Mussolini e Churchill, una storia segreta, rivelati sconcertanti dettagli inediti sul loro rapporto - Blitz Quotidiano
Mussolini secondo Marco Pizzuti. Una nuova biografia in 3 volumi. Pino Nicotri lo ha intervistato.
(Terza parte, le precedenti le trovate qui).
D – Ho letto che il suo lavoro si rivolge “a chi è stanco di ricevere versioni censurate, addolcite e interpretate di quanto accaduto nel passato recente della nostra nazione e vuole analizzare i fatti per fondarvi le proprie opinioni”. Quindi secondo lei Mussolini fino ad oggi è stato o esaltato o condannato senza appello sempre in modo prevenuto, da quelle che in sostanza sono solo opposte tifoserie.
R – Purtroppo è proprio così: Mussolini continua a essere una figura profondamente divisiva. Da un lato, la maggioranza lo dipinge come l’incarnazione del male assoluto; dall’altro, una minoranza lo celebra come un martire della patria. In un simile clima, affrontare l’argomento con oggettività, senza scatenare reazioni pregiudiziali da una parte o dall’altra, è impresa tutt’altro che semplice. Eppure, ho scelto di assumermi il rischio di questa “patata bollente”.
D – Non teme accuse di “nostalgie” e/o di eccessive simpatie per la destra nostalgica o estrema? O di captatio benevolentiae di leader e partiti politici oggi al governo e comunque in crescita da tempo? E’ vero che in Italia da tempo l’accusa e l’insulto di “fascista” e di “fascismo” la si lancia spesso e volentieri in modo arbitrario e privo di basi.
Però c’è anche un seguito abbastanza diffuso anche da parte di giovani che del fascismo non sanno nulla, dalla banda musicale “270 bis”, che elogia Mussolini, al circolo Edoras di Avanguardia Torino, i cui recenti denunciati si definiscono “patrioti”, termine caro al premer Meloni, “che non si arrendono e continuano a difendere l’Italia” anche dalla “dittatura del pensiero unico progressista”.
R – Persino uno storico autorevole, di specchiata fede democratica e accademicamente inattaccabile come Renzo De Felice, fu accusato da alcuni ambienti culturali e politici di essere “filo-fascista” – se non addirittura fascista in senso stretto – nel corso degli anni ’70 e ’80, durante la pubblicazione della sua monumentale biografia di Benito Mussolini. Il motivo? Le sue interpretazioni revisioniste, che osavano discostarsi dalla narrazione consolidata del dopoguerra, scatenando reazioni virulente.
In Italia, infatti, l’accusa di apologia di fascismo sembra scattare in modo quasi automatico non appena ci si allontana anche di un solo millimetro dalla versione “ufficiale” codificata nel 1945. Eppure, a ottant’anni dalla sua morte, Mussolini è ormai un personaggio storico a pieno titolo. Dovremmo essere in grado di analizzare la sua figura con lo stesso distacco critico, privo di livori e mitizzazioni, con cui, nel 1919 (anno della nascita dei Fasci di combattimento), si discuteva già serenamente di Napoleone.
D – Il regime fascista ha però lasciato simboli poco commendevoli.
R – Sì, con le sue camicie nere, il fez, l’olio di ricino e tutto l’apparato simbolico e repressivo del Ventennio, appartiene definitivamente alla storia. Ed è, a mio giudizio, irripetibile, non solo perché il contesto sociale e culturale è radicalmente mutato, ma anche perché quel movimento era indissolubilmente legato al carisma del suo fondatore.
Il fascismo è morto con lui e forse anche prima, nel 1943, quando Mussolini stesso riconobbe esplicitamente la fine del regime, salvo poi essere costretto da Hitler a prestare il volto alla tragica farsa della Repubblica Sociale Italiana. Il fatto che oggi sopravvivano sparuti gruppi, bande musicali nostalgiche, frange di tifoserie calcistiche o micro-movimenti politici che si richiamano apertamente al fascismo del 1922-1945, coinvolgendo qualche migliaio di persone in tutto, è un fenomeno marginale, endemico e assolutamente irrilevante rispetto ai sessanta milioni di cittadini che non ne condividono affatto né i simboli né i contenuti.
Agitare lo spettro del “ritorno del fascismo” per colpire avversari politici del tutto estranei a quell’ideologia e per trarne un vantaggio elettorale, significa manipolare l’opinione pubblica con un’arma retorica logora quanto disonesta.
D – Anni fa ho letto che Mussolini aveva fatto un po’ di carcere a causa di una manifestazione contro il colonialismo italiano in Africa: con gli altri manifestanti aveva cercato di impedire la partenza di un treno carico di militari diretti in non ricordo quale Paese africano.
