Settembre 1943, la versione di Erwin Rommel: come Hitler e i tedeschi vedevano l’Italia

Nel settembre 1943 ebbe inizio la lunga gestazione che avrebbe portato, quasi tre anni dopo, all’Italia repubblicana che oggi conosciamo.

La storia ruota su due date chiave, il 25 luglio e l’8 settembre di quel fatidico 1943. Nacque la nuova Italia. Fu un parto travagliato e tormentato ma se siamo qui e ci possiamo permettere il reddito di cittadinanza come l’impero romano lo dobbiamo anche alla fuga del re, al coraggio di chi disse no a Salò e ai tedeschi e andò in montagna o subì due anni di campo dí concentramento.

Un ruolo importante, anche se minimizzato, ebbe in quel periodo il maresciallo Erwin Rommel, la volpe del deserto della guerra in Libia (che poi tanto volpe non fu, visto che dovette abbandonare: ma la sconfitta va attribuita, non a incapacità militare, bensì alla sproporzione dei rifornimenti fra le forze italo-tedesche e quelle inglesi; i convogli venivano regolarmente affondati dagli inglesi che avevano a Malta la loro roccaforte; Hitler e non Mussolini bloccò la presa di Malta perché, riferisce lo stesso Rommel, non si fidava della marina italiana).

Dalle carte di Erwin Rommel affiorano la tensione di quei momenti, i sospetti, le stragi, la guerra.

I Rommel papers sono stati pubblicati nel 1953 dal figlio di Erwin, Manfred, futuro sindaco di Stoccarda per più di 20 anni (solo gli italiani si fanno male da soli col blocco grillino del terzo mandato).

Sono una collezione di appunti lettere alla moglie e al figlio, verbali stenografici per più di 500 pagine liberamente accessibili online, grazie a Internet archive.

Domina un interrogativo:

“Perché [gli italiani] hanno iniziato la guerra con il loro miserabile armamento?”.

E colpisce una rivelazione:

“Cena con il Führer. Mi consigliò di essere cauto nei miei rapporti con il Re d’Italia”.

“Secondo Hitler il re era a libero paga degli inglesi”.

Rommel e i soldati italiani

Settembre 1943, la versione di Erwin Rommel: come Hitler e i tedeschi vedevano l’Italia – Blitzquotidiano.it (foto dal web)

Merita una citazione il giudizio di Rommel sui soldati italiani.

Le nostre fonti di rifornimento si erano esaurite, a causa dell’inerzia

e della confusione delle autorità di rifornimento sulla terraferma.

E poi la capacità di resistenza di molte formazioni italiane era crollata.

I doveri di cameratismo, per me in particolare come loro Comandante in Capo, mi costringono ad affermare inequivocabilmente che le sconfitte subite dalle formazioni italiane a El Alamein all’inizio di luglio non furono colpa del soldato italiano.

L’italiano era volenteroso, altruista e

un buon compagno e, considerando le condizioni in cui aveva prestato servizio,

aveva sempre dato molto più della media. Non c’è dubbio che i risultati di ogni unità italiana, soprattutto delle forze motorizzate, superassero di gran lunga

qualsiasi cosa l’Esercito italiano avesse fatto negli ultimi cento anni.

Molti generali e ufficiali italiani si guadagnarono la nostra ammirazione sia come uomini che come soldati.

La causa della sconfitta italiana affondava le sue radici nell’intero sistema militare e statale italiano [coincide con la diagnosi del generale italiano Mario Caracciolo di Feroleto], nel suo scarso armamento e nella generale mancanza di interesse per la guerra mostrata da molti dei principali esponenti italiani, sia ufficiali che uomini di Stato.

Questo fallimento italiano impedì spesso la realizzazione dei miei piani.

In termini generali, i difetti esistenti nelle forze armate italiane derivavano dalle seguenti cause:

Il comando italiano non era, per la maggior parte, all’altezza del compito

di condurre una guerra nel deserto, dove era richiesta una decisione fulminea seguita da un’azione immediata. L’addestramento del fante italiano era ben al di sotto degli standard richiesti dalla guerra moderna.

Rommel come Tobino

Il suo equipaggiamento era così scadente che, solo per questo motivo, non era

in grado di resistere senza l’aiuto tedesco.

