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Pillole di salute, le vitamine non danno energia (da sole): ecco perché vanno assunte con criterio

Senti un calo di energia e la prima idea che ti viene in mente è di assumere vitamine? Non sei il solo. È un mito molto diffuso: “prendo le vitamine per ricaricarmi”. Peccato che, scientificamente parlando, non funzioni esattamente così.

Le vitamine non sono una fonte diretta di energia

Per chiarirlo una volta per tutte: le vitamine non contengono calorie, quindi non forniscono energia al nostro corpo nel senso stretto del termine. Ciò che davvero fornisce energia sono i macronutrienti: carboidrati, grassi e proteine. Le vitamine, invece, partecipano ai processi che trasformano questi nutrienti in energia, ma non producono energia da sole.

Un esempio pratico: la vitamina B1 (tiamina) è fondamentale per trasformare il glucosio in energia, ma senza glucosio, la vitamina non può svolgere il suo compito. È come avere la chiave senza la serratura.

Uno studio pubblicato sul Journal of the International Society of Sports Nutrition (2015) ha confermato che l’integrazione vitaminica in soggetti sani e ben nutriti non migliora le performance fisiche o i livelli di energia. In assenza di carenze specifiche, assumere vitamine non comporta benefici tangibili in termini di vitalità o resistenza.

Ma allora a cosa servono?

Le vitamine sono micronutrienti fondamentali per la salute: regolano centinaia di reazioni biochimiche nel corpo, supportano il sistema immunitario, aiutano nella formazione di globuli rossi e molto altro. La loro carenza può portare a sintomi anche gravi, ma questo non significa che assumerne di più equivalga a stare meglio.

Le vitamine del gruppo B, ad esempio, sono spesso associate alla “carica” mentale e fisica. Ma uno studio dell’Università di Oxford (2013) ha dimostrato che l’integrazione con B6, B9 e B12 nei soggetti sani non porta a miglioramenti significativi dell’umore o dell’energia, a meno che non ci siano carenze effettive.

Il rischio dell’eccesso: quando “di più” non significa “meglio”

In molti casi, il surplus di vitamine viene semplicemente eliminato con le urine (è il caso delle idrosolubili, come le vitamine C e B). Ma altre, come la vitamina A, D, E e K, essendo liposolubili, possono accumularsi nel fegato e nei tessuti. Un’assunzione eccessiva nel lungo periodo può risultare tossica e causare effetti collaterali anche seri: nausea, dolori muscolari, mal di testa, problemi renali e altro ancora.

Per questo, l’integrazione deve essere mirata, basata su analisi del sangue e raccomandazioni mediche, non su sensazioni soggettive di stanchezza.

La stanchezza si combatte a tavola (e non solo)

Se ti senti spesso stanco o affaticato, le vitamine non sono la bacchetta magica. Molto più efficace è prendersi cura di:

  • Alimentazione: varia, ricca di nutrienti, con pochi alimenti ultra-processati.

  • Sonno: almeno 7-8 ore per notte.

  • Movimento: anche una camminata quotidiana migliora i livelli energetici.

  • Idratazione: anche una lieve disidratazione può influenzare il tono generale.

  • Stress: un eccesso di cortisolo può alterare percezione ed equilibrio energetico.

Se tutto questo è a posto, e ti senti ancora scarico, è il caso di parlarne con il medico, prima di correre a comprare integratori.

Quando le vitamine servono davvero?

Ci sono situazioni in cui l’integrazione è giustificata:

  • In gravidanza (acido folico, ferro)

  • Negli anziani (vitamina D, B12)

  • Nei vegani/vegetariani (B12, ferro, omega-3)

  • Dopo interventi bariatrici o in caso di malassorbimento

  • In inverno, per supportare il sistema immunitario (vitamina D, C)

  • Dopo una malattia debilitante

Anche in questi casi, però, il “fai da te” è sconsigliato.

Consiglio del giorno: sentirsi stanchi non significa avere carenza di vitamine. Prima di prendere un integratore, fai un esame del sangue e chiedi consiglio a un professionista. La vera energia si costruisce con alimentazione, riposo e movimento, non con la farmacia.

Published by
Claudia Montanari