione ebraica, molto c’è da dire, come spesso accade in materia di religione.
Ciò dipende dal fatto che ognuno ripete nella propria lingua parole dette in origine in aramaico, la lingua che parlava Gesù è che ancora oggi parlano gli assiri in Siria.
A noi il Padre nostro è arrivato attraverso una prima traduzione in greco e poi in latino.
Un punto controverso è quello del pane. La versione nota recita “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E nella fonte Q, una sorta di proto Vangelo, la frase attribuita a Gesù è nel senso alimentare.
Nel testo greco però non si dice l’equivalente di quotidiano ma si usa, caso unico in tutto l’enorme vocabolario Rocci, il termine “epiousios” επιούσιος che vuole dire “del domani”, coerente col ruolo che Gesù attribuisce a se stesso nella Eucarestia.
Dedicata al Padre Nostro c’è, a Gerusalemme, una chiesa che si dice costruito sul luogo dove Gesù pronunciò quella invocazione per la prima volta. Qui sono riportate su tavole in ceramica le parole della preghiera in 140 lingue.
Quella in latino non lascia dubbi, dice: “Panem mostrum super-substantialem da nobis hodie”.