Forse il miglior esempio della qualità inferiore dell’armamento italiano – a parte i gravi difetti tecnici dei carri armati, con i loro cannoni a corto raggio e i motori sottodimensionati – si trovava nell’artiglieria, con la sua scarsa

mobilità e gittata. La loro riserva di armi anticarro era totalmente inadeguata.

Le razioni erano così scarse che il soldato italiano doveva spesso chiedere cibo al suo commilitone tedesco.

Particolarmente dannosa era la pervasiva differenziazione tra ufficiale e soldato [Mario Tobino conferma nel suo Deserto della Libia].

Mentre gli uomini dovevano arrangiarsi senza cucine da campo, gli ufficiali, o molti di loro, si rifiutavano fermamente di rinunciare ai loro pasti di diverse portate.

Molti ufficiali, ancora una volta,

ritenevano superfluo presentarsi in battaglia e quindi dare l’esempio agli uomini.

Tutto sommato, quindi, non c’è da stupirsi che il soldato italiano, che tra l’altro era straordinariamente modesto nelle sue

esigenze, sviluppasse un senso di inferiorità che spiegava i suoi occasionali

fallimenti nei momenti di crisi. Non c’era alcuna speranza prevedibile di un cambiamento in meglio in nessuna di queste questioni, sebbene molti degli uomini più importanti

tra gli ufficiali italiani stessero compiendo sinceri sforzi in quella

direzione.

Lo sbarco in Sicilia

La notte del 9 luglio, le forze di sbarco alleate lanciarono un attacco alla Sicilia.

Gli italiani, pur avendo quasi 300.000 uomini e 1500 cannoni sull’isola, non opposero praticamente alcuna resistenza e fin dall’inizio il peso principale dei combattimenti ricadde sulle due (poi quattro) divisioni tedesche in Sicilia. Contemporaneamente, si riaccese l’antica lotta sulla questione del comando tra l’Esercito e la Luftwaffe.

Ma il successo degli Alleati nello sbarco e il minaccioso avvicinamento all’Italia continentale accentuarono il desiderio di pace del popolo italiano e determinarono la caduta di Mussolini.

Il 25 luglio 1943

Ore 23.15, chiamata

dall’O.K.W. Il Duce in custodia protettiva.

Sono richiamato al Quartier Generale del Führer. La situazione in Italia è oscura.

Come si può vedere da queste annotazioni di diario, il colpo di stato italiano fu

una completa sorpresa per Hitler. Nel Quartier Generale del Führer regnava un’eccitazione selvaggia. La situazione era ancora completamente oscura e tutti attendevano avidamente notizie.

Mio padre ricevette l’ordine di radunare le truppe sulle Alpi e preparare un possibile ingresso in Italia.

26 luglio

Ore 12:00 arrivo a Rastenburg. Conferenza sulla situazione con il Führer.

La situazione in Italia è ancora oscura. Non si sa ancora nulla delle

circostanze della caduta di Mussolini. Il Maresciallo Badoglio ha assunto

l’incarico di capo del Governo su ordine del Re. Nonostante il proclama del Re e di Badoglio, possiamo aspettarci che l’Italia

esca dalla guerra, o quantomeno che gli inglesi intraprendano ulteriori importanti sbarchi nell’Italia settentrionale.

Pranzato con il Führer dopo la conferenza. È atteso il ministro italiano

Farinacci. È riuscito a fuggire.

A Roma si è apparentemente arrivati al punto di vera e propria violenza

contro membri e proprietà del Partito Fascista, sebbene nulla

sia ancora accaduto, a parte qualche piccolo attrito, tra tedeschi e

italiani. Farinacci ci informa che possiamo aspettarci che l’Italia faccia

proposte di armistizio tra una settimana o 10 giorni. Gli inglesi potrebbero quindi sbarcare a Genova e Livorno. I contatti con le nostre truppe esistono ancora.

Spero di essere inviato presto in Italia.

28/7/43

Sono ora emersi ulteriori fatti sulla situazione in Italia.

Il Gran Consiglio del Fascismo, convocato da Mussolini, si dichiarò in disaccordo con la sua linea d’azione.