R – Sì, Benito Mussolini fu arrestato nel 1911 per aver partecipato attivamente a una manifestazione contro la guerra coloniale dell’Italia in Libia, durante il conflitto italo-turco
D – Come mai in seguito Mussolini è diventato un alfiere del colonialismo italiano in Africa, con la solita scusa che siamo gli eredi dell’impero romano arrivato anche al nord di quel continente? Opportunismo? Volontà di leaderismo cogliendo l’occasione di allinearsi al vento?
R – La trasformazione di Benito Mussolini da acceso antimilitarista e anticolonialista socialista a promotore dell’imperialismo fascista in Africa è uno degli snodi più emblematici e contraddittori della sua parabola politica. I motivi non si riducono a un solo fattore, ma vanno ricercati nella somma di alcune cause come l’aver fatto proprie le istanze nazionaliste italiane e averle amalgamate insieme con quelle del socialismo e del capitalismo.
Le altre nazioni europee come Gran Bretagna e Francia disponevano di vasti imperi coloniali che alimentavano i loro commerci e le loro casse di Stato. In quell’epoca quindi, anche i nazionalisti italiani reclamavano le proprie colonie e le spedizioni militari in Africa erano iniziate prima del regime.
Lo stesso fascismo del resto era un esperimento politico, una sua creazione originale che negli anni tra il 1919 e il 1945 subì molte metamorfosi passando da una matrice iniziale fortemente socialista a un periodo di compromesso con il capitalismo che negli ultimi anni, quando era troppo tardi, venne drasticamente ridimensionato con la legge per la socializzazione dei mezzi di produzione (1944).
D – Stessa parabola col socialismo, del quale prima era un alfiere e poi un persecutore o un interprete di comodo. Si direbbe che Mussolini sia stato un voltagabbana molto peggio di quelli attuali.
R – Personalmente non considero l’evoluzione delle proprie idee un difetto se questa è dettata solo da anni di esperienza e di maturazione nell’arena politica perché le persone intelligenti e in buona fede imparano dagli errori ma quando invece è dovuta a mere ragioni di opportunismo è giusto che suscitino disprezzo.
Mussolini viene ricordato con odio e disprezzo ma l’entrata in guerra, come cerco di dimostrare nel saggio, non fu un fatto realmente voluto, mentre lo squadrismo per quanto assolutamente deprecabile, fu una conseguenza del biennio rosso in cui tutta l’Italia era praticamente bloccata dalle agitazioni socialiste con la popolazione esausta che chiedeva il ritorno all’ordine.
D – Non mi dica che anche l’instaurazione della dittatura non è andata come è noto.
R – E invece glielo dico. Persino l’instaurazione della dittatura, anche se non può essere moralmente giustificata per nessun motivo, non è andata come descritta comunemente nei libri di storia. Pochi sanno infatti che fu una conseguenza del delitto Matteotti attribuito a Mussolini proprio mentre stava preparando una coalizione di governo con i vecchi compagni socialisti.
Tale ardita operazione politica di riappacificazione che portava dei ministri “bolscevichi” alla guida dell’Italia era invisa dagli stessi gerarchi fascisti, dal re, dagli industriali, dai grandi finanzieri e persino da Washington e Londra che fino a quel momento avevano visto nel regime fascista un sicuro baluardo contro l’avanzata del comunismo in Europa.
Il brutale assassinio di Matteotti compiuto da una squadra di fascisti guidata da Amerigo Dumini (massone che secondo diverse fonti collaborava con l’intelligence britannica), suscitò una grande indignazione popolare che fece saltare tutti gli accordi di Mussolini con i socialisti. Il Paese riprecipitò nel caos e gerarchi come Farinacci e Balbo minacciarono di porsi alla guida del fascismo al posto del duce se non avesse riportato l’ordine con la forza di una dittatura.
D – Dittatura che c’è stata ed è stata pesante, se non feroce.
R – Successivamente però Mussolini non si rivelò affatto un dittatore sanguinario come Hitler o Stalin e riuscì a conquistare il consenso delle masse migliorando la previdenza sociale già preesistente e iniziando molte opere pubbliche che modernizzarono effettivamente il Paese.
Il consenso cessò solo quando l’Italia si trovò immischiata in un conflitto disastroso che non poteva sostenere. Per onor del vero bisogna aggiungere che i peggiori crimini fascisti furono compiuti durante la Repubblica Sociale, ovvero quando Mussolini in realtà era prigioniero delle SS che lo seguivano in ogni spostamento mentre i soldati repubblichini prendevano ordini direttamente dal comando tedesco.