Nella discussione che seguì, 18 votarono contro, 8 a favore e 2 si astennero. Si racconta che Mussolini si sia poi recato dal Re, ma sia stato preso in custodia protettiva da alcuni ufficiali.

Nonostante gli italiani abbiano

due eserciti di stanza al nord e siano ovviamente destinati a tradire,

per motivi politici mi è impossibile marciare in Italia.

il 29 luglio, si tenne un colloquio tra mio padre e il generale Feuerstein, considerato

uno specialista di montagna di prim’ordine. Il verbale della discussione, stenografato, mostra i

problemi tattici fondamentali con cui l’Alto Comando tedesco si trovò

a confrontarsi in quel momento.

Rommel a Feuerstein: Sa cosa penso che

sta succedendo? Credo che Churchill abbia respinto le proposte del governo italiano e che stiano cercando di resistere. Ma la situazione interna in Italia li costringerà a fare la pace.

Come dimostrano le lettere che seguono, mio padre era altrettanto all’oscuro

all’inizio riguardo alle vere intenzioni del nuovo governo italiano, sebbene

sospettasse che Badoglio mirasse a una capitolazione indipendente.

Ciò che temeva di più era un’improvvisa mossa degli italiani, con l’assistenza dei paracadutisti alleati, per chiudere i passi e mantenerli finché gli Alleatinon avessero occupato tutta l’Italia.

29 luglio 1943

Carissima Lu,

sono a Monaco per qualche giorno con il mio Quartier Generale.

30 luglio 1943

La situazione a sud sembra stabilizzarsi e chiarirsi.

Non è impossibile che il nuovo governo italiano continui a combattere al nostro fianco. È vero, gli elementi antifascisti stanno diventando molto evidenti. Persino il Papa ora vuole appoggiarsi a noi –

gli sembriamo senza dubbio il male minore. Non ho ancora il permesso

d’ingresso.

 

Le operazioni nell’Italia settentrionale continuarono il 31 luglio e si tenne un ulteriore

incontro tra mio padre e Feuerstein, la cui stenografica

registrazione fornisce una preziosa prova dell’impressione che gli italiani fecero sulle truppe tedesche in avanzata.

31.7

Feuerstein: L’ingresso delle nostre truppe procede senza intoppi. Stiamo ricevendo

la collaborazione del Prefetto italiano a Bolzano. Ma non ci si può

fidare completamente di questi italiani e dovremo continuare a tenere il

Brennero.

L’atteggiamento verso [dei soldati italiani] verso gli ufficiali tedeschi è migliore che verso i propri. Gli ufficiali di medio rango

non servono a nulla.

Rommel: Perché non hanno alcuna comprensione per i loro uomini.

Parte di una divisione alpina

è in viaggio verso Milano in questo momento.

Si dice che abbiano solo 10 colpi a uomo, a quanto pare a causa della carenza di munizioni.

Rommel: È possibile. La loro industria non ha mai funzionato

bene.

2/8/43

Il generale Feuerstein riferisce che una situazione critica si è sviluppata sul

Brennero verso mezzogiorno di ieri, quando gli italiani hanno cercato di

bloccare l’avanzata della 44a Divisione di Fanteria.

Il Generale Gloria aveva dato l’ordine di aprire il fuoco se la 44ª Divisione avesse tentato di continuare la marcia. L’ordine non fu eseguito dalle unità italiane subordinate sul Brennero e la marcia della 44ª Divisione proseguì senza intoppi, con gli italiani che per la maggior parte si ritirarono a sud.

Dalle sei del pomeriggio la S.S. L.A.H. [S.S. Leibsiandarte Adolf Hitler] sta attraversando il Brennero.

Il Console Generale Barone von Neurath è arrivato nel pomeriggio.

Afferma di essere a conoscenza dell’intenzione italiana di uscire dalla guerra e dei negoziati tra Eisenhower e Badoglio. Afferma inoltre che

gli inglesi intendono sbarcare a Trieste e Genova. “Nei negoziati con Eisenhower, quest’ultimo ha respinto fermamente la richiesta italiana di consentire alle truppe tedesche di ritirarsi, e ha insistito

sulla resa incondizionata di tutte le truppe tedesche e italiane e di tutto il materiale bellico.

Badoglio non ha accettato, ma sono stati stabiliti nuovi contatti attraverso la Marina, che ha tendenze anglofile.

America e Gran Bretagna stanno portando avanti i loro negoziati separatamente, poiché ognuna cerca di ottenere la supremazia. In caso di una rivoluzione italiana o di una resa, si possono prevedere sbarchi a Trieste e

Genova, con il peso maggiore a Trieste…”

 

La Marina Militare italiana sta mostrando maggiore attività e ha

attaccato il porto di Gibilterra.

 

9 agosto 1943

Carissima Lu,

devo volare al Quartier Generale del Führer tra un giorno o due, ma solo per

breve tempo. La situazione con questi italiani inaffidabili è estremamente

spiacevole. Ci protestano in faccia la loro più sincera lealtà alla

causa comune, eppure ci creano ogni sorta di difficoltà e

sembra che dietro tutto questo stiano negoziando. Purtroppo, non mi è

permesso di andare in Italia e parlare apertamente con quei bastardi.

 

9/8/43

Roatta ha inviato al Generale Feuerstein una lettera impudente, in cui

si lamenta dell’atteggiamento di Feuerstein nei confronti degli italiani, definendolo non consueto tra gli Alleati. Un altro abile capovolgimento italiano

dei fatti. Ogni attrito scomparirebbe immediatamente se solo

inviassero le loro divisioni sul fronte meridionale. Allora saremmo

in grado di spostare le nostre divisioni a sud e non dovremmo preoccuparci

delle nostre linee di rifornimento.

Secondo i rapporti americani, i russi sono propensi a negoziati di pace. Se questo è vero, ci apre possibilità

insospettabili.

10 agosto

Ore 09.30. Volato al Quartier Generale del Führer, nonostante l’allarme

preliminare di un attacco aereo imminente. Arrivato giusto in tempo per la conferenza sulla situazione in Italia

alle 4:40 a mezzogiorno. Erano presenti Goering, Dönitz, Student e

Himmler.

Per quanto riguarda l’Italia, il Führer e io siamo d’accordo

sulla nostra valutazione della situazione. Il Führer sembra avere intenzione di inviarmi

presto. Come me, non crede nella sincerità degli italiani.

Ho detto che ritenevo fosse giunto il momento di avanzare richieste chiare all’Italia, al fine di fornire una base per una comune prosecuzione della guerra.

Gli italiani non avevano ancora fatto nulla per la difesa ed era ora che si facessero i preparativi. Il Führer ha detto che tutto ciò che gli italiani stavano facendo era cercare di guadagnare tempo, per uscire finalmente dalla guerra. Il probabile scopo dell’incontro Churchill-Roosevelt [la Conferenza di Quebec], soprattutto in considerazione del fatto che

gli italiani vi stavano ovviamente prendendo parte, era quello di persuadere gli italiani a tradire, nel qual caso gli Alleati avrebbero senza dubbio imposto condizioni più facili.

 

A questo punto va notato che fu il 15 agosto che l’Italia fece il suo primo approccio con gli Alleati in merito all’armistizio.

Una nota inviata da Roosevelt e Churchill a Stalin il 16 agosto 1943 inizia con le seguenti frasi: “L’ambasciatore britannico a Madrid [Sir Samuel Hoare] Il 15 agosto ci ha riferito che il generale Castellano, in rappresentanza di Badoglio, era arrivato con una lettera di presentazione del

Ministro britannico in Vaticano. Castellano dichiarò di avere l’autorizzazione di Badoglio a dichiarare la disponibilità dell’Italia ad arrendersi incondizionatamente, se avesse potuto unirsi agli Alleati. Questa sembra essere un’offerta confermata, avendo il Ministro britannico in Vaticano confermato che

Badoglio aveva dichiarato per iscritto di aver dato l’autorizzazione a

Castellano

Il 9 settembre 1943,

il giorno in cui le navi da sbarco di Eisenhower si diressero verso le spiagge di Salerno, la resa dell’Italia divenne nota in Germania.

Il diario di mio padre che copre questo periodo è purtroppo andato perduto nella

confusione degli anni del dopoguerra. Ma si può consultare altre fonti e

le sue lettere private per apprendere qualcosa di ciò che seguì.

Innanzitutto al generale Westphal, che nel suo libro, L’esercito tedesco in

Occidente, racconta della visita dell’ammiraglio de Courten, ministro della Marina italiano, al quartier generale del comandante in capo al sud il 7 settembre 1943:

“L’ammiraglio de Courten spiegò che, secondo tutti i segnali, uno

sbarco alleato sulla terraferma era imminente e che la Marina italiana

non voleva rimanere inattiva in porto mentre questa lotta vitale era

in corso. Non volevano essere vittime di un altro Scapa Flow.

Pertanto, le unità più pesanti della Marina avrebbero presto effettuato una sortita a sorpresa da La Spezia per doppiare il Capo Occidentale della Sicilia e cercare uno scontro con la flotta britannica, che si sarebbe concluso con la vittoria o

in fondo al mare. Questa mossa doveva rimanere segreta fino all’ultimo

minuto, e la squadra aerea di collegamento tedesca sarebbe stata quindi presa a bordo solo poco prima di salpare.

L’emozione con cui de Courten fece la sua dichiarazione, le sue lacrime e la sua invocazione del sangue tedesco che gli scorreva nelle vene da parte di madre, non mancarono di lasciare una profonda impressione. Né a Kesselring né a me venne il pensiero che questo era molto probabilmente tutto uno stratagemma per placare i sospetti tedeschi sull’imminente spedizione della flotta italiana verso l’internamento a Malta.”

L’8 settembre 1943, il generale Westphal fu invitato a una conferenza presso il quartier generale del generale Roatta a Monte Rotondo. Nel suo libro c’è il resoconto:

“Nel bel mezzo della conversazione giunse una telefonata tedesca da

Roma: era appena stata comunicata via radio la conclusione di un armistizio. Roatta disse che si trattava solo di un trucco del nemico.

La conversazione si concluse con la sua affermazione che in futuro

la nostra reciproca collaborazione sarebbe stata ancora più stretta di prima. Il nostro ritorno

attraverso la folla turbolenta e follemente felice di Roma ci dimostrò che

la capitolazione italiana era una realtà.

“La notte seguente”, continua Westphal, “Roatta mi mandò un messaggio telefonico dicendo che al momento della nostra conversazione non era

a conoscenza della resa italiana. Per la verità di questo, ha

giurato la sua parola d’onore.”

 

Nelle carte di Rommel c’è anche lo liberazione di Mussolini visto dai tedeschi.

 

6 agosto 1943

È improbabile che Mussolini

torni. Il partito era molto corrotto, a quanto pare, ed è stato spazzato via nel giro di poche ore. Ho sentito dire che Mussolini ha fallito in tutto verso la fine. In un certo senso, ci fa comodo, ovviamente,

avere un solo grande uomo a capo delle cose in Europa. • . .

Durante la conferenza serale, il Führer continuò a studiare le fotografie aeree di Ventotene, l’isola dove Mussolini è tenuto prigioniero. Trattenne Dönitz e Student per discutere della liberazione di Mussolini. Spero che questo incarico non mi venga affidato. Non ci vedo nulla di buono.

 

12 settembre 1943

 

Dopo la destituzione e l’arresto di Mussolini il 25 luglio, fu portato sull’isola di Ponza, che si trova vicino a Ventotene, nel Golfo di Gaeta, a ovest di Napoli. Ma dopo qualche giorno fu trasferito per una custodia più sicura all’isola della Maddalena, al largo della costa settentrionale della Sardegna. Proprio mentre Hitler stava pianificando un tentativo di salvataggio, si scoprì che Mussolini era stato riportato in Italia in aereo e sistemato in un albergo per sciatori altamente sorvegliato su un’alta vetta degli Abruzzi, un luogo raggiungibile solo con la funicolare. Tuttavia, un piccolo distaccamento di alianti al comando di Skorzeny atterrò audacemente sulla vetta durante la notte dell’8 settembre, convinse la guardia ad arrendersi e trasportò Mussolini a bordo di un piccolo aereo Storch.

Published by
Sergio Carli